Denunciare, sempre, ogni tipo di violenza subita; non avere paura, non sentirsi in colpa per cose per le quali a sentirsi in colpa dovrebbero essere altri. È questo l’appello che lancia Alessandra (nome di fantasia), giovane spoletina vittima di pesanti molestie sul luogo di lavoro. E che ha avuto il coraggio di denunciare solo dopo alcuni mesi di tempo, dopo che un professionista ha capito che c’era qualcosa che non andava e l’ha spinta ad aprirsi, a raccontare tutto quello che aveva subìto e che aveva dentro.
Un appello, il suo, che ha voluto fare attraverso Tuttoggi dopo i fatti di cronaca che hanno interessato Spoleto di recente, con il femminicidio di Laura Papadia. Con la città che, con una simbolica fiaccolata, è voluta scendere simbolicamente in piazza contro la violenza sulle donne, ricordando anche l’operato del Centro antiviolenza (dal quale anche lei è attualmente seguita). “La mia storia non è grave, come gli episodi di cronaca a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni, ma vorrei parlarne per dare coraggio alle donne, per spingerle a non fermarsi davanti a nessun tipo di violenza e di denunciare” ci racconta Alessandra.
Troppo spesso, infatti, chi è vittima di violenza – di qualunque tipo: sessuale, maltrattamenti, bullismo – subisce in silenzio. Nonostante sia una vittima, prova vergogna, si sente in colpa. È quello che è successo a questa giovane madre di famiglia, che racconta che sul luogo di lavoro ha subìto pesanti avance e molestie sessuali (palpeggiamenti, baci) da parte del padre del datore di lavoro. “Dopo aver subito la prima volta queste molestie da quell’uomo – ci racconta Alessandra – ho parlato con il mio capo, raccontandogli cosa fosse successo. Mi ha rassicurato che avrebbe parlato con il padre, perché questi fatti non accadessero più, ma così non è stato”. La ragazza, che lavorava in un pubblico esercizio di Spoleto, racconta che l’uomo l’avrebbe avvicinata in più occasioni nell’arco di un paio di mesi quando erano soli nel locale, nel retro. Per poi farle avance, palpeggiarla e tentare di baciarla, bloccandola con la forza ed anche minacciandola. In un caso le molestie sarebbero state bloccate da una sua collega, che avrebbe chiesto conto all’uomo di cosa stesse facendo, per poi chiamare anche lei il proprio datore di lavoro. Episodi di violenza sessuale che la ragazza però ha tenuto per sé, trovando poi il coraggio di sporgere denuncia ai carabinieri soltanto dopo alcune settimane, dopo essere riuscita a tirar fuori ciò che la tormentava con uno psicologo. Dopo la querela, attualmente sono in corso le indagini sulla vicenda, con il difensore di Alessandra che ha richiesto l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento, su cui ora dovrà esprimersi il gip.
“Questa vicenda – ci dice la giovane – mi ha ridotto a pezzi. Ritengo di avere un carattere forte, non ho mai avuto paura di nulla, ma tutto ciò è stato diverso. Mi sentivo minacciata e priva di forze. Per 3 mesi ho tenuto tutto dentro, senza parlarne con nessuno, per vergogna: avevo dentro di me un senso di vergogna e squallore continuo, vivevo ogni istante come se avessi le mani di quell’uomo addosso. Ringrazio il mio psicologo che ha capito che c’era in me qualcosa che non andava e grazie al quale poi sono riuscita a sporgere denuncia. Ci ho messo settimane a capire che ho sbagliato a tenermi tutto dentro ed è per questo che ora voglio dire a chi subisce situazioni di violenza che non siamo noi a sbagliare e che non c’è nessuna vergogna a denunciare”.
A Spoleto il Centro antiviolenza “Crisalide” è operativo in via Cascia 39 e risponde al numero di telefono 345.3667048. Si ricorda che in caso di violenza, oltre alle forze dell’ordine, è possibile rivolgersi anche al numero nazionale antiviolenza 1522.