Una vita in giro per il mondo, per promuovere l’azienda agricola di famiglia, che fa riecheggiare il nome dell’Umbria a livello internazionale. Poi Maria Camilla all’improvviso si è dovuta fermare. Un malessere provato di ritorno da un viaggio a New York l’ha portata ad accertamenti medici che sono stati l’inizio di un vero e proprio calvario. Ma lei, imprenditrice di successo perugina, non si è arresa. E tirando fuori la “tigna” che di solito ha sul lavoro, è riuscita ad affrontare la malattia.
La sua storia è come quella di tante altre persone, ma lei ha voluto raccontarla per essere uno stimolo ad affrontare la malattia, perché si parli liberamente di tumori e di come in Italia, e nella nostra piccola regione in particolare, molto spesso le battaglie si vincono grazie al sistema sanitario nazionale. Un racconto, quello della donna umbra, che arriva a poche ore dalla rivelazione in tv della conduttrice de Le Iene Nadia Toffa, tornata sul piccolo schermo dopo la sua lotta contro il cancro.
Maria Camilla è una imprenditrice della provincia di Perugia; l’azienda agricola della sua famiglia è uno dei gioielli che l’Umbria ospita, che unisce sapientemente tradizione ed innovazione, e lei per promuoverla frequentemente è all’estero. Proprio di ritorno da un viaggio a New York, all’inizio dello scorso anno, accusa un malore. Si rivolge prima al suo medico di base, poi ai servizi sanitari dell’Usl 1 nel suo territorio e quindi all’ospedale di Perugia. “Avevo un intenso mal di testa – racconta – ma sulle prime pensai fosse legato a un periodo di stress e al fuso orario, ed invece…”. L’esito della risonanza magnetica è impietoso: sclerosi multipla.
“A quel punto è iniziato il mio calvario, ma sulla mia strada ho incontrato dall’inizio professionisti straordinari”. L’imprenditrice decide di affidarsi in toto alla sanità pubblica umbra, senza dare ascolto a chi invece le suggeriva di recarsi fuori regione. “Ho rinunciato anche al secondo parere perché mi sembrava voler tradire la fiducia di medici che mi stavano dando tutto, prendendosi cura del mio corpo e del mio spirito”.
Ma le prove della vita per lei non sono finite. Una mammografia mostra infatti la presenza anche di un tumore al seno. Davanti a tante difficoltà Maria Camilla però non si arrende: “Dicono che noi donne sappiamo reagire meglio a certi impatti con la dura realtà, ed è verissimo. Nel mio DNA c’è che non mi sono mai pianta addosso, ma se ho resistito bene è anche grazie alle persone speciali che ho trovato lungo il mio giorno dopo giorno”.
È proprio per “rendere merito a professionisti straordinari con qualità umane utili quanto le terapie” che la donna ha voluto raccontare la sua storia ed ha chiesto di incontrare il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia, Emilio Duca.
La sua battaglia non è ancora terminata, il suo corpo mostra i segni della chemioterapia, ma il cancro al seno – dicono i controlli medici – è stato debellato.
“L’elenco dei ringraziamenti è lungo; – evidenzia l’imprenditrice – ma porterò sempre tutti nel cuore. Con i responsabili delle strutture dove sono stata curata, voglio comprendere tutto il personale sanitario che vi opera. Dico grazie al professor Paolo Calabresi della Neurologia, al direttore della Brest Unit Paolo Gerli, a medici e infermieri del day hospital della Oncologia Medica del dottor Fausto Roila. Dopo pesanti cicli di chemioterapia e l’asportazione del tumore al seno ho ritrovato la salute e il mio – evidenzia – non è un ottimismo di maniera. Sono guarita, e non lo dico certo per darmi coraggio. Lo dicono i controlli medici, l’ultimo di poche ore fa. Ho usufruito di una straordinaria tecnica ricostruttiva del seno, ritrovando così la mia femminilità appena scalfita, ferita solo per pochi minuti, perché quella cicatrice è già sparita”.
E infine un plauso al sistema sanitario italiano, pubblico a differenza di paesi esteri come gli Stati Uniti: “A volte dimentichiamo quanto la nostra Umbria offre in termini di servizi sanitari, una eccellenza che emerge solo quando si sta male. Ho usufruito di cure impegnative e costose senza pagare nulla, a differenza di quanto capita a me e ai miei familiari quando andiamo all’estero, obbligati a sottoscrivere costose polizze assicurative per cautelarsi dai costi della sanità di quei paesi”.