E’ la Pietro Coricelli SpA l’azienda di Spoleto al centro dell’inchiesta aperta dalla Procura di Torino per l’ipotesi di reato di frode in commercio e che coinvolge 7 oleifici italiani. Nel registro degli indagati sono stati iscritti anche i legali rappresentanti di Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna ed Antica Badia. Accuse ovviamente tutte da dimostrare, anche se a supporto del pm Raffaele Guariniello, che coordina le indagini, ci sono le analisi compiute dall’Agenzia delle dogane dopo le acquisizioni di campioni fatte dai carabinieri dei Nas in alcuni supermercati.
L’inchiesta – Il fascicolo è stato aperto dopo la segnalazione di una rivista specializzata, “Il Test”, che in un’indagine pubblicata a maggio aveva analizzato 20 bottiglie di olio extravergine d’oliva, ‘declassandone’ poi 9 a semplici oli vergini, cioè di qualità inferiore, non avendo superato la prova del cosiddetto “panel test”. A seguito dell’articolo, già in primavera, la Procura di Torino aveva aperto un’inchiesta a carico di ignoti, avviando dei campionamenti. Oggi è arrivata la svolta. I titolari di 7 di quegli oleifici, infatti, sono stati iscritti nel registro degli indagati. La tesi accusatoria è che l’olio venduto come extravergine d’oliva (e quindi di ottima qualità) sia in realtà più ‘scadente’ ma venduto ad un prezzo superiore. Sarà però il prosieguo delle indagini a fare chiarezza sulla vicenda. L’inchiesta, però, potrebbe anche essere trasferita in altre sedi. Il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, in una nota infatti spiega di aver “richiesto in visione il relativo procedimento al fine di valutare l’opportunità di co-assegnazione a se stesso, di accertare le modalità di diffusione della informazione e di verificare la competenza territoriale in ordine alle ipotesi di reato per cui si procede”.
Le reazioni – Il primo ad intervenire sulla vicenda, nel pomeriggio, è stato il ministro delle Politiche agricole e forestali, Maurizio Martina. “Seguiamo con attenzione – ha detto – l’evoluzione delle indagini della Procura di Torino, perché è fondamentale tutelare un settore strategico come quello dell’olio d’oliva italiano. Da mesi abbiamo rafforzato i controlli, soprattutto in considerazione della scorsa annata olearia che è stata tra le più complicate degli ultimi anni. Nel 2014 il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato avanti oltre 6 mila controlli sul comparto, con sequestri per 10 milioni di euro. È importante ora fare chiarezza per tutelare i consumatori e migliaia di aziende oneste impegnate oggi nella nuova campagna di produzione”. Plaude all’iniziativa della Procura di Torino il deputato Francesco Cariello (M5s), vicepresidente della Commissione contraffazione che da tempo si sta occupando della tutela dell’olio extravergine d’oliva, analizzando una serie di report redatti dall’Agenzia delle dogane e che, per la loro delicatezza, sono stati secretati. “La magistratura – ha commentato Cariello – è rimasta l’unica istituzione a tutelare l’olio extravergine italiano. Occorreva l’iniziativa della magistratura per svegliare dal torpore il ministero delle Politiche agricole a cui da tempo sono state inviate le informative su queste tipologie di frodi da parte del nucleo di indagine dell’Agenzia delle dogane. In particolare – conclude – il ministero è stato informato dell’esistenza di un cartello italo-spagnolo che da anni opera indisturbato nel settore”.
La difesa dell’azienda – In serata è arrivata anche la presa di posizione ufficiale dell’azienda Pietro Coricelli, che annuncia di aver già da tempo querelato la rivista autrice dell’indagine sui presunti finti oli extravergine d’oliva e di essere comunque pronta ad apportare alla Procura elementi utili per chiarire la vicenda. “La Pietro Coricelli S.p.A. in riferimento agli articoli pubblicati in data odierna su alcune testate giornalistiche nazionali e locali che riportano di verifiche condotte dalla Procura della Repubblica di Torino a seguito di precedenti analisi pubblicate dalla rivista di consumatori “Il Test” lo scorso maggio 2015 – si legge nella nota – ritiene opportuno precisare quanto segue:
- le verifiche effettuate sia dalla rivista “Il Test” che successivamente dai NAS di Torino su incarico della Procura della Repubblica si fondano esclusivamente su una prova di assaggio del prodotto: tali verifiche, sebbene condotte da assaggiatori professionisti, sono ormai da più parti ritenute insufficienti in quanto trattasi di un metodo di analisi soggettivo, non ripetibile e non riproducibile;
- le risultanze delle analisi pubblicate dalla rivista “Il Test” sono state già da tempo contestate dall’azienda e fatte oggetto di specifica querela presentata presso la Procura della Repubblica di Spoleto. Sul punto – a riprova della sostanziale scarsa affidabilità della prova di assaggio – è curioso notare che le risultanze della rivista “Il Test” si riferivano a nove aziende, due delle quali non vengono tuttavia riportate nel comunicato della Procura della Repubblica ripreso dalle fonti di stampa;
- il lotto oggetto di contestazione, prima di essere posto in commercio, è stato oggetto di accurate analisi, sia da parte dell’azienda, che da parte di laboratori esterni accreditati, che ne hanno confermato la conformità qualitativa.
Tutto ciò premesso la Pietro Coricelli S.p.A. respinge le contestazioni mosse, in particolare nella parte in cui, a mezzo stampa, si riporta falsamente che l’azienda avrebbe posto in commercio “olio di oliva” sotto la dicitura di “olio extra-vergine”, fatto questo che non viene eccepito neppure dalla Procura della Repubblica di Torino la quale si limita, sulla base di metodi di accertamento appunto discutibili, – così sostiene la Coricelli SpA – a contestare che l’olio posto in commercio sia “vergine” anziché “extra-vergine”: sul punto l’azienda sta verificando con i propri legali l’opportunità di sporgere querela nei confronti delle relative testate giornalistiche riservandosi di quantificare i danni subiti.
Per ciò che attiene invece le contestazioni mosse dalla Procura della Repubblica di Torino, l’azienda, secondo le modalità ed i tempi previsti dalla legge, produrrà tutte le proprie adeguate contro-deduzioni che non potranno altro che confermare la correttezza della propria condotta e sul punto esprime fin d’ora l’auspicio che le risultanze finali di questa vicenda possano meritare da parte degli organi di stampa la medesima eco mediatica”.
Il messaggio ai consumatori – La nota dell’oleificio spoletino si conclude con una rassicurazione nei confronti degli acquirenti. “In questa sede – viene specificato – Pietro Coricelli S.p.A. desidera rassicurare tutti i propri consumatori, e più in generale tutte le parti interessate, che i prodotti da essa posti in commercio in passato, ora, e come sempre sarà in futuro rispettano tutti i più elevati standard di qualità in ossequio alle più stringenti normative in vigore”.