Geopolitica della salute, la nuova frontiera in un seminario a Perugia/ Intervista a Giancarlo Elia Valori - Tuttoggi.info

Geopolitica della salute, la nuova frontiera in un seminario a Perugia/ Intervista a Giancarlo Elia Valori

Carlo Vantaggioli

Geopolitica della salute, la nuova frontiera in un seminario a Perugia/ Intervista a Giancarlo Elia Valori

Elia Valori " Big Pharma è un pericolo per i pazienti e un pericolo per il corretto funzionamento del mercato. Occorre dire la verità fin che si è in tempo"
Gio, 20/11/2014 - 12:04

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Lo scorso  28 ottobre presso l’Aula Magna dell’Università per stranieri di Perugia, è stato presentato l’ultimo libro di Giancarlo Elia Valori  “Geopolitica della salute: farmaci, sanità e popolazione nel mondo globalizzato”. Il Prof. Valori è ormai presente con frequenza in Umbria, regione che ha scelto per le anteprime di tutti i suoi recenti lavori. Geopolitica della Salute segue le due precedenti analisi fatte sul cibo e sull’acqua, elementi considerati ormai, con la salute appunto, strategici da un punto di vista geopolitico al pari del controllo delle riserve di petrolio mondiali. Giancarlo Elia Valori, ispirato anche dalla sua pluriennale esperienza internazionale e dagli stretti rapporti con i governi delle più importanti nazioni sullo scacchiere politico, in questa sua ultima fatica ha preso una posizione di netto giudizio sulla gestione della salute come fattore strategico mondiale, andando anche contro alcune consolidate realtà multinazionali che per vicissitudini, non tutte etiche, sono finite all’attenzione della stampa internazionale. Di tutti questi argomenti si parlerà in un incontro-seminario che si terrà all’Università di Perugia, Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, il prossimo venerdì 21 novembre alle ore 11.00 (Aula 8 della Scuola di Medicina e Chirurgia in Piazza Lucio Severi).

In anteprima, Tuttoggi.info ha potuto rivolgere alcune domande al Prof. Elia Valori proprio sugli argomenti in discussione al seminario di Perugia.

Prof, Valori, nel suo ultimo libro e nei suoi interventi successivi sull’argomento, inclusa la recente presentazione all’Università per Stranieri,  Lei non risparmia frecciate alle aziende farmaceutiche. Ci può dire il motivo di questa scelta e perchè ora?

Due case farmaceutiche importanti, una giapponese e l’altra USA, ma entrambe globalizzate, sono state condannate per aver immesso sul mercato un farmaco antidiabetico che procurava il cancro, venduti entrambi in Italia da anni. Nel 2012 la GlaxoSmithKline viene condannata a pagare un risarcimento di 3 miliardi di dollari per aver “favorito” illegalmente alcuni suoi farmaci nelle prescrizioni mediche. Chi studiasse questa questione, troverebbe una infinità di casi del genere. Tra medicine pericolose che “durano” decenni, cartelli tra aziende costituiti illegalmente, ricatti o mazzette ai medici o falsi “congressi” o sedicenti “consulenze”, Big Pharma è un pericolo per i pazienti e un pericolo per il corretto funzionamento del mercato. Occorre dire la verità fin che si è in tempo.

Ma se  la Salute Pubblica è in pericolo come si può salvarla? Dovremo passare dalla paventata “privatizzazione” di tante attività medicali?

La verità è che la “privatizzazione” c’è già, e si basa, paradossalmente, sulla ingenuità e la burocrazia ceca dei Servizi Sanitari Nazionali. E’ peraltro vero che, in molti Paesi in Via di Sviluppo, che oggi vengono indicati in altro modo, la sanità è già totalmente privatizzata. I poveri prendono quindi più malattie, oltre a quelle tipiche loro, si pensi alla presenza endemica e nuova del diabete in Cina e in India, o alle malattie “moderne” (da alcool e da fumo di tabacco) che fanno strage in America Latina e in Africa o, ancora, al disastro causato da mode alimentari teratogene in tanti Paesi “terzi”, grazie alle multinazionali del fast food. Ma, se la gente si ammala, può lavorare? Può badare ai figli e nutrirli? Può produrre ricchezza reale, e non chiacchiere finanziarie? E allora, dovremo ancora, o potremo, aiutare i Paesi poveri che si ammalano in massa? Non ci saranno risorse sufficienti, sicuramente.

Ci dica almeno una proposta allora, sia nel caso dei Paesi Terzi che in quelli Sviluppati, per risolvere questo impasse?
Propongo molte cose, tutte possibili, se lo si vuole: passare dalla medicina del farmaco alla grande prevenzione, che costa molto meno ed è più efficace di tante molecole assunte dopo che “i buoi sono scappati dalla stalla”. Poi, occorre utilizzare meglio tutte le nuove molecole che provengono, e anche Big Pharma ne sa qualcosa, dalla natura. Oggi le possibili molecole terapeutiche che si possono trovare nei soli cibi sono trentamila, le aziende farmaceutiche nascono tutte su prodotti della natura, dall’aspirina (il salice bianco) al chinino, il primo farmaco anticancro serio proviene dal Tasso del Pacifico, e oggi si dice che le molecole utili alla salute umana siano, in natura, pressoché infinite. Poi, la nutrizione: rendere quasi ovvia la dieta a maggior tasso di vegetali e frutta, utilizzare meglio il pesce, insomma: la medicina è, come diceva anche Ippocrate di Kos: Fa che sia il tuo cibo la medicina e la medicina il tuo cibo.

Professore ma dai suoi testi anche i medici sembrano non la soluzione ma il problema. Perché?

Il fatto è che l’industria farmaceutica, e qui i medici la seguono pedissequamente, inventa stati di “malattia” che tali non sono, in effetti. Abbiamo le terapizzazioni dei “problemi femminili” o, addirittura, della naturalissima menopausa, la costruzione di farmaci per questa o quella allergia, che casomai va studiata a parte, poiché non c’è niente di più soggettivo delle allergie, la sovraricettazione delle statine, che sono certo degli anticolesterolici, ma che hanno serie controindicazioni, la vera ossessione sulle aspirine che “fanno male allo stomaco”, ma solo in dosi, davvero, da cavallo e in stomaci già malati, si tratta, come sempre, di vendere un prodotto, e una gran parte dei medici, oggi si adatta a questo andazzo. Ridefinire problemi naturali facendoli diventare “sindromi”. Si pensi alla questione dell’attenzione scolastica da parte dei ragazzi. Una malattia del tutto inventata da Big Pharma. Curata spesso con un farmaco che è tra quelli catalogati “pericolosi” dall’OMS insieme alla cocaina e ad altre droghe psicotrope. Così, crescendo, i ragazzi si potranno adattare meglio all’altro business globale, quello delle droghe vere e proprie.

E’ chiaro che si parla di business dunque. Quanto vale oggi, secondo le sue valutazioni, il mercato globale della salute e quindi del farmaco?

Oltre 800 miliardi di dollari USA l’anno, una cifra da capogiro e che fa paura anche al business del petrolio e del gas. Per non parlare del mercato dei farmaci contraffatti, che vale 50 miliardi di Euro l’anno e copre circa il 7% di tutta la domanda di terapie farmacologiche nel mondo. Si tratta, è qui la nuova linea del business globale, di cronicizzare ogni malattia, vera o presunta, per rendere il cittadino e l’ammalato una sola ed unica figura. Diceva un grande amministratore di una società di Big Pharma: “il nostro biettivo è vendere le medicine ai sani”.

Allora cerchiamo di essere più precisi, quanti sono i farmaci inutili?

Pensiamo alle analisi per i dosaggi della vitamina D. Tagliare quelli davvero inutili ci farebbe risparmiare 20 milioni di Euro l’anno. Un solo prezzo di riferimento per le prassi di controllo autonomo della glicemia: altro risparmio di 132 milioni di Euro/anno. Recentemente i medici Depré e Even, francesi, hanno calcolato che il 50% dei farmaci in commercio è inutile, il 20% non è invece tollerato dal nostro organismo, e il 5% dei farmaci venduti è potenzialmente molto pericoloso. Alcuni farmaci sono ancora venduti in Italia, ma sono proibiti negli USA dal 1977, come la Novalgina, Basta con l’atteggiamento fideistico verso i farmaci. Le molecole funzionano solo se funziona tutto l’insieme della Buona Vita.E comunque siamo a 4 miliardi/anno di spesa per farmaci inutili, in Italia.

E’ sempre stata chiara la sua attenzione per l’educazione alimentare ed il cibo come fattore strategico. Se gran parte delle medicine sono inutili, con quale messaggio si può chiudere questa nostra chiacchierata?
I Farmaci sono alimenti e viceversa, lo abbiamo ricordato citando Ippocrate. Il tumore, dovunque esso si trovi, richiede una dieta ricca di vegetali, frutta, pane e cereali integrali, mentre per l’Alzheimer e le altre malattie sistemiche dell’apprendimento e della motilità (altro che sindromi da “bambino iperattivo”) si tratta di ridurre la tossicità di certe sostanze nei confronti del cervello, che reagisce modificando patologicamente il suo funzionamento. La malattia è un fatto darwiniano: un adattamento sbagliato ad un ambiente giusto, o un adattamento giusto ad un ambiente sbagliato. Ma, lo ripetiamo, per ogni miliardo speso in prevenzione se ne risparmiano tre in farmaci post-factum.

Riproduzione riservata

Foto Tuttoggi.info (conferenza del 28 ottobre presso Università per Stranieri- Perugia)

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