Inceneritore di Terni: presentata inchiesta "L'appalto dell'inceneritore di Aria" - Tuttoggi.info

Inceneritore di Terni: presentata inchiesta “L'appalto dell'inceneritore di Aria”

Redazione

Inceneritore di Terni: presentata inchiesta “L'appalto dell'inceneritore di Aria”

Mar, 29/01/2013 - 15:30

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Riccardo Foglietta

Si è svolta questa mattina, presso l’Officina Sociale “La Siviera”, la conferenza stampa con cui il Comitato No Inceneritori Terni ha presentato un’inchiesta dal titolo “L’inceneritore di Acea: un affare bipartisan. Caltagirone, i francesi, Alemanno e camerati, D’Alema. E Terni”. Tale inchiesta, a cura del Comitato, è incentrata in particolare su “L’appalto dell’inceneritore di Aria S.p.A.” ed al suo interno è possibile leggere che: “La società Terni ENA (100% Acea), che controllava l’impianto di incenerimento di Maratta, è diventata Aria S.p.A. nel novembre 2011. Nel 2010 Acea, per conto dell’allora Terni ENA, pubblica un bando per l’aggiudicazione dei lavori di revamping (ristrutturazione n.d.r.) dell’inceneritore di Terni, per un valore stimato di poco superiore ai 19 milioni di euro con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa… L’appalto – si legge ancora – viene aggiudicato per 16 milioni dalla IBI S.p.A., società di Napoli, che a fine 2010 viene colpita da interdittiva antimafia per una inchiesta in Sicilia per fatti relativi al 2003… Acea quindi recede il contratto con tale società…” Ovviamente la storia non finisce qua perché successivamente, tramite una Procedura negoziata senza previa indizione di gara, viene indetto un nuovo bando, sempre basato sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, che nell’ottobre del 2011 si aggiudica la TERNI scarl. Quest’ultima è una Associazione Temporanea d’Impresa, al cui interno figurano altre società, quali la Intercantieri Vittadello S.p.A., la LOTO Impianti Srl, la IGM Ambiente e la SO.GE.RI. Srl. E’ molto interessante approfondire la disamina, presente nell’inchiesta del Comitato, di ognuna delle suddette società: Giacomo Calzolari, già vice presidente dell’associazione di imprese edili Consorzio Cona con sede a Carpi ed attuale presidente del CdA della TERNI scarl, “è stato indagato nel 2010 insieme a dirigenti della cooperativa CMB di Carpi… per “gravi errori” e irregolarità in fase di costruzione del complesso ospedaliero di Cona a Ferrara”; l’Intercantieri Vittadello S.p.A. è un’impresa di opere infrastrutturali di Padova con sede a Limena, che nel 2011 risulta “tra le imprese coinvolte nell’inchiesta giudiziaria sul “Sistema Sesto” con al centro Filippo Penati, uomo forte del PD milanese e lombardo. Nel 2008… la Vittadello e altri sono accusati di aver utilizzato i fanghi del porto di Oristano, destinati a smaltimento in quanto rifiuti speciali, per i lavori stradali della Carlo Felice. Il processo è ancora in corso”; la IGM Ambiente, invece, dal 1966 è l’impresa aggiudicatrice del servizio di gestione dei rifiuti di Siracusa, tant’è che “nel 2009 la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti ha aperto una indagine per capire come fosse possibile…”; non viene risparmiata nemmeno la SO.GE.RI. Srl di proprietà di Riccardo Mancini, Amministratore Delegato di EUR S.p.A. che risulta “indagato per tangenti in un mega-appalto per far ottenere a Breda Menarini Bus (Finmeccanica) un appalto per conto di Roma Metropolitane (società del Comune di Roma) da 40 milioni.” Alla luce di informazioni così inquietanti sembrano, allora, inevitabili le domande e le considerazioni fatte dal Comitato No Inceneritori Terni, rivolte oggi per bocca di Fabio Neri alla stampa, all’amministrazione comunale ed alla politica locale: “Quali sono le altre tre società che hanno risposto all’invito di Acea per l’appalto? Come è possibile affidare un appalto pubblico a imprese e individui su cui gravano inchieste giudiziarie per reati ambientali gravissimi o evidenti dubbi di trasparenza? Se alla IBI non fosse arrivata l’interdittiva antimafia oggi avremmo un’impresa in odore di mafia a Terni con molte indagini aperte. Peccato che proprio da quelle indagini è scaturita la sanzione. La Giunta comunale, il Sindaco, non sapevano nulla delle imprese coinvolte e dei personaggi citati? Se si, anche per loro è sufficiente il certificato antimafia? Non pensate che sarebbe stato opportuno un controllo maggiore?” Ai posteri, forse, l’ardua sentenza…

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