Il Mattatore è una sorta di entità mitologica da palcoscenico che in un tempo passato aveva le sembianze di quello spilungone, narciso e indiscutibilmente superbo attore, noto come Vittorio Gassman. Per anni si è discusso su quale fosse la caratteristica principale di una simile incarnazione, se la voce trombonica e impostata, o la prestanza fisica al limite del circense, o la sfacciataggine di saper leggere e recitare di tutto, fosse anche il menù o la ricetta medica con annesso bugiardino.
Dopo la serata di ieri sera,20 luglio, al Teatro Romano, debutto ufficiale della rassegna le “4 Stagioni- Spoleto d’Estate”, promossa e organizzata dai ragazzi del progetto I Love Spoleto in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, si può prendere atto che il mattatore non era unico e indivisibile.
Sul palcoscenico del Romano, per Le Parole Note, spettacolo di poesia e musica con Giancarlo Giannini e il Marco Zurzolo Quartet, per l’occasione arricchito dal fisarmonicista di fama internazionale ma spoletino di origini, Luciano Biondini, il mattatore Giannini si è materializzato in tutta la sua prestanza.
Con l’aria di chi la sa lunga, l’andamento informale di chi è invece cosciente di essere elegante anche se indossa l’accappatoio, e con una voce ruggente, frutto di milioni di sigarette aspirate da uomo di spettacolo perduto e dannato e magari anche di liquori adatti a togliere la ruggine, Giannini ha offerto ai 500 e più spettatori del Romano un recital di poesie sul tema della donna e dell’amore inframezzato da gag esilaranti orchestrate con il quartetto di Marco Zurzolo, musicista assoluto della scuola napoletana legata indissolubilmente alla storia musicale di Pino Daniele.
Spoleto è avvezza ai recital, in tutte le loro varianti. Nel corso degli ultimi 10 anni di Festival dei 2Mondi, sono stati molti gli spettacoli del genere, di cui uno in particolare, aveva la struttura molto simile a quella della serata di ieri, Le Città Invisibili con Massimo Popolizio e il clarinettista Javier Girotto, recital improntato sull’omonimo testo di Italo Calvino, a Spoleto54 (CLICCA QUI).
Ma la messa in scena di Le Parole Note è molto più frizzante, informale, con i fogli degli spartiti che volano per il palcoscenico, a causa del vento, mescolandosi con quelli delle poesie da recitare in un curioso balletto di cose che vanno e vengono, peraltro senza nessun affanno o imbarazzo di Giannini o dei musicisti di Zurzolo. Ogni cosa è motivo di gag, o di scambio reciproco, quasi si stesse suonando coralmente un famoso pezzo di jazz dove il tema principale è solo il lancio per i singoli assoli dei protagonisti presenti, che una volta mostrata la loro bravura tornano tutti insieme a chiudere con il tema iniziale.
Il mattatore Giancarlo Giannini ha una voce possente, sia che parli di amore con le parole entusiate di Pedro Salinas o con quelle sofferenti di Alda Merini. E poi Leopardi, Cecco Angiolieri, Neruda, Garcia Lorca, Shakespeare, poeti cinesi o nativi americani del New Mexico e tanti altri ancora.
Un caleidoscopio di immagini a tratti flautate e all’improvviso incandescenti. Carnalità imbarazzanti, che Giannini, con l’occhio da seduttore incarognito, appena mascherato dagli occhialini sul naso, getta in pasto ad una platea spoletina composta da molte fans attentissime.
Ed anche il corpo dell’attore, le sue pose, dritte e poi ingobbite, a petto in fuori, le mani in tasca in un intervallo o mulinanti per aria subito dopo o anche il solo appoggiarsi al leggio, rimandano a forme fisiche sfrontate di gioventù, memorie di machismi scandalosi, come la imperitura scena delle lezioni in Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto di Lina Wertmuller, con l’indimenticabile Mariangela Melato, alias “Bottana industriale”.
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Un Giannini dispettoso che quando gli va provoca I musicisti di Zurzolo e chiede a bruciapelo, “fatemi una Cumparsita…suonatemi Chopin….com’era quella? Ah si, Dove sta Za Za…” e via provocando, ma sempre rintuzzato dalla prontezza dei 4 a cui si associa un monumentale Luciano Biondini che come special Guest non conosce alla perfezione la scaletta, ma suonerà ugualmente in perfetta armonia con tutti come se si trovasse nel quartetto da 10 anni.
Uno spettacolo che a chiunque altro avrebbe fatto tremare le vene dei polsi, un recital di poesie d’amore e musica che si poteva prestare a momenti di eccessiva rilassatezza, al limite dello sbadiglio, ma che diventa invece una cavalcata travolgente di quasi 2 ore di spettacolo che fanno applaudire il pubblico di continuo e che ha nella musica suonata dal vivo con straordinaria maestria, una delle sue componenti di grande appeal.
Uno spettacolo in cui non manca la zampata graffiante dell’attore-leone. E così, all’improvviso, ecco il monologo di Amleto, Essere o non essere o quello di Marco Antonio in morte di Cesare. Quasi a sfidare due cavalli di battaglia del mattatore per eccellenza, Vittorio Gassman. Una sfida tra gladiatori di cui il pubblico gode come si faceva ai tempi che furono, visto anche che ci si trova proprio in un Teatro Romano.
Una bellissima serata, molto promettente, visto il livello e di assoluto, puro piacere.
In chiusura lasciateci aggiungere due parole in più sullo straordinario Marco Zurzolo, erede di una dinastia di musicisti che ha visto nel fratello Rino Zurzolo, recentemente scomparso, una delle pietre d’angolo di quel sound napoletano che ha contribuito a fare grandi artisti come Pino Daniele.
E allora Zurzolo, Rino e Marco, James Senese, Ernesto Vitolo, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Enzo Gragnaniello, Enzo Avitabile, Agostino Marangolo, Franco Del Prete e tanti altri ancora. Musicisti di una bravura tecnica indiscutibile, che saprebbero suonare insieme ad occhi chiusi, proprio come ha fatto Luciano Biondini, una razza di passionali amanti delle note che sta scomparendo a causa dell’ottusità di molti organizzatori, alcuni anche molto importanti e proprio di casa nostra, se si pensa che a Perugia sono stati fatti suonare due DJ nel tempio del Jazz, due costosissimi soggetti, francamente anche un pò paraventi, che usando la musica di altri costruiscono accrocchi piacioni, senza produrre nulla di originale.
Ed allora ben vengano i duri e puri come Giancarlo Giannini e il Marco Zurzolo Quartet. C’è ancora spazio in questo mondo per chi sa offrire la bellezza della propria storia personale, quando se ne ha una.
La serata di ieri è stata presentata al pubblico dal neo-Assessore alla Cultura, Ada Urbani, che fa così il suo debutto ufficiale in una manifestazione culturale cittadina.
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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli- Sara Cipriani)