Alex conteso, Katalin che mostra la chat con la quale il padre aveva chiesto il test di paternità | Fino ai commenti sulla donna ora in carcere a Perugia
La lite per l’affidamento del figlio. Le foto del bambino agonizzante. I commenti sulla mamma che si trova in carcere con la pesante accusa di aver ucciso il figlio. E addirittura verso l’avvocato d’ufficio chiamato a difenderla. La breve vita e l’atroce morte di Alex, al tempo dei social.
Le chat della lite diventate di dominio pubblico
Sul profilo Facebook di Norbert Juhasz, il papà del piccolo ucciso a Po’ Bandino, ci sono ancora “i segni” della lite giudiziaria con la mamma del bambino, Katalin Bradacs. La foto del piccolo ancora nella culla dell’ospedale, quelle del primo bagnetto e del biberon che il padre porge al piccolo quando ha pochi giorni di vita (è il maggio del 2019): tra i tanti commenti di congratulazioni, compaiono poi anche quelli di Katalin, che accusa il papà del bimbo conteso. Posta una chat con un’amica nei giorni in cui sta decidendo se tenere il bambino. E poi quella con Norbert, dove lui le dice che vuole fare il test per accertare la paternità del piccolo.
Momenti estremamente intimi che invece vengono mostrati a tutti i conoscenti, attraverso i social. Così come diventa di pubblico dominio la lite dei due per avere il figlio.
Sotto la foto postata da Norbert che lo ritrae con in braccio il bambino, Katalin commenta con rabbia: “Come si chiama un uomo che concepisce con una donna da cui non vuole avere un figlio?“.
Regali che non saranno più scartati
Lo scorso gennaio Norbert aveva postato la foto di un albero di Natale con i regali ancora da scartare. “Spero che ad un certo punto potremo recuperare il Natale, figlio mio” scrive il papà per quella festività passata senza il suo Alex.
Dopo la tragedia, una conoscente scrive, sotto quel post: “Non più… perché in questa battaglia non ci sono vincitori… solo perdenti“.
La foto dell’orrore inviata a Budapest
Cellulare e comunicazioni digitali portano a conoscenza, in Ungheria, della tragedia che si è consumata in Italia. Katalin invia a più persone le foto del bambino insanguinato, probabilmente già senza vita. E’ in questo modo che Norbert viene a sapere che suo figlio è in pericolo, forse è già morto. A mostrargli la terribile foto è l’altro figlio di Katalin, maggiorenne, a cui la madre l’ha inviata. L’orrore che con un click arriva da Po’ Bandino a Budapest, lontana oltre mille chilometri.
Quella foto, in Ungheria, viene anche mostrata. Ai telegiornali, schermata e in bianco e nero. Ma su Youtube compare anche nella sua drammatici, con tutti i suoi macabri particolari. Solo una fascetta a coprire gli occhi del bimbo.
Il dibattito sulla bacheca Facebook di Katalin
Quando Katalin è ormai in carcere, con l’accusa di aver ucciso il figlio, iniziano i commenti sul suo profilo Facebook. Sotto la foto del profilo aggiornata solo qualche giorno pria, il 20 settembre. Dapprima conoscenti che si dicono increduli. Persone che ricordano che la 44enne era stata in cura psichiatrica. Gente che critica la lentezza delle autorità per una tragedia che forse poteva essere evitata.
Burocrazia e sottovalutazione:
“Alex poteva essere salvato”
E poi i commenti su Norbert e Kataline e quel loro rapporto che ha avuto come epilogo la morte del piccolo Alex. Fino a quelli con i quali si augura a Katalin di subire tormenti nelle carceri italiane, confidando che siano più dure di quelle ungheresi. Un dibattito surreale sul profilo Facebook di una donna che si trova in carcere in fase di indagine, sia pure sospettata di aver compiuto un omicidio atroce.
Gli attacchi all’avvocato Renzoni
Ma oltre alla donna, nel mirino con alcuni commenti social è finito anche l’avvocato Enrico Renzoni, del foro di Perugia. Avvocato di ufficio, che era di turno quando la donna è stata arrestata. E che è intervenuto, secondo quanto previsto dall’ordinamento italiano per garantire a tutti una tutela legale già in fase di indagine. L’avvocato Renzoni, insomma, sta facendo soltanto il suo lavoro, come previsto dalla Costituzione. Eppure è stato pesantemente attaccato sui social. Tanto che il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Perugia è dovuto intervenire con una nota, a firma del presidente Stefano Tentori Montalto, per difenderne l’operato.
Martedì Norbert Jahsz sarà a Perugia, in Procura, per essere sentito dai magistrati che indagano sulla morte del figlio. Per mettere qualche altro punto fermo su questa tragedia.