Lavori insalubri, si apre una speranza anche per gli impiegati del Ministero della Difesa che lavorano presso polverifici e stabilimenti militari in cui erano o sono presenti materiali pericolosi.
Ad aprire la strada è una recente sentenza della Sezione Giurisdizionale Regionale del Lazio della Corte dei Conti che ha accolto il ricorso di un impiegato di uno stabilimento militare della Marina, difeso dall’avvocato Maurizio Riommi su iniziativa della Cisl Funzione Pubblica.
Sentenza che, per fare un esempio, potrebbe ora interessare gli Stabilimenti militari di Baiano di Spoleto, Fontana Liri, Capua, etc.

L’avvocato Maurizio Riommi
Il nodo del contendere è sulla applicazione dell’articolo 25 del DPR 1092/73 che riconosce i benefici al “servizio prestato dagli operai addetti ai lavori insalubri o ai polverifici”.
Un beneficio riconosciuto non solo agli ‘operai’ impegnati nei reparti produttivi ma, per esempio, anche a quelli addetti alla vigilanza, in virtù del fatto che l’intera area è da considerarsi “attiva”, ovvero a rischio.
Solo una lettura restrittiva della norma ha finora negato gli stessi diritti agli impiegati, pur impegnati nella stessa ‘area’ e quindi a respirare le stesse polveri.
Ad avviare la vertenza legale è stata da tempo la Cisl che ha più volte cercato di sensibilizzare la Direzione generale del personale. Ma finora senza esito.
La Sentenza
Il Tribunale in composizione monocratica (a presiedere l’udienza il giudice Laura D’Ambrosio) ha invece riconosciuto che: “con riguardo all’area indicata è del tutto improbabile che l’esposizione a materiale tossico avvenisse solo per certe categorie professionali e non per le qualifiche impiegatizie che operavano nella stessa area anche se addette a mansioni di concetto”, condannando l’Amministrazione militare alle spese legali quantificate in 500 euro.
“Una sentenza giusta e oserei dire rivoluzionaria” commenta l’avvocato Maurizio Riommi del foro di Perugia “la Corte dei Conti ha ben inquadrato la situazione delle polveriere e del personale tutto che vi opera. Non posso quindi che esprimere una grande soddisfazione per questa sentenza che richiama l’amministrazione ad una precisa responsabilità”.
Verso l’appello
La Direzione Generale del Personale civile intanto ha proposto appello per l’annullamento, previa sospensiva, dell’esecuzione della sentenza ma la Sezione Giurisdizionale Centrale d’Appello della Corte dei Conti (Presidente Chiara Bersani con i Consiglieri Giuseppina Maio, Cristiana Rondoni, Giancarlo Astegiano, e Patrizia Ferrari) ha già respinto la sospensione dell’esecutività della Sentenza di primo grado.

Elisabetta Rico, segretaria regionale Cisl FP
“Attendiamo ovviamente che venga fissata l’udienza” continua l’avvocato Riommi “per il momento però la Corte ha evidenziato che non sussiste né il fumus, né il periculum di un probabile aumento esponenziale del contenzioso come invocato dalla Difesa. Peraltro, stando uno studio elaborato dalla Cisl questa vertenza potrebbe interessare un esiguo numero di impiegati che rischiano di essere ancora penalizzati nei loro diritti”.
La soddisfazione del sindacato
Proprio allo Stabilimento militare di Baiano la Cisl, con la Segretaria regionale della Funzione Pubblica Elisabetta Rico e il dirigente sindacale Giancarlo Antonini, hanno tenuto insieme a Riommi una assemblea dei lavoratori per illustrare le novità della vertenza e le prossime iniziative.
“E’ da molto tempo che ci battiamo su questo fronte” dicono Rico e Antonini “ma finora i tavoli tecnici con i dirigenti del Ministero non hanno portato quel riconoscimento che in uno stato di diritto ci sembra il minimo.
Tanto che nelle scorse settimane abbiamo richiesto un incontro al neo ministro Lorenzo Guerini per sensibilizzarlo sulla problematica che oggi, grazie a questi pronunciamenti, non può non essere affrontata o, peggio ancora, contrastata proprio da quella Pubblica amministrazione che dovrebbe tutelare i propri dipendenti.Attendiamo quindi fiduciosi la pronuncia della Sezione Giurisdizionale Centrale d’Appello”

Giancarlo Antonini dirigente Cisl
Il precedente
Un precedente peraltro c’è già e riguarda alcuni restauratori del Ministero dei Beni culturali che nel 2015 si sono visti riconoscere i benefici previdenziali derivanti dall’esposizione ai lavori insalubri.
Anche in questo caso l’amministrazione contestava la diversa qualifica da quella operaia, ma i giudici contabili (Sentenza 331/2015) hanno riconosciuto anche ai restauratori l’esposizione alle sostanze insalubri.
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