Singolare storia di un dipendente della sanità che subisce un provvedimento disciplinare per un processo penale mai celebrato e quando non è più in servizio
La Usl lo sospende per 2 mesi, ma lui è in pensione ormai da 2 anni. Singolare caso quello quello di un ex dipendente dalla sanità regionale.
Una storia che inizia nel 2006, quando il dipendente pubblico viene sottoposto ad una indagine da parte della Procura della Repubblica di Spoleto.
La sua Azienda sanitaria, all’epoca la n. 3, vista l’indagine, inizia e sospende immediatamente il procedimento disciplinare, in attesa della definizione del procedimento penale.
Passano gli anni, il nostro dipendente continua a lavorare tranquillamente al proprio posto di lavoro mentre le Usl si accorpano; la Usl n. 3 e la Usl n. 4 diventano Usl n. 2 e del procedimento disciplinare si perdono le tracce.
Nel marzo 2016 il procedimento penale si prescrive, senza essere mai arrivato in Tribunale. L’anno dopo il dipendente va in pensione, senza che nessuno gli contesti alcunché.
A questo punto il dipendente, ormai pensionato, chiede che la Usl archivi anche il procedimento disciplinare, vista la decisione della giustizia penale e, soprattutto, in conseguenza del suo pensionamento. Forte è la sua sorpresa quando si vede recapitare un provvedimento disciplinare che lo sospende dal servizio per due mesi.
Lui non comprende, chiama, scrive: “Come posso essere sospeso dal servizio se sono in pensione da oltre due anni?” si domanda e domanda alla Usl .
Ma la burocrazia è più forte di tutto e di tutti, senza mai ricevere una risposta scritta alla varie lettere dalle stanze di Via Bramante si sente rispondere “noi abbiamo ragione”. E, questo, costringerà l’ex dipendente della sanità a ricorrere al Tribunale.
Se, come sembra molto probabile, vincerà la causa, tra qualche anno, la Usl pagherà le spese legali proprie e quelle del dipendente. Tanto sono soldi della comunità.