Ci sono i cuori spezzati postati sui social, sopra i colori giallo e blu, quelli della bandiera ucraina. Le storie di chi pensa di rientrare in patria, per difenderla dall’attacco russo. Chi, invece, sta provando a far arrivare in Italia, al sicuro, i familiari rimasti.
Sono ore di ansia anche per gli ucraini che vivono stabilmente in Umbria. Sono 4.654 secondo l’ultimo Rapporto pubblicato dall’Anci. E rappresentano la quarta comunità straniera più numerosa, dopo quella romena, albanese e marocchina. Pochi gli ucraini russofoni, ci dicono, tra quelli arrivati in Italia. Alcuni provengono dalla Crimea, già occupata dalle truppe russe.
“Sapevamo da settimane che l’attacco prima o poi sarebbe arrivato, visto quanto ci dicevano le nostre famiglie” rivela una di loro, da qualche anno residente stabilmente in Umbria. “E’ accaduto lo stesso con la Crimea…” ricorda.
Molte cittadine ucraine sono donne arrivate in Umbria per lavorare come badanti e inviare soldi alle famiglie rimaste in patria. Ora temono per la loro sorte.
Stanno ricevendo la solidarietà di tante persone. Alcune si riuniscono in preghiera con la propria comunità religiosa. Lo stesso stanno facendo i cattolici, attraverso vari gruppi di preghiera.
Prima di tutto viene il timore per le perdite umane e le sofferenze che questa guerra, se non sarà presto fermata, potrà ancora infliggere ad una popolazione già martoriata dai conflitti nel corso della storia.
Poi, però, ci sono anche i timori per le conseguenze economiche di una guerra che rischia di mettere in discussione la ripresa economica, dopo due anni di pandemia. Le bollette energetiche, che eventuali limitazioni nelle forniture di gas dalla Russia rischiano di far lievitare ancora. I prezzi della pasta e di altri prodotti a base di grano, di cui l’Ucraina è tra i principali produttori.
L’Umbria importa dall’Europa centro-orientale extra Ue beni per oltre 140mila milioni di euro. Soprattutto prodotti alimentari, metalli e materie prime.
L’export verso quell’area geografica vale in un anno per l’Umbria circa 180 milioni di euro. Le esportazioni verso la Federazione russa (come rileva il Monitor della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo) per i tre distretti umbri della Moda, del Mobile e dell’Olio aveva fatto registrare da gennaio a settembre del 2021 del 30,5% rispetto al periodo pre pandemia. Un’accelerazione seconda solo al mercato spagnolo e a quello cinese, nettamente inferiori in termini di valore assoluto.
In 9 mesi il mercato russo ha portato ai tre distretti umbri 50,9 milioni di euro. Un balzo trainato dalle esportazioni di maglieria e abbigliamento del Perugino: 12 milioni di euro in più, tra gennaio e settembre 2021, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un anno, il 2020, che pur segnato maggiormente dalla pandemia e dal lockdown, ha visto registrare per i tre distretti umbri esportazioni verso la Federazione russa per 67,1 mln di euro. E il settore della moda è uno di quelli più a rischio.
Ma la Russia resta un importante mercato di sbocco anche per l’olio umbro (7 milioni di euro di esportazioni in 9 mesi) e per il Mobile dell’Alta Valle del Tevere (2 milioni di euro nello stesso periodo).
Cifre a cui si devono aggiungere le esportazioni di prodotti in altri settori, come il vino ed altri generi alimentari, l’elettromedicale, macchinari. Cioè un’altra quota che va a comporre quei 190 milioni di euro di esportazioni verso la zona centro-orientale del continente extra Ue. Esportazioni per un valore che, per la sola Russia, si stima in circa 90 milioni di euro. Che ora sono messe a rischio dal conflitto e dalle sanzioni economiche che saranno comminate dall’Ue.
(Video Euronews)