Per il turismo umbro servono “unità di crisi”: una regionale per l’intero sistema turistico, e una per ogni singolo comune. Perché la situazione del settore è pesantissima, e dalla crisi o si esce lavorando insieme, pubblico e privato, in un confronto aperto e vero, senza sudditanze, o non si esce proprio.
E’ questo il messaggio e la richiesta concreta che Vincenzo Bianconi, presidente Federalberghi della provincia di Perugia, la più importante organizzazione del settore ricettivo aderente a Confcommercio, ha lanciato alle istituzioni in occasione dell’annuale Forum del Turismo, che si è svolto il 29 novembre a Perugia, e che in questa quarta edizione è stato dedicato al tema “Il Turismo per l’Umbria… l’Umbria per il Turismo”.
“La situazione di forte sofferenza del settore – ha detto Bianconi – obbliga pubblico e privato ad uscire fuori dalle logiche per cui per le amministrazioni le imprese sono soprattutto soggetti a cui spremere soldi con tasse e tariffe, e per le imprese le istituzioni sono responsabili di una cattiva gestione delle risorse pubbliche. Non ci può essere tassazione senza rappresentanza: le imprese del turismo non possono essere chiamate a contribuire senza poter dire la loro sulla destinazione delle risorse che provengono dalla loro attività, né possono continuare ad accettare palesi ingiustizie, quali quella della tassa sui rifiuti per la quale continuiamo a pagare il vuoto per pieno.
Il salto di qualità del confronto è imposto dall’emergenza: occorre analizzare le difficoltà, le priorità, le possibilità e le conseguenze di ogni scelta strategica. Ogni euro investito nel turismo ne genera 3 come ricaduta diretta e indiretta; specularmente, far chiudere 2-3 alberghi significa impoverire il territorio in termini economici e di lavoro, con ricadute negative su decine di famiglie ”.
Bianconi ha indicato anche alcune aree prioritarie sulle quali occorre intervenire: investimenti promozionali mirati e con risultati certi, perché le risorse sono scarse e non si può sbagliare, ricapitalizzazione dei confidi, per dare ossigeno nell’acceso al credito alle imprese in difficoltà; dilazioni di pagamento concordate con le amministrazioni locali per tasse e tariffe a favore di imprese in difficoltà; lotta seria alla concorrenza sleale e all’abusivismo, che fanno danni gravissime alle imprese in regola.
“In questo momento drammatico, con senso di responsabilità, e nonostante lo stato d’animo che ci affligge – ha aggiunto Bianconi – noi vogliamo lavorare per cercare le soluzioni, non per dare la caccia ai colpevoli”.
Alla costituzione di una unità di crisi sul turismo si è detto disponibile l’assessore al Turismo Fabrizio Bracco, intervenuto in rappresentanza della Regione, che ha anche ricordato l’impegno per assicurare fondi alla patrimonializzazione dei confidi, a cui dovrebbero. Una risorsa importante per il settore, di cui riconosce lo stato di forte difficoltà, secondo Bracco dovrebbe venire dal fondo nazionale di rotazione, la cui istituzione le Regioni hanno chiesto al Governo, che dovrebbe sostenere interventi tra l’altro per la riqualificazione delle strutture. Il potenziamento degli strumenti offerti da internet, il rapporto collaborativo con il sistema delle imprese, la riorganizzazione delle forme della promozione sono altre priorità sulle quali l’assessore ha rivendicato l’impegno della Regione.
“Il turismo va messo tra le priorità del bilancio regionale”, ha detto nel suo intervento il presidente regionale Federalberghi e della Camera di commercio Giorgio Mencaroni, che ha denunciato la mancanza di ere politiche di rilancio del settore a livello nazionale. Mencaroni ha poi fortemente stigmatizzato le ‘fughe in avanti’ di quei Comuni umbri che hanno deciso l’introduzione della tassa di soggiorno, e si è appellato all’assessore Bracco e alla presidente della Regione Marini perché – coerentemente all’orientamento contrario a questa imposta da essi espresso in passato – intervengano per dissuadere le amministrazioni locali da una scelta che penalizzerebbe ulteriormente il flusso turistico, creando tra l’altro una concorrenza “in casa” tra territori che adotteranno l’imposta e quelli che non lo faranno. “L’Umbria – ha suggerito Mencaroni – dovrebbe proporsi sul mercato come la regione che dà ‘semaforo verde ‘ ai turisti, perché li accoglie senza balzelli. Sarebbe un ottimo messaggio promozionale”.
10 ANNI DI TURISMO IN UMBRIA: PIU’ DOLORI CHE GIOIE
Un settore sostanzialmente immobile sul fronte della domanda turistica, a fronte di un offerta in forte crescita: è questa la fotografia dell’Umbria turistica del decennio 2002-2011, che in occasione del Forum ha illustrato il direttore Federalberghi Rolando Fioriti.
Se infatti nel 2002 gli arrivi erano pari a 2.020.000, per 5.911.000 di presenze, dieci anni dopo l’incremento è modestissimo: 2.219.000 di arrivi, per 6.127.000 presenze. E si tenga conto che, degli ultimi anni, il dato 2011 è il migliore. In compenso però, nello stesso periodo l’offerta ricettiva si è dilatata, non tanto nell’alberghiero – passato dalle 529 strutture del 2002 alle 574 del 2011 – quanto nell’extralberghiero, che ha più che raddoppiato le sue strutture, da 1.777 del 2002 alle 3.720 del 2011. La conseguenza è stata una drastica riduzione del tasso di occupazione media: – 7% nell’alberghiero, -6,7% nell’extralberghiero, – 7,9% a livello complessivo – e dunque della redditività. Questa situazione – è stato denunciato da Federalberghi – denota da un lato la scarsa incisività e rilevanza, nonostante i grandi proclami, delle azioni di promozione dell’Umbria, dall’altro l’errore strategico dei Comuni che non hanno voluto definire una corretta programmazione dello sviluppo del settore.
Anche dati che sembrano incoraggianti, visti in un’ottica di lungo periodo ridimensionano la loro portata. E’ il caso ad esempio del numero di turisti stranieri che a livello complessivo, rappresentano circa un terzo del totale di coloro che visitano l’Umbria. Nel 2011, rispetto al 2010, le cose sembrano incoraggiare all’ottimismo: + 11,45% negli arrivi (629.000 unità), e + 8,7% nelle presenze (2.129.972). Ma l’ottimismo crolla se si fa nuovamente il confronto su base decennale: nel 2002 gli arrivi di stranieri erano 600.144, le presenze 2.064.813; nel 2011 sono stati 629.516 gli arrivi, 2.129.972 le presenze.
“La nostra fetta di mercato – ha commentato il presidente provinciale Federalberghi Bianconi – negli ultimi dieci anni è rimasta praticamente immutata: il che, considerata la concorrenza sempre più agguerrita e il mercato sempre più competitivo, significa non essere rimasti fermi, ma retrocessi; significa che in un momento di crisi così grave non ci sono “riserve” e rendite di posizione alle quali attingere per superare l’emergenza”.
TURISMO RICCHEZZA PER IL TERRITORIO, PER QUESTO IMPOSTA DI SOGGIORNO INGIUSTA
Il turismo è una ricchezza per il territorio, perché solo un terzo della spesa sostenuta dai turisti è destinata ai servizi di alloggio, mentre la maggior parte di essa viene indirizzata verso altre attività economiche. Ma è una ricchezza anche perché dà lavoro, contribuisce al livello della qualità della vita per la quale l’Umbria un tempo era famosa, mentre ora ha perso – secondo la recentissima classifica del Sole 24 ore, posizioni su posizioni.
Per questo – ha ribadito il presidente provinciale Federalberghi – l’imposta di soggiorno è ingiusta: perché colpisce e chiama a contribuire solo una parte minoritaria della filiera imprenditoriale, mandano fuori mercato un intero sistema che è già “alla canna del gas”. “I Comuni che pensano di inserire questo ulteriore balzello – è la provocazione che ha lanciato – hanno calcolato le conseguenze economiche che anch’essi subirebbero per la chiusura di 3-4 alberghi o altre tipologie ricettive del proprio territorio, con il seguito di decine di dipendenti che perdono il lavoro? Noi siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà delle comunità locali, ma la soluzione a cui tanti Comuni pensano, ovvero della tassa di soggiorno, è peggiore del male”.
GLI ALTRI INTERVENTI
Al Forum del Turismo sono intervenuti anche Marco Malacrida, STR Global, che ha focalizzato l’attenzione sul grave problema della redditività delle imprese ricettive umbre, una delle più basse d’Italia; Federica Angelucci, Responsabile Marketing Best Western, che ha suggerito alcune azioni pratiche per rendere più competitive le strutture.