È “un’economia in bilico” quella umbra secondo l’ultimo studio dell’Ires Cgil, presentato questa mattina a Perugia nella sede della Cgil regionale. Dopo un anno di leggera ripresa, soprattutto da una punto di vista occupazionale, i primi mesi del 2016 sembrano infatti delineare un rallentamento, anche piuttosto marcato, delle dinamiche positive, mentre si evidenziano alcune importanti criticità.
“Le previsioni per il contesto internazionale non sono buone – ha detto nella sua presentazione Marco Batazzi, dell’Ires Cgil Toscana, che continua la sua collaborazione con l’Umbria – e naturalmente anche questa regione, come tutta l’Italia, risente di questo quadro complessivo”. Entrando nel dettaglio Batazzi ha evidenziato la “forte incertezza” che caratterizza la fase economica per l’Umbria: “sebbene si resti su valori ancora positivi – ha spiegato – è evidente il rallentamento dell’occupazione (+1% occupati nel primo trimestre), così come quello dell’export (+5,4%), sul quale pesa anche l’incognita Brexit, mentre si può parlare di un vero e proprio crollo delle assunzioni, in particolare quelle a tempo indeterminato”. Questo è forse l’aspetto più preoccupante sul quale ha posto l’accento anche il segretario generale della Cgil dell’Umbria, Vincenzo Sgalla: “la nostra regione – hanno spiegato – è quella in cui il calo delle assunzioni a tempo indeterminato nel 2016 è più accentuato. Non solo arretriamo di quasi il 50% rispetto al dato ‘dopato’ dagli incentivi nel 2015, ma torniamo indietro anche rispetto al 2014, quando gli incentivi non c’erano”. Una chiara dimostrazione – secondo la Cgil – di come il jobs act e le politiche del governo in materia di occupazione si dimostrino “inefficaci”, ma anche del fatto che gli imprenditori umbri “evidenzino una buona dose di opportunismo e una scarsa lungimiranza, unita alla mancanza di volontà di investire davvero sul lavoro”.
Per quanto riguarda gli altri indicatori, i disoccupati (40.468), anche se in netto calo, restano su livelli molto alti (10,2%) rispetto a quelli fisiologici, e, sommati a cassaintegrati (in aumento, soprattutto la cig straordinaria) e inattivi, vanno ad alimentare quell’area del “disagio occupazionale” che in Umbria coinvolge ancora circa 80mila persone, una cifra doppia rispetto alla situazione precrisi.
Altro campanello d’allarme, secondo l’Ires e la Cgil, è il boom dei voucher, la cui ascesa non si arresta. “Siamo già oltre 1,2 milioni di buoni staccati – ha osservato Mario Bravi, responsabile dell’Ires Umbria – e sicuramente supereremo abbondantemente i 2 milioni di voucher nel 2016, un dato che preoccupa fortemente la Cgil che, come noto, chiede l’abolizione di questa forma di lavoro, anche attraverso un referendum abrogativo”.
Infine, c’è il dato sui consumi, che tornano in negativo, con il commercio al dettaglio che fa registrare un -2,6% nel primo trimestre 2016. Insomma, accanto ad alcuni dati di tenuta, si evidenziano molti segnali di arretramento (peraltro confermati anche dai più recenti studi di carattere nazionale), che rendono, secondo la Cgil, sempre più necessario “un intervento di rilancio dell’economia e dell’occupazione, soprattutto giovanile, attraverso investimenti pubblici e privati, l’unico verso strumento in grado di creare lavoro”.