Lavoro e dignità, progetto "Sfide2" per 80 soggetti in esecuzione penale esterna - Tuttoggi.info

Lavoro e dignità, progetto “Sfide2” per 80 soggetti in esecuzione penale esterna

Redazione

Lavoro e dignità, progetto “Sfide2” per 80 soggetti in esecuzione penale esterna

Un’opportunità in più per chi si trova nella delicata fase di passaggio tra mondo carcerario e società civile
Mar, 20/02/2018 - 18:23

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Una strategia locale, in favore dell’integrazione sociale e lavorativa di soggetti in esecuzione penale esterna, che chiama in causa non solo le dinamiche del lavoro, ma anche ambiti istituzionali diversi, elementi culturali ed ideologici.

Con il progetto “Sfide 2: una buona pratica di presa in carica multiprofessionale”, finanziato dalla Regione Umbria e realizzato dall’Associazione Temporanea di Impresa composta dalle cooperative sociali Frontiera Lavoro di Perugia, Cultura e Lavoro di Terni e Quadrifoglio di Orvieto, in collaborazione con gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna di Perugia e di Spoleto, è nata un’opportunità in più per chi si trova nella delicata fase di passaggio tra mondo carcerario e società civile.

Il progetto ha visto protagoniste ottanta persone in carico al servizio sociale del Ministero della Giustizia, che sono state impegnate attraverso un tirocinio formativo della durata di sei mesi presso aziende del territorio regionale. I partecipanti, dopo un percorso di orientamento al lavoro, finalizzato all’individuazione della meta lavorativa ideale per ciascuno di loro, sono stati inseriti in regime di tirocinio formativo extracurriculare all’interno di diverse attività produttive e commerciali dove poter sperimentare in maniera diretta le condizioni lavorative reali ed i ritmi di produzione di un’azienda. Tale esperienza è da ritenersi anche un momento molto importante per la crescita e la maturazione personale e per la conoscenza delle proprie capacità di relazione con il mondo esterno. Al termine del tirocinio 34 destinatari sono stati assunti con regolare contratto di lavoro dalle aziende ospitanti.

“Noi cerchiamo – afferma Luca Verdolini, coordinatore del progetto – di accompagnare le persone deboli, che da sole non hanno strumenti per realizzare i propri percorsi, a far sì che possano con successo trovare un’identità lavorativa e di conseguenza anche un maggiore benessere personale. Il cittadino in esecuzione penale esterna è portatore di una complessa situazione personale, determinata dalla inattività forzata, aggravata da problematiche quali la perdita del proprio ruolo nella società e nella propria famiglia, e la conseguente privazione dei più elementari punti di riferimento esterni. L’accesso a percorsi di inserimento socio-lavorativo risponde alla doppia finalità di ripristinare le condizioni di agio per la persona affidata, diminuendone il livello di pericolosità. Non sorprende che il tasso di recidiva dei detenuti che non hanno avuto accesso a percorsi di inserimento lavorativo sia del 27%, mentre scende al 2,8% fra i detenuti che hanno avviato tirocini guidati in contesti produttivi. Con il lavoro si aprono importanti opportunità di socializzazione e reinserimento, ma si apre anche un percorso individuale della scoperta di sé, della propria identità, e della relazione con l’altro”.

Il sostegno all’inclusione sociale e lavorativa, insieme all’adozione di modelli di vita socialmente accettabili, svolge un ruolo primario nel reinserimento sociale dei detenuti, diventando un elemento qualificante del loro cammino rieducativo oltre che un modo per ridurre possibili forme di reiterazione del reato. Persone che seguono percorsi del genere, infatti, difficilmente tornano a commettere illeciti”. Il percorso di orientamento al lavoro, strutturato in colloqui individuali con un operatore dell’equipe del progetto, ha l’obiettivo di aiutare la persona nella definizione delle proprie risorse e competenze, utilizzando specifici strumenti di analisi. Successivamente l’inserimento lavorativo in azienda è costantemente monitorato attraverso visite periodiche sul luogo di lavoro e colloqui di verifica con i tirocinanti .

“Il valore aggiunto di tale iniziativa rispetto ad analoghe esperienze attuate in passato – dichiara la Dr.ssa Maria Biondo dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Perugia – sta nell’importanza attribuita alla fase di orientamento e quindi agli aspetti di valorizzazione delle attitudini, competenze e aspettative dei partecipanti, determinante sia sotto il profilo della motivazione di questi ultimi che della scelta delle imprese ospitanti. Il progetto inoltre non è finalizzato solo alla realizzazione di valide esperienze formative: ha come obiettivo quello di creare concrete opportunità di lavoro e non a caso le imprese vengono selezionate anche in base all’effettivo fabbisogno di personale e alla significatività, essenziale al fine della spendibilità della professionalità acquisita, del settore produttivo nel quale risultano inserite”.


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