Nonostante la Cgil ci dica che a Terni sono andati persi circa 5mila posti di lavoro solo negli ultimi mesi, secondo uno studio condotto dall’Istat, prendendo come riferimento la prima parte dell’anno 2015 e in tutta l’area del ternano, i posti di lavoro sono aumentati del 3,9% rispetto all’anno precedente, con un totale complessivo di 88mila unità forza lavoro assunte. 12mila sono invece coloro che stanno cercando ancora una collocazione, dato aumentato del 16% rispetto al 2014, ma il numero più preoccupante è forse quello che riguarda le persone che non hanno un lavoro sono il 5,2% in meno rispetto all’anno precedente. Il dato è buono rispetto alla media nazionale, ma non in linea con i numeri della regione, dove si registra un tasso di occupazione superiore. Così come il tasso di disoccupazione è inferiore rispetto al dato nazionale, ma superiore a quello umbro.
Questi numeri vanno inseriti in un complesso mercato del lavoro come quello ternano, dove il conto delle imprese iscritte alla camera di commercio tende sempre a diminuire nei settori edili (il dato è comunque migliore rispetto alla media regionale e nazionale) e manifatturieri, mentre cresce in quelli dei servizi alle imprese e all’assistenza socio-sanitaria.
Segnali incoraggianti arrivano, sempre secondo lo studio, dalla crescita dell’occupazione e dalle erogazioni creditizie a favore delle famiglie, con una qualità del credito stabile e un numero di protesti sempre minore in relazione al valore alla consistenza e al valore. Anche sul fronte del turismo si registrano dati positivi, soprattutto nel comparto ‘stranieri’, sempre più di passaggio a Terni.
Al 2015, le imprese attive a Terni sono 18.969 con un trend negativo in fatto di guadagni per i settori professionistici e tecnico-scientifici, immobiliari, trasporti, e tutto il comparto del secondario. Salgono invece gli indici del settore comunicazioni, informazioni, noleggio. Buono anche il trend delle attività commerciali e della ristorazione.
A soffrire maggiormente, secondo lo studio Istat, sono le due sub macroaree del ternano, cioè l’orvietano e la zona Narni-Amelia, dove tutti i settori registrano un periodo di crisi, soprattutto quello industriale.
Se è vero che le registrazioni delle imprese alla camera di commercio sono state superiori alle cancellazioni, 863 contro 765, è da tenere sotto controllo il numero relativo ai fallimenti, bel 53 nel 2015, con un incremento pari al 165% rispetto al 2014. Il dato si ripercuote anche sulle importazioni, diminuite del 7,9%, e delle esportazioni che sono aumentate dell’1,6%. Il settore più in crisi è quello dei “metalli di base e prodotti in metallo”, in calo rispettivamente del 12,4% e del 10,7%, due terzi sul totale.
Aumentano invece le importazioni e le esportazioni nel settore tessile e abbigliamento, +29,1% e +15%, della chimica +45,1% e +17,9%, produzioni di gomma e materie plastiche, +55% e +94,8% e nel settore agricolo.
In tutta la provincia di Terni le persone assunte in aziende sono state 11.613, dato superiore al 6,8% rispetto al 2014, con un incremento più significativo per la componente femminile, +7% e per i lavoratori di nazionalità italiana, +8,5%. Aumenta anche il lavoro dipendente, +9,8%, mentre diminuisce il lavoro autonomo, -14,3%.
In netto aumento le assunzioni a tempo indeterminato, +82,1%, 593 in termini numerici, per effetto degli incentivi arrivati dal Governo a partire dal 1° gennaio 2015. Saldo positivo anche per il lavoro interinale, +11,2%, mentre diminuiscono i contratti di apprendistato, -17,4%, così come gli avviamenti al lavoro parasubordinato, -14,3%, cioè i lavori a progetto-collaborazione coordinata e continuativa, lavoro occasionale, associazione in partecipazione e contratto di agenzia.
I cittadini iscritti al Centro per l’impiego di Terni risultano essere 38.346, +11,3% rispetto all’anno precedente, dato nel quale i lavoratori stranieri hanno un peso maggiore rispetto agli italiani che sono per lo più adulti, over 40.
Esponenziale l’aumento del monte ore autorizzate alla cassa integrazione con 1,2 milioni e un incremento pari al 25,5% rispetto al 2014, dato che va contestualizzato con la politica centrale finalizzata agli interventi autorizzativi della cassa in deroga, ben +108,9%. le ore pagate sono 845mila, con una prevalenza della cassa in deroga e una flessione di quella ordinaria e straordinaria, -8,3% e 7,8%.