Era il 12 aprile del 2019 quando il segretario nazionale del Pd, Zingaretti, nominava Walter Verini commissario del partito in Umbria, dopo l’arresto (e le conseguenti dimissioni dal partito) del segretario Gianpiero Bocci, indagato insieme ad altri nomi eccellenti nell’inchiesta sulla Sanitopoli perugina.
Le dimissioni della governatrice Catiuscia Marini (anche lei poi indagata). Il tentativo di resistenza del gruppo “dei 104“. La strana alleanza giallorossa che ha riportato il Pd al Governo del Paese. Le elezioni anticipate con il trionfo di Donatella Tesei che per prima ha portato la destra alla guida dell’Umbria. Le nuove regole del Pd nazionale. L’emergenza Coronavirus.
Quindici mesi dopo la sua nomina, Walter Verini è ancora alla guida di un partito che cerca di arginare il centrodestra (che nel frattempo ha issato i suoi vessilli in quasi tutti i Municipi più importanti) e di ricostruire una propria classe dirigente.
Gli eventi politici e pandemici hanno fatto durare più del previsto il commissariamento. E a meno di ribaltoni del quadro nazionale (o una malaugurata nuova emergenza Covid) in autunno il Pd umbro concluderà il congresso per scegliere il segretario e la squadra che lo affiancherà.
Verini, da commissario, ha varato le regole per il Congresso e insediato la Commissione regionale. Che deciderà modalità e tempi della corsa, che si terrà appunto tra la fine di settembre e ottobre.
Regole che seguiranno quelle decise dal partito nazionale, che ha spazzato via la moda delle primarie aperte a tutti. A votare saranno solo coloro che hanno in tasca la tessera del Pd. Poco più di 6mila iscritti, dunque. Numeri lontani da quelli di un tempo. Ma comunque importanti in tempi di antipolitica. D’altronde, come ricorda Verini, la Lega, diventato primo partito anche in Umbria, qui ha solo 2.400 iscritti.
Se i mali del Pd in Umbria (e non solo) erano stati indicati nelle lotte tra correnti e capibastone, come ripeteva Verini, ora il commissario auspica che il confronto sia tra persone che rappresentino ciascuno “un’idea di Umbria“. Quante saranno queste “idee” ad uscire allo scoperto, è presto da dire per il momento. Anche perché molti dei cosiddetti “bocciani” restano sotto traccia. I sindaci più indomiti hanno avuto altri problemi di cui occuparsi e non è scontato che si ributtino nella mischia con la stessa foga.
I fermenti maggiori arrivano dal Trasimeno (dove nei giorni scorsi, non a caso, si era invocato il Congresso) e dalla fascia appenninica. Le due zone dove sventolano ancora diverse bandiere del Pd.
Non indifferenti all’esito del Congresso sono anche i parlamentari umbri che sperano in una candidatura (soprattutto se non cambierà, come sembra, la legge elettorale). E quegli amministratori in scadenza di mandato (e in cerca di un’occupazione).
E poi ci sono i dem ancora in attesa di decidere se convenga o meno superare il guado ed entrare in Italia Viva di Renzi. Due parlamentari (Grimani e Ginetti) su quattro lo hanno fatto. Riducendo tra l’altro ulteriormente le entrate nelle casse del partito, già orfano di quelle della, un tempo numerosa, pattuglia in Regione.
Del resto, la sede di via Bonazzi dove Verini ha adunato (con mascherine e distanziamento) i cronisti è già diventata una ridotta. Con la rinuncia ad ulteriori spazi per abbassare l’affitto. Con l’ipotesi, in un futuro non molto lontano, di cercare una “casa” meno costosa.
Tante sedi, in giro per l’Umbria, hanno chiuso i battenti, per mancanza di fondi e persone.
Anche per questo Verini chiama ad un risveglio del partito in tutte le sue componenti. Un partito che alle regionali ha ottenuto il 23%. “Senza soddisfazione, ma si tratta di una base da cui ripartire” ripete più volte il commissario. Ricordando che la corsa per le regionali era già persa. Mentre ora il Pd “ha le carte per risollevarsi“.
Per questo il Congresso non dovrà essere uno scontro tra persone in cerca di potere, ma momento della “ricostruzione collettiva di un processo e di un partito“. Un momento in cui si torni a dare le chiavi dei Circoli “a chi vuole fare politica per essere utile“.
La Regione latitante
Anche perché Verini punta l’indice contro una Regione che giudica deludente e “latitante“. A cominciare dalle emergenze economiche. Ma anche sulla mancata programmazione e progettazione in vista dei fondi che, dall’Ue e dallo Stato, arriveranno nei prossimi mesi.
Invece, accusa, “questa maggioranza a trazione leghista si rifugia su questioni identitarie“.
E siccome in Umbria non c’è un caso migranti, le questioni identitarie la destra legista le trova su temi come quelli dell’aborto, con scelte “che fanno tornare indietro l’Umbria di 50 anni“.
E proprio sulla pillola RU 486 sarà organizzata (con l’ex ministro Lorenzin) una delle manifestazioni politiche che Verini ha annunciato per i mesi di luglio e agosto.
I circoli saranno chiamati ad eleggere i delegati all’Assemblea regionale a settembre e ottobre.
A ottobre, poi, sarà scelto il segretario regionale del Pd. Tempi e modalità di presentazione delle candidature le deciderà la Commissione regionale che si è insediata.
Questa la Commissione regionale composta da 7 donne e 8 uomini in rappresentanza dei vari territori: Letizia Michelini, Giuseppina Bonerba, Giacomo Chiodini, Mario Tosti, Enrico Menichetti, Paolo Baiardini, Moreno Landrini, Stefania Moccoli, Daniela Tosti, Luisa Basili, Adriano Padiglioni, Stefania Cherubini, Giampiero Lattanzi, Catia Massetti e Damiano Bernardini.