Una lettera aperta per “scongiurare” l’apertura della galleria della Guinza è stata inviata nei giorni scorsi a tutti i parlamentari e consiglieri regionali di Marche e Umbria dal Comitato “Voci dalla Valle”, associazione che riunisce i cittadini dell’Alta Valle del Metauro, a loro dire “preoccupati per un’opera che minaccia il nostro territorio”.
Nella missiva vengono esposte tutte le perplessità su questo progetto, per il quale Anas – lo scorso 9 agosto – ha pubblicato il bando di gara per avviare i lavori da 130 milioni. Gli stessi dubbi che il comitato aveva illustrato in un incontro pubblico (e molto partecipato) a Mercatello sul Metauro (Comune “d’ingresso” della Guinza) lo scorso settembre. I cittadini nutrono forti dubbi addirittura “sulla reale utilità e legittimità di questi lavori”.
“La galleria – si legge nel documento – verrebbe aperta nella sola direzione Marche-Umbria (dal Comune di Mercatello a quello di San Giustino) e unicamente a veicoli con massa inferiore o pari ai 35 quintali per un massimo di 2.000 veicoli/giorno. La deroga al codice della strada, a suo tempo richiesta dalla Commissione Permanente per le Gallerie, non è stata concessa. Nel tentativo di legittimarla, l’apertura avverrebbe a carattere provvisorio in ‘modalità cantiere’. A monte e a valle del traforo il traffico dovrà transitare su strade assolutamente inadatte per dimensioni, condizioni di manutenzione, segnalazione di strettoie, limitazione di velocità e pericoli di frana”.
Molto sentita anche la questione sicurezza, poiché – dice il Comitato – ci sarebbero situazioni di pericolo in galleria e nelle strade collegate. In galleria è previsto un impianto antincendio ad acqua e schiuma e non sono previste vie di fuga”. Per quanto riguarda il versante umbro “il transito sulla provinciale risulta anch’esso molto pericoloso in quanto la carreggiata è molto stretta, tanto che gli attuali limiti di velocità in alcune zone sono di 20 km/h o 30 km/h. Inoltre non esiste una viabilità diretta in grado di arrivare direttamente alla E45“.
I cittadini marchigiani sono convinti che i lavori appaltati rappresentino “un enorme spreco di denaro pubblico. I costi di manutenzione sarebbero assai rilevanti: solo l’impianto antincendio (acqua e schiuma) prevede 4.820 ugelli “spray” per la schiuma, senza dire della ventilazione e illuminazione per una lunghezza di 6 km. In definitiva si spendono 130 milioni per un’opera inconsistente e pericolosa“.
I firmatari della lettera, infine, invitano i destinatari istituzionali a considerare “se non sia meglio impiegare i fondi disponibili per finanziare il lotto 10 da Santo Stefano di Gaifa ed eventuali successivi – non importa se a due corsie – che potrebbero collegare la bretella di Urbino, prevedendo precisi stanziamenti pluriennali, avanzare per stralci funzionali fino all’Appennino con una strada che rispetti i pregiati centri storici della valle e l’ambiente in cui sono inseriti. A nostro avviso – concludono – i presidenti di Marche e Umbria dovrebbero lavorare in tale direzione raggiungendo e sottoscrivendo un’intesa chiara e irrevocabile. Solo così si potrà veramente dire di aver risolto il problema dell’incompiuta”.