Chiuse le indagini sulla morte del piccolo Alex, ucciso a coltellate dalla madre a Po' Bandino un anno fa: contestata l'aggravante
Per gli inquirenti che indagano sulla morte del piccolo Alex Juhasz, ucciso a Po’ Bandino il 1°ottobre del 2021, la madre, la 45enne ungherese Erzsebet Katalin Bradacs, aveva premeditato l’assassinio del figlio. La donna si era presentata in un vicino supermercato con in braccio il figlio completamente ricoperto di sangue, chiedendo aiuto.
Le indagini avevano subito portato al terreno di una vecchia cabina elettrica abbandonata, dove il piccolo aveva trascorso i suoi ultimi momenti di vita insieme alla madre. Che, forse per vendicarsi del padre del piccolo, da cui era separata, le aveva inviato una raccapricciante fotografia del bambino ricoperto di sangue.
La donna, arrestata poco dopo l’omicidio alla luce dei gravi indizi di colpevolezza, è sempre rimasta in carcere. Cambiando più volte versione su quanto accaduto nei pressi di quella cabina abbandonata. Fino alla confessione. Per la difesa, quando ha accoltellato suo figlio la donna non era in grado di intendere e di volere. Due le perizie psichiatriche a cui la donna è stata sottoposta. Proprio sulla base dei risultati dell’ultima visita, la Procura di Perugia, a conclusione delle indagini, contesta a Erzsebet Katalin Bradacs l’omicidio volontario del bambino, con l’aggravante della premeditazione.
“Non si può chiamare madre, spero sconti una degna punizione in Italia”, le parole del padre del piccolo Alex, Norbert Juhász, da noi intervistato pochi giorni dopo l’omicidio. Raccontando il tormentato rapporto con Katalin, che ha portato alla morte atroce di un bimbo di soli 2 anni.
“Non si può chiamare madre”:
intervista al padre del piccolo Alex
Norbert, che nei mesi scorsi è stato ascoltato dagli inquirenti a Perugia, confida che l’Italia faccia giustizia per suo figlio Alex.