Lo hanno scovato nell’appartamento di Pontevalleceppi dove si era rifugiato e da dove continuava a gestire il traffico di droga. Il carcere lo attendeva ma lui pluripregiudicato, destinatario di un provvedimento di esecuzione della carcerazione, a firma del Procuratore Reggente di Perugia Antonella Duchini, emesso lo scorso 24 novembre era svanito nel nulla.
Gazmend Hamiti, albanese del 1985, da tempo presente a Perugia e attivamente inserito nel mondo del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti, appena avuta la notizia della sua condanna e della prossima esecuzione della stessa, era convinto di poter sfuggire alla sua cattura, ma il suo tentativo non è andato a buon fine e la Polizia di Perugia, in particolare gli uomini della Squadra Mobile Sezione “Criminalità Organizzata”, diretti da Marco Chiacchiera e coordinati dall’Ispettore Capo Finzi che hanno passato al setaccio tutta la zona di Pontevalleceppi, ispezionato tutti i luoghi pubblici ed i locali da lui frequentati.
Gli agenti non si sono persi d’animo e, conoscendo il livello criminale del ricercato, hanno capito fin da subito che non aveva fatto rientro in Albania. Grazie ad una attenta e precisa ricostruzione investigativa, nel pomeriggio di ieri mercoledì 3 dicembre, gli investigatori della Mobile hanno circondato un altro appartamento, sempre in zona Pontevalleceppi, dove ritenevano che la “Primula Rossa” potesse nascondersi, e così è stato.
E’ scattato il blitz, ed all’interno dell’abitazione è stato sorpreso il giovane albanese il quale, evidentemente ben consapevole della sorte che lo attendeva, ha invece cercato di dissimulare la sua volontà di nascondersi: è stato invece chiarissimo agli agenti comprendere come lo stesso non solo si fosse “barricato” in questa casa, dandosi alla latitanza, ma addirittura come continuava, forse ancor più indisturbato di prima, a gestire i suoi traffici illeciti, gli stessi per il quale era stato condannato.
Ben nascosti in uno dei mobili dell’appartamento, infatti, c’erano dosi di sostanza bianca in polvere, poi rivelatasi “cocaina”, e tutto il materiale e la strumentazione per il confezionamento e per la successiva vendita al dettaglio: bilancino di precisione, ritagli circolari di “cellophane” per le dosi singole, e persino un tubo metallico cilindrico per l’assaggio.
L’albanese non è stato tratto in arresto in flagranza di reato, ma denunciato all’Autorità Giudiziaria, che comunque ne terrà conto in futuro, dato che il catturato, in ordine al provvedimento notificatogli ieri dalla Polizia, dovrà scontare 3 anni e mezzo di carcere, o meglio è stato condannato a 4 anni di reclusione, dei quali 6 mesi già “presofferti” in custodia cautelare.
L’albanese, da anni in Italia, già nel lontano febbraio 2002 fu destinatario di un provvedimento di espulsione del Prefetto di Perugia, tuttavia nel 2004 si mise in regola con il soggiorno, con un normale permesso di soggiorno per lavoro subordinato, ma da quel momento è iniziato il suo percorso criminale. Nell’aprile 2010 viene trovato, a Città di Castello, in possesso di ben 2,250 chili di “cocaina” occultata nella propria autovettura: arrestato, è stato sottoposto alla misura cautelare più rigorosa, quella del carcere; scarcerato, ed ottenuta una misura più mite (l’obbligo di dimora), nell’ottobre del medesimo anno è stato denunciato per la violazione dello stesso. Lo scorso febbraio 2014, inoltre, è stato fermato dalla Polizia Stradale di Perugia a Ponte San Giovanni, alle 4 del mattino, alla guida di un’autovettura non di sua proprietà e completamente ubriaco, con un tasso alcolemico superiore 3 volte al massimo consentito.
Il catturato, dopo la notifica del provvedimento che lo terrà in carcere nei prossimi 3 anni e mezzo, è stato accompagnato a Capanne.