La comunità di Trevi è sconvolta: il furto sacrilego delle reliquie del Patrono Sant’Emiliano ha lasciato di stucco tutti i trevani, a prescindere dalla fede e dall’orientamento religioso. Ignoti hanno trafugato l’antica opera in argento contenente le reliquie del Santo e in particolar modo si tratterebbe di alcuni frammenti ossei, secondo la tradizione appartenenti al primo vescovo trevano. Un simbolo di valore inestimabile per i fedeli, che ogni anno viene portato in processione dai sacerdoti e dal vescovo, lungo le vie medievali del borgo, con centinaia di partecipanti al seguito.
Il furto è avvenuto a meno di un mese dalla festività, che cade il 28 gennaio. Stando alle prime ricostruzioni dell’accaduto, sul quale indaga la stazione dei Carabinieri di Trevi, il furto dovrebbe essere stato commesso nel pomeriggio della passata domenica. In serata infatti, il Duomo sarebbe rimasto ‘scoperto’ per la momentanea assenza dei sacerdoti e comunque liberamente accessibile. Il reliquiario argenteo era posizionato in un locale adiacente la sagrestia, è quindi facile supporre che i malintenzionati abbiano proceduto con una certa sicurezza, conoscendo già i locali e probabilmente i movimenti di chi frequenta la chiesa. Sono stati letteralmente divelti i catenacci a protezione del portale della stanza. Il primo a constatare l’episodio, in serata, è stato lo stesso parroco di Trevi, don Oreste Baraffa che ha sporto denuncia nei confronti di ignoti e avvertito direttamente la Curia vescovile. A seguire le indagini, come detto, i militari della stazione trevana con il coinvolgimento del Nucleo operativo dei Carabinieri specializzati, per l’appunto, nel recupero dei beni artistici.
L’operazione viene condotta a livello nazionale, valutando anche possibili ‘fughe all’estero’ dell’opera. Per ora non sembrano esserci delle piste privilegiate, dal furto su commissione sino all’estrema ipotesi di interessi di gruppi ‘esoterici’ ma quella più verosimile appare il furto di ladri ‘improvvisati’ non propriamente coscienti del valore reale del reliquiario. Su questo abbiamo sentito direttamente il sindaco di Trevi, Bernardino Sperandio, tra l’altro esperto restauratore di opere d’arte: “E’ un furto gravissimo, prima di tutto perché è stato trafugato un bene culturale che è simbolo stesso dell’identità e della storia della città di Trevi – dichiara il primo cittadino – e poi perché si tratta di un vero e proprio sfregio all’intera comunità cittadina, non soltanto a chi è religioso e devoto al Patrono Sant’Emiliano. Si tratta di una figura, al di là dei convincimenti personali e religiosi, che è simbolo di unione e di coesione dei trevani, come sempre è stato nel corso della nostra storia. Come esperto del settore – prosegue Sperandio – posso dire che il valore economico dell’opera non è particolarmente rilevante e comunque sono pezzi difficili da collocare sul mercato. E’ altissimo il valore simbolico del reliquiario e delle ossa in esso contenute, ma credo sia difficile pensare ad un furto su commissione – rileva – sarebbe un controsenso ottenere qualcosa che si ritiene sacro compiendo d’altra parte un sacrilegio. Probabilmente, anche se non è mio compito fare ipotesi e confido nella massima attenzione da parte delle competenti autorità – sottolinea il sindaco – chi ha compiuto il furto ha commesso un grosso errore di valutazione, non rendendosi nemmeno conto della grande ferita simbolica inferta alla città. Da parte nostra, come amministrazione comunale, seguiamo la vicenda con la massima attenzione e disponibilità”.