Immissione di trote nei corsi d’acqua dell’Umbria, la soluzione forse nel Nucleo del MiTe. Questa la possibile soluzione al problema della mancata immissione di trote a causa dei rigiri paletti inseriti nella Carta ittiogenica della Regione Umbria, prospettata dal presidente della Commissione agricoltura della Camera, Filippo Gallinella.
Interessato dal braccio di ferro tra associazioni della pesca sportiva e Regione (e tra i consiglieri della Lega e l’assessore azzurro Morroni), Gallinella chiarisce: “Esiste un divieto di immissione di specie ittiche non autoctone – come le suddette trote – sancito da un provvedimento del Presidente della Repubblica, il numero 8 del settembre 1997, n. 357.Per valutare le questioni ambientali, tenendo anche conto di tanti fattori, è istituito presso il Ministero della Transizione ecologica un Nucleo di ricerca e valutazione. Tenuto conto dei lavori – aggiunge – il Nucleo è chiamato a valutare le specie ittiche d’acqua dolce di interesse alieutico riconosciute come autoctone per regioni o per bacini”.
“La nostra Regione dovrà chiarire ogni aspetto tecnico. Il mio auspicio è quello di una risoluzione positiva” è il commento di Gallinella.
Nell’incontro a Roma con il sottosegretario Gava, la Regione aveva ricevuto una risposta nel senso più restrittivo della normativa, nonostante la moratoria inserita nel Milleproroghe. La Lega, in Umbria, chiede però di seguire l’esempio delle Marche, che stanno immettendo trote atlantiche.
In Umbria addirittura sono presenti trote – 70 quintali – all’impianto ittiogenico di Borgo Cerreto che sono state inizialmente classificate come non abbastanza “pure” come autoctone (il limite è fissato al 98%) e che quindi rischiano di essere mandate al macero.