“Un’occasione perduta: invece di guidare il cambiamento, saremo costretti a subirlo”. Così Alvaro Parca, sindaco di Giove, prende atto dell’impossibilità di portare avanti il progetto di fusione tra il comune da lui amministrato e quello di Penna in Teverina.
La doccia gelata arriva dalla commissione intercomunale (composta da sei membri, tre per ogni comune) istituita proprio con l’obbiettivo di valutare la fattibilità del progetto e che qualche giorno fa si è riunita per “esaminare i risultati delle varie iniziative di informazione e partecipazione svolte nei due comuni e trarre le conclusioni finali da sottoporre all’approvazione dei rispettivi consigli comunali”.
Il progetto di fusione – al termine di un percorso informativo e legislativo, che sarebbe passato per un referendum da sottoporre alle popolazioni dei due borghi – prevedeva la costituzione di un unico comune da circa tremila abitanti, con accorpamento di uffici e servizi pur a fronte del mantenimento di alcune sedi decentrate, un risparmio pari a circa 40.000 euro l’anno e premialità finanziarie che in dieci anni avrebbero portato nelle casse del neonato municipio oltre 3 milioni di euro, da investire in edilizia scolastica e riduzione delle tariffe.
Alla riunione della commissione, i rappresentanti del Comune di Penna hanno però comunicato che “dai contatti avuti con la popolazione” è stato “recepito il parere prevalentemente contrario al progetto di fusione e che, pertanto, per il Comune di Penna in Teverina non sussistono attualmente le condizioni minime necessarie per proseguire nel procedimento di fusione con il Comune di Giove”.
“Peccato”, commenta il sindaco Parca. “Le motivazioni? Credo siano soprattutto ideologiche. Probabilmente negli abitanti di Penna ha prevalso il timore di perdere la propria identità, di essere ‘inglobati’ dal comune più grande. Dimenticando però che si sta parlando di municipi da 1.900 (Giove) e 1.100 abitanti. Certo, ora il rischio è che il cambiamento che noi potevamo governare – conclude, immaginando la possibilità che ai piccoli comuni venga ‘imposta’ la fusione per via legislativa – adesso saremo costretti a subirlo”.