Per lo psichiatra incaricato dal gip la donna accusata di aver assassionato il piccolo Alex è incapace di intendere e di volere | Il padre e il pm chiedono la perizia di un collegio di esperti
“Ho ucciso mio figlio, ero in preda alle allucinazioni”. Erzsebet Katalin Bradacs ha ammesso di essere stata lei a colpire mortalmente il suo bambino, Alex Juhasz, nell’ex cabina elettrica di Po’ Bandino, a Città della Pieve. Un delitto, quello compiuto lo scorso ottobre nella frazione pievese al confine con la Toscana, che aveva scosso la comunità locale.
Il night e Ikea, il primo figlio e Alex conteso:
la vita di Katalina fino al carcere
Una forma di vendetta nei confronti del padre del piccolo, per quella relazione che non aveva funzionato, era stato il movente ipotizzato dagli inquirenti. La donna dopo il delitto aveva mandato in Ungheria foto agghiaccianti del piccolo insanguinato, con gli occhi chiusi, presumibilmente già senza vita.
Una telefonata nella notte:
le ultime ore del piccolo Alex
Per Maurizio Marasco, lo psichiatra romano incaricato dal gip Angela Avila di redigere una perizia sullo stato della donna, Katalin era totalmente incapace di intendere e di volere.
Il gip: “E’ pericolosa”,
ecco perché deve restare in carcere
L’avvocato Massimiliano Scaringella, che assiste il papà del piccolo Alex, Norbert, che da Budapest invoca giustizia per suo figlio, chiede che la perizia venga rifatta, affidata a un collegio di esperti. Questa anche la posizione del pm Manuela Comodi. Anche con la presenza di un medico ungherese, che conosca la lingua parlata da Katalina.