Gesenu, Comune verso smantellamento | Marconi, "vendere non darà vantaggi" - Tuttoggi.info

Gesenu, Comune verso smantellamento | Marconi, “vendere non darà vantaggi”

Alessia Chiriatti

Gesenu, Comune verso smantellamento | Marconi, “vendere non darà vantaggi”

Ridotti i debiti | Dalla Sicilia rientrati solo i due terzi dei crediti | Ma a gestire acqua e rifiuti arriva l'Auri
Sab, 24/10/2015 - 12:58

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Qual è il futuro di Gesenu a Perugia? L’amministrazione del Comune Perugia, insieme ai vertici della partecipata incaricata dello smaltimento dei rifiuti, si interroga in questi giorni sulla gestione dell’azienda, di cui Palazzo dei Priori detiene il 45%. Proprio il giorno dopo le nuove perquisizioni del Corpo Forestale presso la discarica di Pietramelina, dopo l’esplosione del terremoto che ha coinvolto Gesenu, sbarcano in Commissione bilancio ben quattro ordini del giorno, presentati dai consiglieri comunali Cristina Rosetti (M5S), da Emanuele Scarponi (Ncd) e da Diego Mencaroni e Alvaro Mirabassi (PD). Commissione che ha visto l’audizione del presidente di Gesenu Luca Marconi, dell’assessore al bilancio del Comune di Perugia, Cristiana Bertinelli, del dirigente comunale Rosi Bonci. Grande assente l’ad Silvio Gentile, dal quale consiglieri come Rosetti e Sorcini attendevano risposte, e che nella sua ultima apparizione in pubblico aveva ribadito alla stampa di “male non fare, paura non avere“. Assente anche il vice sindaco e assessore all’Ambiente, Urbano Barelli, impegnato nella prima seduta della costituenda Auri (l’Autorità Umbra per i Rifiuti e le Risorse idriche).

Al centro due questioni spinose: ossia la cessione delle quote pubbliche di Gesenu e la riforma dello statuto della stessa. Per Rosetti è necessario “ristrutturare” Gesenu, partendo dall’assetto societario e dalle disponibilità di bilancio della società. Al centro la possibilità, avanzata in Amministrazione, di vendere una parte delle quote della partecipata, con particolare riferimento a quelle “in perdita e comunque non utili al core business della società” o “soprattutto quelle internazionali, il cui operato potrebbe riverberarsi sul bilancio del Comune stesso“. Ma vendere quelle quote significherebbe esporre “il Comune a sicure ripercussioni e ne ridurrebbe il potere contrattuale“. E proprio per evitare che Palazzo dei Priori perda voce in capitolo, Scarponi avanza il suo ordine del giorno, ossia quello di cambiare lo statuto che regola il contratto tra Gesenu e Comune. Fatto al quale il presidente Marconi risponde immediatamente: “dopo 40 anni lo statuto risulta datato. E’ auspicabile, dunque, una rivisitazione dello stesso al fine di aggiornarlo ai tempi”. Da Gesenu poi c’è ferma convinzione che cedere le quote della partecipata sia un’ipotesi al momento discutibile, “perchè attualmente la cessione non determinerebbe vantaggi in capo al Comune. Solo una rivisitazione preliminare delle regole può consentire di valutare questa ed altre soluzioni”.

I crediti siciliani – Mencaroni, Miccioni e Mirabassi (PD) vogliono invece vederci chiaro sulla questione dei crediti siciliani riscossi da poco da Gesenu: “sono stati incassati – ha detto a riguardo Marconi – i due terzi della partita, pari a circa 40 milioni sui 52/53 complessivi. Per la parte restante è in atto un’azione davanti al Tar di Catania di cui si auspica l’esito positivo“. Si tratta comunque di somme che consentono oggi a Gesenu di far fronte a partite straordinarie, che l’azienda si porta dietro da decenni (si pensi alla questione egiziana). Il presidente Marconi ha comunque espresso qualche perplessità sul collegamento, fatto nell’odg del PD, tra incasso dei crediti e modifica del piano industriale, trattandosi di questioni che riguardano aspetti diversi. L’ipotesi più concreta, in realtà, è che tramite tali somme si possano rinegoziare la tariffe con i fornitori, con effetti benefici in termini di efficienza.

Azienda a bilancio – E’ stato poi snocciolato anche il bilancio relativo al 2014: 103 milioni di produzione (in linea con l’anno precedente), margine operativo in crescita ed oggi a 12,098 milioni; l’utile è di 1,3 milioni. Quanto alla situazione patrimoniale, attività e passività sono sostanzialmente equivalenti, mentre diminuiscono i debiti, da 87 a 77 milioni. Migliora la situazione finanziaria, con riduzione da 17 a 10 milioni. “Siamo fieri – ha precisato intervenendo l’assessore Bertinellidel lavoro che è stato svolto dai nostri rappresentanti in Gesenu, perché rivolto alla massima trasparenza soprattutto per ciò che concerne la redazione ed approvazione del bilancio di esercizio e la positiva conclusione della partita siciliana”. Per il resto l’assessore ha confermato che sull’impostazione generale il Comune di Perugia sta lavorando, tenuto conto delle indicazioni che provengono dal Governo nazionale, affinché vengano dismesse le partecipazioni societarie, e non solo per quanto riguarda Gesenu. In generale inoltre il costo del servizio è stato inserito un fondo per i crediti non esigibili pari a 3,3 milioni: “si tratta di un’operazione in linea con la giurisprudenza più recente, che consentirà di non far ricadere sulle casse del Comune i mancati introiti di Gesenu dovuti alle morosità”.

La vicenda Viterbo-ambiente – Rosetti ha poi fatto fatto riferimento alla vicenda della Socità Viterbo Ambiente: in base a quanto riportato dagli organi di stampa, poi riferito dalla stessa consigliera Rosetti, risulta che l’ex Amministratore Delegato Rosario Carlo Noto La Diega (1983-2013), attuale socio al 10% di Gesenu e consigliere della medesima società e presidente del cda di Viterbo Ambiente, sarebbe stato arrestato insieme ad altre nove persone, per presunti reati commessi nella gestione dei rifiuti da parte della Società Viterbo Ambiente – associazione temporanea di imprese nata dall’unione della Società Cosp Tecno Service e Gesenu S.p.A”. I reati contenstati e oggetto dell’inchiesta sarebbero frode in pubblica fornitura, falso, abuso d’ufficio e associazione a delinquere. Questione spinosa per il Comune di Perugia, in quanto, se le accuse trovassero fondamento nelle indagini, risulterebbe indirettamente coinvolto nella vicenda, con enorme danno per la partecipata, i cittadini e il Comune stesso.

Arriva l’Auri – A cambiare le carte in tavola, e a rendere tutto prematuro, è ora la costituzione dell’Auri, l’Autorità Umbra per i Rifiuti e le Risorse idriche, all’interno della quale prenderanno posto i sindaci e i rappresentanti dei Comuni della Regione Umbria. L’obiettivo della Regione Umbria è quello di semplificare la gestione di entrambi i servizi, unificando in un unico ente le partecipate dei singoli comuni e le 4 ATI (Ambiti territoriali integrati). Un procedimento che attende dal 2013, anno in cui fu emessa la legge, e che vede oggi la prima riunione dei rapprensentanti dei Comuni riunirsi, in prima convocazione, per l’elezione di tutti gli organi. Voci confermate anche da soggetti istituzionali, seppur non ancora ufficiali, vorrebbero a Presidente dell’Auri Cristian Betti, sindaco di Corciano. Nello specifico, l’intento della Regione Umbria “tiene conto anche dello spirito referendario di acqua come bene pubblico, e  va nella direzione della semplificazione e riorganizzazione, con l’intento di ridurre i costi di funzionamento a vantaggio del contenimento delle tariffe”.

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