“Passata la sbornia degli incentivi alle imprese, la politica del governo in materia di lavoro rivela tutta la sua inadeguatezza. E in Umbria questo ritorno alla realtà è ancora più brusco, visto che a gennaio 2016 gli avviamenti di contratti a tempo indeterminato sprofondano di oltre il 52% rispetto al 2015, contro una media nazionale del 39,5%”. Giuliana Renelli, segretaria regionale della Cgil Umbria, commenta così i dati sugli avviamenti dell’Osservatorio sul Precariato dell’Inps. Dati che descrivono appunto per l’Umbria un crollo verticale delle attivazioni di contratti a tempo indeterminato: soltanto 968 nel primo mese dell’anno, contro le 2024 dello stesso periodo del 2015 (e contro i 1.270 di gennaio 2014, quando non c’era alcun incentivo per le assunzioni). Nel frattempo, le cessazioni di contratti a tempo indeterminato nel primo mese dell’anno sono state 1533.
“Purtroppo lo avevamo detto in lungo e in largo che gli 8000 euro di sgravi fiscali per chi assumeva con contratti a tempo indeterminato avrebbero drogato il mercato – continua Renelli – e ora la preoccupazione più grande è per cosa accadrà quando si esaurirà l’effetto dello sgravio per chi è stato assunto, visto che le nuove norme in materia di licenziamenti non tutelano più minimamente quei lavoratori”.
Ma accanto al crollo dei contratti a tempo indeterminato c’è un altro dato che preoccupa fortemente la Cgil: “I voucher continuano a crescere in maniera impressionante – spiega ancora Renelli – ne sono stati staccati oltre 157mila nella nostra regione in un solo mese, più del triplo rispetto al 2014, con un crescita molto più forte della media nazionale”.
“Questi dati non fanno altro che confermare le nostre convinzioni – prosegue Renelli – e cioè che la classe imprenditoriale di questa regione è molto attenta a passare alla cassa quando si può risparmiare un po’ sul costo del lavoro, ma molto meno interessata a investire stabilmente sulle professionalità e sulle competenze di lavoratrici e lavoratori. Inoltre, il nostro mercato si va sempre più configurando come una sorta supermarket, nel quale i lavoratori sono prodotti che possono essere presi a piacimento, con i voucher piuttosto che con i tirocini stile Garanzia Giovani, e poi rimessi sullo scaffale quando non servono più. Sarà il caso di prendere atto in fretta di questa situazione e cominciare a dare risposte credibili sul fronte degli investimenti, pubblici e privati, e dei diritti. Perché ormai speriamo sia chiaro a tutti che il lavoro non si crea per legge, ma la precarietà sì”.