Lavoratori cooperative "Non siamo ladri" | Le opposizioni non ci stanno, il M5S in Procura - Tuttoggi.info

Lavoratori cooperative “Non siamo ladri” | Le opposizioni non ci stanno, il M5S in Procura

Luca Biribanti

Lavoratori cooperative “Non siamo ladri” | Le opposizioni non ci stanno, il M5S in Procura

Non si placa la bufera politica a Palazzo Spada dopo il consiglio comunale con il blitz dei lavoratori delle coop
Mer, 30/11/2016 - 17:01

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Durante il consiglio comunale di ieri, alcuni lavoratori appartenenti alle cooperative coinvolte nelle indagini di “Operazione Spada”, hanno improvvisato un blitz durante i lavori di Palazzo Spada con alcuni cartelli esposti nei confronti delle opposizioni con scritto “Ladri a chi?”. Secondo il Movimento 5 Stelle e il consigliere Enrico Melasecche, quello di ieri è stato un tentativo di utilizzare i lavoratori come “scudo umano” per ‘coprire’ e distogliere l’attenzione dalle indagini che vedono coinvolti, oltre che agli assessori Vittorio Piacenti D’Ubaldi e Stefano Bucari, anche alti dirigenti di alcune cooperative.

Secondo quanto sostenuto dai lavoratori in protesta pacifica, dagli scranni dell’opposizione sarebbero partiti appellativi quali “ladri” durante il consiglio comunale dello scorso 21 novembre all’indirizzo delle coop.
Sulla vicenda sono intervenuti sia i pentastellati, sia il consigliere Enrico Melasecche. Il M5S, tramite una nota, informa che si rivolgerà alla Procura per documentare con materiale audiovisivo l’infondatezza di quanto sostenuto dai lavoratori delle cooperative e che mai dai banchi dell’opposizione sono arrivate offese al loro indirizzo.

“Invitiamo caldamente il signor Sandro Corsi  – riferiscono i pentastellati  – a tranquillizzare i dipendenti della “sua” cooperativa a prescindere dal futuro che lo attende e dalle vicissitudini giudiziarie che lo vedono coinvolto in un inchiesta molto delicata. Le cooperative per natura giuridica, non sono proprietà dei singoli ma appartengono all’assemblea dei soci, il destino dei singoli non prefigura alcuna apocalisse per la totalità dei soci. Per quanto ci riguarda – prosegue la nota – consideriamo Actl e le altre aziende cooperative operanti nel nostro territorio, patrimonio della città, indipendentemente da chi le dirige.
Allo stesso tempo diffidiamo fermamente chiunque dall’attribuire al M5S affermazioni mai proferite, soprattutto quando sono lesive della dignità dei lavoratori. Ricordiamo che molti nostri simpatizzanti ed attivisti vengono dal mondo del privato sociale e ribadiamo la nostra stima incondizionata verso tutti i lavoratori, inclusi quelli che ci hanno contestato. 
Ciò nonostante – concludono i cinque stelle – riteniamo inopportuno che nel pieno delle indagini alcuni degli inquisiti si presentino in consiglio comunale a disturbare il normale svolgimento dell’assemblea, soprattutto, come nel caso della seduta del 29 Novembre, la votazione li ponga in condizione di conflitto d’interessi. Non vogliamo sostituirci alle forze dell’ordine ma ci sentiamo in obbligo dare notizia alla procura della repubblica in modo circostanziato allegando documentazione video e foto. Detto questo rimandiamo al mittente ogni tentativo di intimidazione rassicurando tutti che il nostro operato sarà sempre e comunque portato avanti con determinazione per costiero una Terni migliore e mai contro qualcuno”

Enrico Melasecche parla invece di “burattinai” che hanno manipolato ad arte la protesta dei lavoratori delle cooperative, riferendosi ai consiglieri di maggioranza che avrebbero cercato di intimidire le opposizioni strumentalizzando lo stato d’animo dei lavoratori dei lavoratori delle cooperative: “Ieri in consiglio comunale scena già vista. Quando la crisi economica che attanaglia il Comune, frutto di un quindicennio di sprechi, di perdite sistematiche delle partecipate, di fallimento di tutti i grandi progetti gestiti da una classe di incompetenti, giunge a momenti di verifica, coloro che hanno gonfiato, grazie alla politica, i propri fatturati in modo esponenziale, succhiando dal bilancio del Comune e delle sue partecipate fino all’ultimo euro possibile, mandano avanti i lavoratori, spesso “caporalizzati” e sottopagati, il vero proletariato dei nostri tempi, utilizzati coma massa di manovra per eleggere assessori e sindaci, forzare i bilanci ma spesso anche la legge. Abbiamo visto queste scene più volte – puntualizza Measecche –  quando le doverose gare di appalto minacciavano non certo i lavoratori garantiti dalla clausola sociale ma alcuni burattinai ormai gonfi di milioni di euro di utili ben mimetizzati nelle pieghe dei bilanci di alcune cooperative e società varie, facenti parte tutte della “Ditta” di dalemiana memoria. Abbiamo subito anche intimidazioni quando pretendevano il c.d. “Biglietto unico” non paghi di quanto già alcune cooperative percepiscono alla Cascata grazie al coraggio di chi rivoluzionò quei luoghi ed introdotto il pagamento del biglietto a vantaggio della intera città. Costoro sono coloro che fanno investimenti patrimoniali rilevanti, parcheggiano in Maserati a Palazzo Spada al posto del sindaco, pretendono appalti senza gara per gestire le scorie dell’AST, vogliono accaparrarsi la pubblica illuminazione togliendola all’ASM, utilizzata ormai, da molti, senza grandi scrupoli, come l’ennesima mucca da mungere.
Qualche facinoroso – continua Melasecche – di quelli che urlavano un po’ vigliaccamente da lontano dietro l’anonimato della folla, tirava poi per la giacca i lavoratori per impedir loro di parlare con il sottoscritto nel timore che le mie argomentazioni potessero convincerli. La verità è che questo regime è alla frutta e questa “guerra fra poveri”, fra i lavoratori maltrattati ed una intera città ridotta al dissesto, non giova né a questi lavoratori né alle loro famiglie, meno che meno ai loro figli. Violare il tempio della democrazia cittadina per intimidire chi aveva pieno diritto di parlare in libertà, a tutela anche dei 110.000 ternani non presenti in aula, mentre alcuni consiglieri del PD sghignazzavano è stato uno spettacolo deprimente ma di certo ha ottenuto l’effetto contrario di quello voluto. Ho invitato i lavoratori a tornare in consiglio a metà gennaio in cui si sarebbero meglio resi conto delle conseguenze, per loro e per tutti, obbligate dal piano di rientro relativo al predissesto. Vedremo allora chi urlerà e contro chi”.

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