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Guerra in Ucraina, preghiere religiose e laiche

Guerra in Ucraina, dall’Umbria preghiere religiose e laiche. Mentre gli oltre 4500 cittadini ucraini che vivono in Umbria sono in apprensione per le sorti dei loro cari rimasti nelle città attaccate dall’esercito russo, arrivano da più parti gli appelli per far tacere le armi.


La guerra vista dall’Umbria:
l’ansia dei quasi 5mila ucraini
e i 90 mln di export in ballo


Le preghiere religiose

La comunità religiosa ucraina e quella cattolica si sono ritirate in preghiera. In numerose parrocchie sono state organizzate veglie di preghiera per chiedere la pace.

… e quelle laiche

Unanime la condanna alla guerra da parte dei gruppi consiliari regionali umbri. “Non possiamo accettare che la parola guerra – scrivono in una nota congiunta i capigruppo Simona Meloni (Pd), Eleonora Pace (FdI), Thomas De
Luca (M5S), Stefano Pastorelli (Lega), Paola Agabiti (Tesei presidente),
Andrea Fora (Patto civico), Roberto Morroni (FI) e Vincenzo Bianconi (Misto) – torni ad echeggiare in Europa, riportando d’attualità situazioni tragiche, conflitti e devastazioni che pensavamo di aver accantonato per sempre, relegandole ai periodi bui del confronto diplomatico sostituito dallo scontro armato. L’Unione europea, ogni singolo Stato e ogni Regione devono fare tutto quanto possibile per porre fine fin da subito ad una aggressione militare che finirà, come sempre accade, per provocare morti civili, lutti e sofferenze in popolazioni innocenti, che non meritano di tornare a sentire tuonare i cannoni”.

Le forze politiche umbre chiedono che le controversie internazionali vengano risolte dalla diplomazia e non con le armi. “L’Umbria, terra del messaggio di pace lanciato da San Francesco e Aldo Capitini – concludono – deve levare la propria voce contro questo assurdo conflitto, senza divisioni o distinguo”.

La capogruppo del Pd Simona Meloni ha poi chiesto la convocazione
straordinaria dell’Assemblea legislativa sul conflitto russo – ucraino.

Le iniziative ad Assisi

Ad Assisi, città di San Francesco e Santa Chiara, mobilitazione per la pace delle istituzioni civili e religiose. Nelle sedi comunali esposta la bandiera della pace: un segno per tutti, cittadini, pellegrini e turisti.

L’Amministrazione Comunale chiederà alle scuole di portare, il 2 marzo, scolari e studenti a sostare in silenzio nella piazza del Comune anche per pochi minuti per riflettere sul valore centrale della pace. Nello stesso tempo l’Amministrazione chiede alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi di tutte le scuole di Assisi di preparare messaggi, tantissimi messaggi, nella forma del disegno o delle parole più semplici che il Comune farà arrivare ai presidenti di Ucraina e Russia oltre al Segretario delle Nazioni Unite: un appello di pace che giunga dai più piccoli e che tocchi i cuori di chi ha nelle proprie mani le sorti del mondo.

Un appello congiunto per la pace dalla città Serafica è stato lanciato dal sindaco Stefania Proietti, dall’arcivescovo mons. Domenico Sorrentino, dai frati Marco Moroni e Francesco Piloni, rispettivamente custode della Basilica Papale e del Sacro Convento e Ministro Provinciale Umbria, don Tonio Dell’Olio presidente Commissione Spirito di Assisi, fra Matteo Siro Ministro della Provincia dei Frati minori Cappuccini Centro Italia e da frate Paolo Benanti Ministro della Provincia d’Italia del Terz’Ordine Regolare di San Francesco.

Marcia della Pace: “Negoziate!”

“Negoziate! Negoziate! Negoziate!” è l’accorato appello della Marcia della Pace Perugia-Assisi. Che chiede di uscire dalla logica delle sanzioni e delle risposte colpo su colpo. Facendo proprio l’appello di Papa Francesco a tutti, credenti e non credenti, alla Giornata di digiuno per la pace del prossimo 2 marzo.

Bassetti e l’incontro di Firenze

Il conflitto in Ucraina al centro anche di “Mediterranea, frontiera di pace 2”, in corso di svolgimento a Firenze. Evento promosso dalla Cei e fortemente voluto dal suo presidente, il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, a cui partecipano oltre 120 delegati tra vescovi e sindaci di 30 Paesi dell’area del Mediterraneo.