La Regione mostra i numeri della sanità: dal 2015 a oggi squilibrio strutturale | Riorganizzazione ospedaliera e prescrizioni appropriate per far tornare i conti
Fuga dei pazienti e spesa record per i farmaci: così gli ospedali umbri, da anni, sono tutti in perdita. E, con essi, l’intera sanità umbra, che dal 2015 ha chiuso sempre in rosso la gestione ordinaria. Con i bilanci certificati in parità solo grazie agli interventi straordinari: immissioni dal Fondo sanitarie e accantonamenti di attivi degli anni precedenti, quando le cure umbre erano attrattive.
La Regione Umbria, alla vigilia della chiusura di un bilancio difficile, quello del 2020 segnato dall’emergenza Covid, mostra con il direttore Massimo Braganti i risultati della ricognizione sui conti della sanità negli ultimi anni.
La Regione giustifica così il suo grido di allarme sui bilanci della sanità. E mostra i numeri che testimoniano la difficoltà della sanità umbra di essere strutturalmente in pareggio.
Lo squilibrio delle Aziende sanitarie
Rispetto alla gestione ordinaria, cioè alla differenza tra la spesa e la “produzione”, la Usl 1 nel 2017 era in rosso per 6,2 milioni, 9,2 mln nel 2018, 8 mln nel 2019.
Questa la gestione ordinaria nella Usl 2: 8 milioni di passivo nel 2017, 11,9 mln nel 2018, 19,3 mln nel 2019.
Nell’Azienda ospedaliera di Perugia lo squilibrio gestione è stato di 4,3 mln nel 2017, 9,8 mln nel 2018 e 11,3 mln nel 2019.
Nell’Azienda ospedaliera di Terni, dopo il sostanziale pareggio nel 2017, si è avuto uno squilibrio di 2,8 mln nel 2018 e di quasi 3 milioni nel 2019.
Uno squilibrio gestione che complessivamente è stato calcolato, dal 2017 al 2019, in circa 94 milioni di euro. Nel 2019, ultimo bilancio prima del Covid che ha costretto a rivedere tutti i conti della sanità, lo squilibrio gestionale era complessivamente di circa 41,5 milioni di euro.
Bilanci ripianati
Con cosa sono stati dunque riportati in pareggio i bilanci delle Aziende sanitarie e ospedaliere umbre? Con proventi e oneri straordinari: immissione dal Fondo sanitario (anche attraverso il payback farmaceutico) per circa 30 milioni e l’utilizzo, per altri 70 milioni, di accantonamenti fatti dalla sanità umbra quando era attrattiva.
Pazienti in fuga dall’Umbria
Perché uno dei fattori che ha portato tutti gli ospedali umbri ad essere in perdita nella gestione ordinaria è il calo dei pazienti, laddove fino al 2014 ci si veniva a curare in Umbria anche da altre regioni. Dal 2015 al 2019 questa inversione di flusso è costata circa 25 milioni alla sanità umbra.
Spesa farmaceutica record
E poi c’è la spesa farmaceutica, record in Umbria nell’ultimo anno. Anche a fronte di una riduzione del costo dei farmaci da parte delle case farmaceutiche, in Umbria sono aumentati gli acquisti. Facendo troppo poco ricorso ai farmaci generici, meno costosi.
Nel 2019, a fronte di un tetto di spesa del 6,89% per gli acquisti diretti dei farmaci fissato a livello nazionale, l’Umbria era al 10,51%, con uno scostamento assoluto rispetto alla soglia di quasi 42 milioni e mezzo di euro.
“Niente tagli ai servizi, solo agli sprechi”
“Una spesa farmaceutica senza controllo” accusa oggi l’assessore alla Sanità Luca Coletto. Che lamenta come “chi c’era prima” non abbia evidentemente controllato. Nell’appropriatezza delle prescrizioni, innanzi tutto. Perché questo, chiariscono da Palazzo Donini, non significa che da ora in poi l’Umbria limiterà le cure, precisa anche la governatrice Donatella Tesei: “Dobbiamo eliminare gli sprechi, non ci saranno tagli alle prestazioni“. Un efficientamento che potrà arrivare anche da una ulteriore centralizzazione degli acquisti.
Rimodulazione della rete e dei servizi ospedali
Il fatto che tutti gli ospedali umbri siano strutturalmente in deficit peserà anche nella definizione del nuovo Piano sanitario. L’obiettivo è sempre quello di ridurre duplicazioni e sprechi, senza far venir meno i servizi.
“Dobbiamo dare ai nostri professionisti la possibilità di esprimersi meglio” afferma Coletto. Per il quale la mobilità in uscita dei pazienti è un segno di come la sanità umbra vada ripensata. Anche per le cure oncologiche. Dove, evidenzia, in altre regioni “ci si cura senza far spendere così tanto ai contribuenti“.
Le incognite sul bilancio del 2020
Intanto c’è da risolvere la partita del bilancio 2020. Un problema per gran parte delle Regioni, non solo per l’Umbria. Tutte convocate dal Mef per il 5 luglio, nonostante i bilanci vadano intanto chiusi al 30 giugno. Bilanci che dunque saranno per ora una mera formalità burocratica.
In attesa di quantificare il rimborso della spesa aggiuntiva legata al Covid, che per l’Umbria è di circa 40 milioni. Poi ci sono altri 2 milioni circa da ripianare. Anche questo frutto, secondo la Regione, del disavanzo strutturale che l’Umbria si porta dietro almeno dal 2015.