Il progetto del drago d’acciaio più grande d’Italia è stato presentato lo scorso 29 marzo. 5 metri di altezza, realizzato in lamine d’acciaio di spessore di 6mm sovrapposte e intervallate da spazi vuoti con tecnica sliced e con il supporto delle più moderne tecnologie per le arti plastiche. Queste sono le caratteristiche tecniche del monumento (che sarà posizionato nella rotonda Filipponi), ideato e che sarà realizzato dallo scultore-docente Marco Diamanti: ma la storia della genesi del Thyrus è molto più affascinante.
TO ha contattato proprio Marco Diamanti che ha spiegato le genesi dell’opera: “Era da tempo che mi stavo interessando allo studio del drago, sia a livello iconografico che a livello storico. Durante la pandemia mi sono reso conto che i ragazzi stavano perdendo contatto con la realtà e, come docente e allenatore di rugby impegnato nel sociale, ho pensato che la città avesse bisogno di un simbolo forte di identità che potesse affondare radici nella tradizione e rappresentare un’ancora solida nella cultura sociale e artistica di Terni. Nel corso del mio studio – racconta ancora Diamanti – ho avuto l’opportunità di condividere il mio progetto con altre persone, ma il momento decisivo è stato l’incontro con Jacopo Cardinali (che con Marco Diamanti e Luca Eusebio costituiscono il direttivo dell’associazione Thyrus) che mi ha proposto di creare una rete con il drago al centro del progetto. Quella che sembrava all’inizio un’impresa ambiziosa, è diventata presto una valanga: Ast-Arvedi, la Fondazione Carit, Asm e altre associazioni hanno da subito mostrato grande interesse e, anche grazie a loro, il progetto ha preso quota ed è arrivato in fase esecutiva”.