“Non posso sottacere una certa amarezza nell’apprendere che il GIP presso il Tribunale di Spoleto, all’esito dell’Udienza tenutasi ieri, abbia applicato all’indagato la misura cautelare degli arresti domiciliari, anziché quella della custodia cautelare in carcere, come a mio avviso correttamente richiesto in via principale dal Pubblico Ministero, Dott. Gennaro Iannarone”. Con queste parole si esprime l’avvocato Aurelio Pugliese, legale della famiglia Guerrini in merito alla decisione del Gip di scarcerare il 19enne macedone indagato per l’omicidio colposo e l’omissione di soccorso di Annarita Guerrini. Il giovane, il cui arresto è stato convalidato nelle scorse ore è stato ristretto agli arresti domiciliari e sottoposto alla misura del braccialetto elettronico).
Investita e uccisa, Gip scarcera Ametovski e dispone i domiciliari
E ancora il legale: “Ed invero, l’orrenda ed incomprensibile condotta tenuta dall’Ametovski e l’attuale sussistenza di ragioni cautelari (quanto a pericolo di reiterazione criminosa, pericolo di fuga e pericolo di inquinamento probatorio) avrebbero dovuto – a mio giudizio – indurre alla più pregnante delle cautele, che viene spesso applicata in relazione a reati contro il patrimonio, anche banali (come i furti), ma – a quanto pare – non in relazione a delitti contro la persona (omicidio colposo aggravato e lesioni personali gravissime)”. E ancora “Non è perciò questa la risposta che il cittadino si attende dallo Stato in relazione a delitti così gravi ed odiosi e, nello specifico, dai contorni inquietanti ed ancora poco chiari; mi riferisco anche alle circostanze che l’indagato guidasse senza una valida patente e, a quanto pare, dopo aver assunto sostanze supefacenti. Il tutto a tacere che abbia trascinato la vittima senza fermarsi per circa un chilometro, maciullandola, e che in Ospedale sia tuttora ricoverata presso il reparto di rianimazione la cognata della vittima, in condizioni critiche – conclude il legale – Auspico perciò che la Procura proponga istanza di riesame avverso detto provvedimento, che ritengo troppo blando e non rispondente alle esigenze di giustizia del caso concreto”.
E nella stessa giornata arriva anche la nota dell’Anm (Associazione italiana magistrati) che riportiamo integralmente: “Le facili semplificazioni dei casi giudiziari che si leggono sui mass media amplificati dall’improprio utilizzo dei social network, se possono servire a dare voce a chi con toni spesso comprensibilmente accorati reclama giustizia per un grave delitto di cui è stato vittima, sono e rimangono ben lontane dall’esauriente descrizione dell’estrema delicatezza e complessità della funzione cui è chiamato il magistrato nell’accertare la responsabilità per un reato di rilevante gravità. L’Anm vede con forte preoccupazione il ripetersi di attacchi che delegittimano l’operato della magistratura del distretto umbro, alimentano sfiducia verso l’autorità giudiziaria e denigrano immotivatamente il quotidiano, gravosissimo, impegno in difesa dei cittadini. Il rischio che ciò possa determinare il cittadino comune a farsi giustizia sommaria da solo va denunciato in ogni sede con chiarezza e determinazione”.