Non si esauriscono i controlli ai laboratori tessili gestiti da cinesi a Città di Castello e nelle zone limitrofe. Ieri per l’intera giornata personale del Commissariato di Città di Castello, coadiuvato da altro personale specializzato appartenente al “Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Territoriale del Lavoro di Perugia –Servizio Ispezioni del Lavoro” finalizzata alla prevenzione e repressione dell’immigrazione clandestina e/o irregolare, emersione del lavoro nero e sicurezza e condizioni sui luoghi di lavoro, ha proceduto al controllo di 4 laboratori di confezionamento, individuati ed situati nelle zone di Citerna-Pistrino e Trestina.
Dei quattro laboratori, uno è risultato irregolare, avendo su quattro lavoratori, due operai a “nero” non assunti. Per tale motivo è scattata la procedura diretta alla sospensione dell’attività lavorativa, sino a quando non verranno regolarizzate le posizioni retributive, di assunzione e relative sanzioni. L’attività tessile a seguito del provvedimento emesso potrà riprendere solamente dopo che sarà stata pagata la sanzione di 1500 euro euro per ogni lavoratore a nero). Inoltre, aspetto assolutamente non trascurabile ed altrettanto prioritario, sono state inoltrate le richieste per le verifiche tecniche da parte dei Comuni e di altri enti preposti, all’idoneità lavorativa degli ambienti di lavoro; infatti, nella quasi totalità dei casi i laboratori ospitano anche primitive ed improbabili stanze –abitazioni, dove gli operai vivono in quei pochi momenti liberi. La pseudo organizzazione lavorativa di fatto, così come strutturata e gestita, crea danni incalcolabili nei confronti degli imprenditori italiani che fanno del rispetto delle regole, fiscali, di commercio e per la vita umana, il loro obiettivo principale. Il regime di concorrenza sleale, perché come tale deve essere identificato, favorisce in maniera abnorme soggetti senza scrupoli e motivati dal solo intento di speculare su ogni attività commerciale e produttiva.