“Il fatto che gli scarti della raccolta differenziata, destinati a finire in discarica, fossero il doppio rispetto a quanto previsto dal Piano regionale dei rifiuti era un dato che indicava una discutibile qualità della raccolta attuata in Umbria”. Così Paolo Brutti, ex presidente della commissione antimafia e consigliere regionale Idv in carica fino al maggio scorso, racconta i sospetti che già nel 2013 aleggiavano sul sistema rifiuti a Perugia. Lo fa in una conferenza stampa al fianco dell’inseparabile Franco Granocchia, oggi commissario regionale Idv. “Ci arrivavano notizie – affonda Brutti – di conferimenti in discarica di rifiuti solidi urbani che venivano prima differenziati e poi rimessi in discarica. Per questo l’Idv presentò un’interrogazione su quello che per noi all’epoca era il segno di una questione economica di sperpero, perchè da un lato si pagava per la differenziata e poi emergeva che il 20 per cento di scarti della differenziata finivano in discarica al pari dell’indifferenziato”.
Brutti lo specifica chiaramente, “non abbiamo mai avuto percezione che vi fosse una gestione illecita, come emerge in queste ore dalle ipotesi della Procura sul versante dell’inchiesta della Dda – spiega-, o come il forte segnale di allarme lanciato con l’interdittiva antimafia emessa dal Prefetto, ma di certo, se queste ipotesi venissero confermate, possiamo dire con certezza che quel campanello d’allarme che suonammo inascoltati, (anzi ci sentimmo rispondere che tutto era più che regolare) avrebbe dovuto innescare dei controlli più approfonditi”.
“Oggi sappiamo che quei segnali dovevano far aprire gli occhi, eppure anche adesso non c’è una risposta forte della politica. Su questo condivido gli interventi del sottosegretario Bocci. C’è un preoccupante immobilismo – sostiene Brutti – C’è l’esigenza di fronte a questi fenomeni di ricostituire al più presto la commissione antimafia, perchè oggi la commissione avrebbe potuto convocare gli organi inquirenti e farsi spiegare bene dove sono i punti deboli del sistema rifiuti. Ma i tempi ormai non ci sono, per questo benvenga una commissione d’inchiesta del consiglio regionale, idea che dovrebbe essere coltivata dalla maggioranza stessa”.
Brutti sostiene insomma che il metodo vada rivisto di sana pianta. Che la gestione delle discariche e quella della differenziata debbano essere affidate a due soggetti diversi, la prima al pubblico (vigilante), la seconda al privato, che quindi avrebbe tutto l’interesse di effettuarla nel modo più corretto possibile. “Perchè utente e fornitore di un servizio non possono essere lo stesso soggetto – conclude -. Con la nascita dell’Auri va ripensato un modello in cui va evitata la collusione tra controllato e controllore e questo deve avere strumenti per cacciare immediatamente il soggetto inadempiente”, di questo secondo l’ex consigliere regionale si dovrebbe occupare in queste ore la politica invece di pensare “a fronte dei fortissimi rischi che il sistema della raccolta dei rifiuti salti, preferir di lasciare le cose come stanno”.