A pochi giorni della Marcia della Pace Alimentare dello scorso 3 settembre, svoltasi a Gubbio, sui grandi temi etici e sanitari della nutrizione mondiale, il progetto “Città del Ben…essere!!” continua a portare il suo contributo e il suo esempio anche rispetto al caso “globesity”, uno dei grandi problemi della malnutrizione per eccesso (sodio/sale, calorie/sedentarietà/stress). A Gubbio, infatti, il fenomeno del sovrappeso e dell’obesità si è ridotto nelle donne e si è stabilizzato negli uomini. Un dato in controtendenza mondiale e di grande rilevo se si considera che il 65% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui sovrappeso e obesità uccidono più del sottopeso.
Non è un caso che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a inizio anni 2000, abbia coniato il neologismo “globesity” per sottolineare la diffusione rapida e planetaria dell’obesità e del sovrappeso. Una vera epidemia in costante aumento anche nei Paesi a basso e medio reddito, soprattutto negli insediamenti urbani, rappresentando uno dei gravi problemi di salute pubblica mondiale. Fin dalla fine degli anni ‘80, a Gubbio, il progetto di educazione alimentare denominato “Città del ben…essere!!” ha dedicato grande attenzione al tema sovrappeso/obesità, con iniziative che esaltavano la sana e gradevole alimentazione, l’attività motoria e una buona gestione degli aspetti emotivi collegati al cibo attenta a proporre stili di vita piacevoli e non oppressivi. Contestualmente, con una prima valutazione nel 1987 e una seconda nel 2007, è stato realizzato uno studio sulla popolazione del centro storico che, a distanza di 20 anni, ha rivelato una sostanziale stabilità dell’indice di massa corporea o BMI (che misura la presenza di grasso corporeo in eccesso in base anche all’altezza) nel sesso maschile dai 20 ai 60 anni, con lieve incremento nei soggetti over 60, e addirittura una riduzione del BMI nel sesso femminile a tutte le età, compresa la menopausa, dai 20 fino agli 80 anni.
“A distanza di vari decenni quindi – sottolinea Guido Monacelli, medico nutrizionista della USL Umbria 1 e presidente regionale ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) – i dati rilevati sembrano dare ragione alla filosofia del nostro progetto che propone stili di vita piacevoli e non oppressivi. Solo studi ad hoc ci consentirebbero di capire come abbia fatto il sesso femminile (ed in parte anche quello maschile) ad arginare il diffondersi dell’obesità mentre nel resto d’Italia e del mondo si configura ormai come una vera epidemia. Realizzando un approfondimento sulle abitudini alimentari e motorie e sulla capacità di gestione dello stress, Gubbio potrebbe rappresentare un’area test interessante per disegnare programmi di prevenzione su vasta scala dell’obesità, anche giovanile”.
Dati epidemiologi – Nel mondo, a partire dagli anni ’80, il numero di persone obese è raddoppiato: oggi risultano obesi 200 milioni di uomini e circa 300 milioni di donne. Dalle ultime stime fornite dai Paesi Ue emerge che il sovrappeso e l’obesità affliggono, rispettivamente, il 30-70% e il 10-30% degli adulti. Non va meglio in Italia (Rapporto Osservasalute 2013 su dati Istat 2012), dove più di un terzo della popolazione adulta (35,6%) è in sovrappeso, mentre 1 persona su 10 è obesa (10,4%). La condizione di eccesso ponderale è più diffusa tra gli uomini rispetto alle donne (sovrappeso: 44,2% vs 27,6; obesità: 11,3% vs 9,5) e la percentuale di popolazione in eccesso ponderale cresce all’aumentare dell’età passando dal 15,8% di sovrappeso della fascia di età 18-24 anni al 45,8% tra i 65-74 anni, mentre l’obesità passa dal 2,8 al 15,9% per le stesse fasce di età. In relazione alla crescente obesità infantile, il progetto nazionale “Okkio alla Salute” (misura peso/altezza e rileva abitudini ed opinioni su bambini e genitori) rivela che nei bambini italiani di 8-9 anni il sovrappeso è del 20,9% e l’obesità del 9,8%; in Umbria i dati evidenziano un sovrappeso pari al 23% (15.597) e una percentuale di obesi dell’8% (4.755). E’ interessante sapere che le mamme di bambini in sovrappeso/obesi li considera normali o addirittura sottopeso nel 38% dei casi in Italia e nel 67% in Umbria.