La prima volta che ha stretto la cintura intorno alla vita è stato 6 mesi fa. Una scommessa, forse il desiderio di una nuova sfida o la voglia di mettersi in discussione. In 180 giorni quel gesto è diventato sempre più frequente, quasi un rituale, fino a domenica scorsa quando si è aggiudicato il Campionato Italiano Fispic.
È la storia di Michele Milli, ragazzo non vedente arrivato al judo a 30 anni suonati ma con lo stesso entusiasmo di un bambino che il 25 dicembre apre i regali. Così quello che doveva essere solo un passatempo è diventato una passione travolgente che l’ha portato sulla vetta d’Italia. Domenica a Napoli, dopo 4 avvincenti incontri, Michele ha conquistato il titolo di Campione italiano Fispic nella categoria degli 81kg. aggiudicandosi tutti i match prima del limite per ippon (k.o) e dimostrando una supremazia fisica impressionante.
“Era alla sua seconda gara – spiega il tecnico del Kdk Fratta, Mirco Diarena – ma non avevo dubbi che avrebbe ben figurato. Alla prima gara (un torneo nazionale con i normodotati) è arrivato secondo, domenica ha scalato ancora un gradino dimostrando grande carattere”.
Una bella favola quindi per lo sport umbertidese? “No, o meglio non ancora – ha risposto seccamente il tecnico – perché manca il lieto fine visto che proprio nell’ultimo incontro Michele si è infortunato seriamente al ginocchio destro. Una brutta tegola che lo potrebbe tenere lontano dal tatami per almeno 6 mesi, il che vuol dire non poter rispondere alla convocazione della Nazionale per i Mondiali di ottobre. Per fortuna questi ragionamenti non valgono per Milli. Venerdì sarà di nuovo sul tappeto ad allenare le parti del corpo che non compromettono la guarigione. Michele è nato per combattere e il mio compito è di aiutarlo a tornare al 100%. Non fa niente se salteremo le gare internazionali del 2018 a noi interessa solo una cosa: le Paralimpiadi del 2020 e faremo in modo di arrivarci pronti e in perfetta efficienza fisica”.
“Michele – conclude Diarena – non sa cosa vuol dire arrendersi. Ha perso la vista in un incidente e poco dopo si è laureato come fisioterapista, si è rotto il crociato e mi ha chiesto come poteva fare per continuare ad allenarsi. È difficile mettere ko uno così, è un bell’esempio per i ragazzini più piccoli del mio club e rappresenta l’atleta ideale per un allenatore. Quindi adesso non rimane che leccarsi le ferite e continuare ad andare avanti sognando qualcosa di ancora più straordinario di quello che ha saputo conquistare”.