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Kung fu Panda, “volevano vietare anche film su giornata Memoria”

Novanta bambini che non vanno a vedere Kung Fu Panda 3 perchè i genitori di alcuni compagni di classe ritengono che sia un cartone animato pro gender. La storia fa il giro dell’Umbria e poi d’Italia e poi chissà, forse se ne parlerà ancora. Ma più interessante è capire le dinamiche.

Siamo in una scuola per l’infanzia statale del quartiere Ponte d’Oddi Montegrillo e l’episodio che ha visto discriminare i cicciotti orsetti dei cartoon non è nemmeno il primo. Scopriamo così che il 27 gennaio scorso (racconta un genitore) giorno della Memoria, alcune classi della scuola primaria di Montegrillo sarebbero dovute andare al cinema Melies (via della Viola) a vedere un film. Film scelto e concordato dalle insegnanti e dalle educatrici della scuola proprio per il giorno della memoria. Ma all’ultimo momento sarebbe partito un tam tam sul gruppo whatsapp dei genitori di una delle classi. Il racconto prosegue perchè alcuni genitori, pur non avendo visto il film, il giorno prima della proiezione avrebbero cercato di impedire che i bambini vedessero il film perché non lo ritenevano adeguato. Obiettivo fallito in quel caso perchè i ragazzini sarebbero poi riusciti ad andare al cinema. Prima Montegrillo quindi poi Ponte d’Oddi (stesso circolo didattico).

Kung Fu Panda, scuola di Perugia annulla gita | I genitori, film ” pro gender”

“Il tema gender così come è stato discusso nel nostro paese, è una truffa culturale. Non esiste un tema gender nella scuola e nel dibattito educativo”, così il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini ha commentato da Perugia la vicenda. “Esiste una sensibilità alle pari opportunità e alla lotta alle discriminazioni – ha sottolineato Giannini – che noi stiamo, credo con convinzione e come dovere culturale, cercando di portare avanti”.

Penso che il ministero dell’Istruzione da una parte e l’Ufficio regionale scolastico dall’altra debbano prendere una posizione chiara – spiega il garante per l’infanzia dell’Umbria Maria Pia Serlupini  a GayPost.it – non solo sul caso specifico, ma sulla scuola pubblica in generale. Il rischio è che ci ritroviamo alla mercè oggi di chi agita questa fantomatica teoria gender, ma domani potrebbe succedere con qualche teoria razzista. Che significa rispettare la sensibilità dei genitori? Che qualsiasi genitore a cui venga in mente un’idea simile può dettare legge su un’intera scuola? Immagino che quest’attività, per quanto ludica, rientrasse in un piano formativo deciso dalle maestre e dalla scuola. La libertà di insegnamento, va precisato, si basa su una formazione professionale precisa del personale scolastico che non può essere messa in discussione in questo modo”.

Leggiamo invece oggi sul Nuovo Corriere Nazionale, a firma di Francesca Marruco l’intervista alla dirigente scolastica, Roberta Bertellini che spiega la sua decisione di far annullare l’uscita al cinema per vedere Kung Fu Panda. Il tutto come detto, è nato dalle posizioni di alcuni genitori e vista la malaparata le insegnanti avrebbero anche cercato di cambiare pellicola, ma niente da fare, ormai era troppo tardi. “Quando le maestre della scuola mi hanno telefonato – nell’intervista di oggi sul Ncn – il guaio era già successo e loro non sapevano come venirne fuori per non privare i bambini dell’uscita. Ma io ho spiegato loro che era impossibile che non finisse in quel modo, perché se non c’è l’unanimità dell’adesione degli alunni per le attività extrascolastiche a pagamento, semplicemente non si possono fare“. La preside conclude poi spiegando che tutto si poteva risolvere anche con la scelta di quei genitori contrari, a tenersi il bambino a casa per un giorno. Per non negare magari una gita agli altri 89.

Il buio “di certe chat di whatsapp” genera mostri.

Perugia, dopo caso “Kung fu panda” lo striscione anti Cirinnà