Garanzia giovani: l’odissea continua | A cura di ANCLSU UP - Tuttoggi.info

Garanzia giovani: l’odissea continua | A cura di ANCLSU UP

Sara Cipriani

Garanzia giovani: l’odissea continua | A cura di ANCLSU UP

Complessità burocratiche e oneri di tempo e tutoraggio disincentivano le
Gio, 16/07/2015 - 19:29

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Continua l’odissea della misura di incentivo garanzia giovani. Continuano le lungaggini e gli interventi delle istituzioni coinvolte che, invece di favorire l’ingresso dei giovani in azienda, compromettono l’efficacia di una buona misura prevista dall’Unione europea.

Non siamo solo bravi a complicare le nostre cose in modo da snaturare gli obiettivi che ci proponiamo, ma siamo bravi anche a complicare le cose buone che potremmo beneficiare dall’Europa. In particolare parlo della misura garanzia giovani del tirocinio, ottima opportunità per i ragazzi, i quali si possono fare una esperienza e mettersi in tasca qualche soldo senza oneri per le aziende. Adesso però ci dicono che durante il tirocinio l’imprenditore debba istruire il tirocinante, direttamente o tramite suoi incaricati, che seguano continuativamente il tirocinante. Dicono che il tirocinante non possa essere dedicato a svolgere attività lavorativa, ma gli dobbiamo impartire conoscenza. Dicono che la vigilanza e i numerosi passaggi previsti, anche se allungano i tempi (solo di qualche mese), evitano che il tirocinante sia effettivamente impiegato senza una guida. A prima vista indicazione di buon senso, ma a quale prezzo imporre una condizione del genere? Quanti imprenditori o imprese in un momento del genere, se non hanno bisogno di risorse, si possono permettere di dedicarsi a queste attività? Non so quale contezza abbiano della realtà coloro che promuovono questa impostazione. Io però con i miei clienti vivo delle esperienze che non si conciliano per niente con questa visione.

In primo luogo si trova un limite oggettivo per promuovere questa iniziativa nella difficoltà che la maggior parte delle imprese vivono oggi. Difficoltà di gravità tale da compromettere la stessa sopravvivenza delle loro imprese. Hanno a che fare con gravissime crisi di liquidità, fatturati in drastico calo, mercati da reinventare, e molto peggio. Figurarsi come si puà andare a proporre di inserire un giovane, con l’impegno però che qualcuno si dedichi a lui per istruirlo e seguirlo pedissequamente.

Su un piano tecnico giuridico, se è vero che il giovane va istruito e seguito perché non deve saper lavorare (altrimenti, ci dicono, il tirocinio non si può fare ma deve essere assunto), è altrettanto vero che l’assunzione alla fine sei mesi presuppone che, praticamente per qualsiasi mansione, si sia esaurito il tempo necessario per l’istruzione, tanto da prevedere apposite misure per la sua assunzione con contratto di lavoro subordinato. Ovvero, il giovane lo devi istruire (e se lo devi istruire evidentemente le cose deve non saperle già) e alla fine gli puoi aver insegnato quello che serve per assumerlo. Ci spieghino come si concilia questa tipologia contrattuale di istruzione semestrale omnivalente con l’unico contratto a contenuto formativo previsto dal nostro ordinamento, che è l’apprendistato e che ha durata fino a tre anni. Delle due l’una: o in 6 mesi posso imparare qualsiasi mansione, e allora la disciplina legale e le regolamentazioni contrattuali dell’apprendistato sono da rivedere in quanto prevedono un lunghissimo periodo formativo fino a tre anni (addirittura fino a 5 per alcune tipologie), oppure durante il tirocinio non vi è alcun obbligo formativo ed é solo una esperienza lavorativa, in cui il tirocinante vede il lavoro dell’azienda, vede l’organizzazione, lo sperimenta e si crea l’opportunità di un lavoro successivo.

Questa seconda ipotesi è tanto più vera se si considera che il tirocinio per definizione non è un rapporto di lavoro, ma una esperienza di lavoro appunto. E allora fate fare queste esperienze di lavoro ai giovani, non arenate queste risorse destinate a chi si deve fare un’esperienza, inventando presunte finalità o complessi obiettivi.

Perché se si riuscissero a istituire delle buone pratiche, veloci nelle determinazioni finali, senza inventarsi niente di più, magari qualche impresa, dopo aver fatto fare queste esperienze brevi a qualche giovani conntando sui finanziamenti europei, potrebbe anche pensare a proseguire il rapporto di tirocinante con un vero e proprio contratto di lavoro.

Articolo a cura di ANCLSU Perugia | Dott. Roberto Girolmoni CDL in Perugia

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