Ammonta a diversi milioni di euro il presunto danno erariale che, stando alla inchiesta condotta dalla Procura regionale della Corte dei Conti dell’Umbria, almeno 15 soggetti avrebbero causato negli anni alle casse del Comune di Spoleto. Una inchiesta che il Procuratore capo Antonio Giuseppone, sulla base di una consulenza tecnica e dei rapporti informativi della Guardia di Finanza, si appresta a concludere dopo aver notificato – come già anticipato da Tuttoggi – un “Invito a fornire deduzioni” ai soggetti interessati che, a vario titolo, potrebbero essere chiamati a risarcire l’ingente danno. Il condizionale è d’obbligo perché proprio in questi giorni si conclude il tempo a disposizione degli avvocati dei 15 soggetti chiamati in causa, alcuni dei quali si dicono certi di ridimensionare le accuse, se non addirittura dimostrare l’assoluta estraneità dei propri assistiti. Una volta raccolte le memorie difensive, la Procura avrà 120 giorni di tempo per procedere o meno all’azione di responsabilità davanti al Tribunale regionale della stessa Corte.
L’inchiesta – l’inchiesta dei magistrati contabili è parallela ai 3 fascicoli aperti a suo tempo dalla Procura della Repubblica di Spoleto che nelle scorse settimane ha chiesto il rinvio a giudizio a vario titolo per almeno 6 dipendenti pubblici. Tuttoggi.info ha potuto visionare l’atto firmato dal Procuratore Capo Giuseppone che, composto di 18 pagine e decine di documenti allegati, chiama in causa a vario titolo due dirigenti (Cerquiglini e Quondam), i 5 revisori dei conti che si sono alternati nel periodo 2009-2013 (Mariani, Palazzi, Pompili, Burini e Silvestrini) e 6 dipendenti del palazzo municipale. Ma anche due amministratori, estranei alla inchiesta penale come altri tra coloro che sono chiamati in causa dalla Corte, ovvero l’ex sindaco Daniele Benedetti e l’ex assessore Paolo Proietti il cui comportamento “appare negligente” nell’aver “recepito passivamente gli atti provenienti dai dirigenti degli uffici preposti”.
La consulenza – le carte degli inquirenti contabili si basano essenzialmente sulle attività di indagine affidate alla Guardia di finanza (l’inchiesta penale è stata affidata ai Carabinieri) e della consulenza tecnica che la Procura di Spoleto aveva affidato al professor Alessandro Montrone. La relazione di quest’ultimo parla infatti di “anomale contabilizzazioni dei residui e sorge il sospetto di una volontà di non dare adeguata informazione su una situazione palesemente degradata sul fronte della liquidità”. La situazione più pesante, a leggere le carte, sarebbe legata al recupero della evasione di cui alla determina 1986/2010 “rispetto alla quale si può considerare falso per assenza di adeguato titolo il valore riaccertato per i residui attivi quanto meno nella misura di € 1.195.513,50”. C’è poi il capitolo relativo ai fondi del sisma del 1997 per cui il professor Montrone dice di non essere riuscito ad acquisire la documentazione relativa a “sospette e rilevanti eliminazioni di residui attivi e passivi per oltre 42 milioni di euro nel rendiconto 2010”.
Di rilievo la nota firmata dall’allora comandante della polizia municipale Russo (come si ricorderà, dopo l’avvio scandalo e la revoca dell’incarico al dirigente finanziario Cerquiglini da parte del sindaco Benedetti, venne chiamato per un breve periodo a reggere le sorti della direzione bilancio) in cui lo stesso ammette che la documentazione richiesta dal consulente “non è stata trovata. Tale franca e onesta risposta – commenta Montrone – attesta da sola il grado di confusione e approssimazione esistente nella gestione contabile dei contributi relativi al sisma 1997”.
Le indagini – le attività delle fiamme gialle avrebbero consentito di accertare “rilevanti anomalie sia in tema di gestione di cassa che del recupero dell’evasione dell’Ici”. In tale ambito la Procura regionale mette in risalto difficoltà gestionali a partire almeno dall’esercizio 2008, quando a guidare il Comune era l’ex sindaco Massimo Brunini (anche se va rilevato che il bilancio consuntivo fu approvato dalla Giunta Benedetti salita sugli scranni nella primavera 2009). Gli inquirenti contestano pure che nel biennio 2011 e 2012 venne autorizzata dalla Giunta l’anticipazione di cassa che non avrebbe avuto i prescritti pareri di regolarità amministrativo-contabile, pareri che per la Guardia di finanza sono “stati apposti successivamente alla data della adozione” delle relative delibere. Sul fronte del recupero Ici le fiamme gialle hanno passato al setaccio ben 7 determine dirigenziali nel quadriennio 2009-12 in cui si sarebbero trovate diverse “anomalie formali”. A preoccupare gli inquirenti però è la delibera approvata dal Consiglio comunale nel novembre 2013 con cui sono stati eliminati € 2.821.557,59 di residui attivi perché “privi dei previsti titoli giuridici, nonostante la loro formale iscrizione in bilancio e il loro accertamento con le delibere” precedenti.
Duro il giudizio della Procura che, richiamando una sentenza della III Sezione Centrale della Corte dei Conti di Roma con cui si conferma che i valori di un bilancio (trasparenza, integrità e corretto rispetto dell’autorizzazione della destinazione delle somme) siano costituzionalmente garantiti, afferma come non vi sia differenza tra il concetto di ‘disavanzo’ e ‘danno’ in quanto la mancata osservanza del principio di rispetto del bilancio “impone alla collettività maggiori oneri e sacrifici…crea disservizi per il riassetto del bilancio stesso, devia spese alle quali la collettività aveva ricollegato priorità quanto ad utilità”. Il Comune di Spoleto avrebbe quindi operato in quegli anni in barba al Patto di stabilità “attraverso una reiterata falsificazione degli accertamenti delle entrate, procedendo a effettuare spese correnti oltre i limiti consentiti, gravando la collettività di una incisiva azione di rientro”. La posizione che tra tutte sembra la più ‘delicata’ è quella del dirigente Angelo Cerquiglini in quanto, all’epoca dei fatti, dirigente al bilancio e direttore generale del Comune. Il Procuratore Giuseppone infatti ricorda come lo stesso fosse a conoscenza della situazione. “Dalle dichiarazioni del dott. Cerquiglini (rese al Consiglio comunale del 17 giugno 2013 e la cui registrazione è stata acquisita dalla Procura, n.d.r.) emerge la sua consapevolezza della gravità della situazione, con particolare riferimento alla questione dei residui, il che connota di particolare gravità il comportamento del dirigente pubblico”. Censurato anche il comportamento dei revisori dei conti che “non hanno esercitato con attenzione” i compiti attribuiti dalla vigente legislazione, come risulterebbe anche dalle dichiarazioni che 3 dei 5 revisori “hanno reso” alla Procura della Repubblica di Spoleto.
Le difese – La notizia dell’avvio del procedimento di responsabilità ha destato molto clamore dentro e fuori il Municipio, anche perche non si può al momento escludere il coinvolgimento di ulteriori ‘attori’ dell’amministrazione dell’epoca. La Procura infatti, pur menzionando diversi consessi (Giunta, Consiglio), ha per il momento inviato l’invito a presentare memorie solo a Benedetti e Proietti. I cui avvocati ribadiscono l‘estraneità dei fatti dei propri assistiti che hanno sempre e solo operato “dopo aver acquisito i prescritti pareri di regolarità”. Fiduciosi anche i legali dei dipendenti comunali, alcuni dei quali ritenuti ‘meri esecutori’ degli ordini di servizio impartiti dal vertice amministrativo. La maggior parte delle persone citate ha presentato, come già detto, le proprie contestazioni; le ultime 4 memorie dovrebbero essere inviate in settimana. Poi sarà la volta della Procura chiamata a decidere se e contro chi avviare l’eventuale azione di responsabilità.
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Aggiornato alle 11:00 del 05 aprile 2016
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