Due interventi per complessivi 26 milioni di euro per cambiare Ponte San Giovanni. Tra recupero edilizio, nuova viabilità, aree verdi.
Progetti che sono stati presentati dall’amministrazione comunale di Perugia al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nell’ambito del Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (PINQUA). E che il sindaco Romizi e l’assessore Margherita Scoccia hanno illustrato alla città.
“Il quartiere – spiega Romizi – diverrebbe, così, il fulcro di una imponente opera di riqualificazione che mira al miglioramento della qualità dell’abitare dei cittadini puntando a una mobilità sostenibile, alla qualità e all’identità degli spazi pubblici, all’energia pulita, al miglioramento dei servizi, alla riqualificazione delle aree verdi”.
Il primo intervento, denominato PSG5G, prevede una spesa di 17.025.160 euro. Questi gli interventi:
L’altro progetto, denominato “Ponte San Giovanni da periferia a città”, prevede una spesa di 18.946193 euro. In questo caso gli interventi sono:
Soddisfatto il sindaco Romizi: “Sono veramente orgoglioso del lavoro che è stato rappresentato questa mattina e la mia piena riconoscenza va a tutti gli attori coinvolti in queste progettualità: il Comune con l’assessore Margherita Scoccia e tutti gli uffici rappresentati in conferenza dall’Architetto Marini, l’Università degli Studi di Perugia con Paolo Belardi, Franco Cotana e Anna Laura Pisello e i loro team di lavoro, Ater Umbria con il presidente Emiliano Napoletti e il direttore Luca Federici e i relativi uffici. Un ringraziamento va anche a tutte le aziende, le associazioni e i cittadini che hanno offerto contributi di idee e manifestato interesse e disponibilità”.
“In questi anni da sindaco – ha concluso Romizi – c’è una cosa che ho imparato: quando ci sono le idee il modo per realizzarle si trova sempre. E con queste idee noi non vogliamo semplicemente recuperare dei luoghi, ma intendiamo stravolgere il paradigma: una ferita del territorio può diventare un modello per sostenibilità, vivibilità, servizi e qualità dell’abitare”.