Gli agenti contagiati salgono invece a sei
Sei agenti di polizia penitenziaria e 69 detenuti nel carcere di Terni sono positivi al Covid. Il focolaio di Vocabolo Sabbione continua a preoccupare i sindacati di polizia che denunciano una situazione molto pesante.
Attesa per tamponi
In questi giorni sono attesi ulteriori esiti di tamponi somministrati a dipendenti e detenuti che potrebbero ulteriormente aggravare un quadro già decisamente compromesso.
Il Sappe
“La casa circondariale di Terni – sottolinea Donato Capece, segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria – da più di quindici giorni sta vivendo una situazione di gravissima criticità. La polizia penitenziaria ternana si è trovata a fronteggiare una delle più gravi emergenze sanitarie all’interno di un penitenziario italiano. Il Sappe aveva già segnalato e denunciato l’assenza di adeguate protezioni individuali, pur mantenendo – per senso di responsabilità – un basso profilo mediatico onde evitare rischi di strumentalizzazione da parte della popolazione detenuta, come successo drammaticamente nei mesi di marzo e aprile scorsi”.
Criticità tra il personale
“Il personale di polizia penitenziaria in servizio nelle sezioni dove sono ristretti i detenuti positivi al Covid, infatti –continua Capece – non è quasi mai dotato di idonei presidi sanitari, come schermi protettivi e camici monouso, nonostante non si abbia il tempo e la possibilità di lavare la tuta di servizio al termine del turno, avendone il personale, nella maggior parte dei casi, soltanto una in dotazione. Oltretutto, la disorganizzazione del servizio presso l’istituto ternano comporta che gli agenti impiegati nella sezione Covid vengano comandati anche in altri posti di servizio per i cambi, aumentando così la possibilità di contagiare altri colleghi presenti in quei reparti”.
“Servono rinforzi”
“E purtroppo, in una situazione del genere, questa organizzazione sindacale – conclude – ha dovuto registrare una risposta inadeguata da parte dell’autorità dirigente di Terni e l’assordante silenzio del provveditore regionale di Firenze. Chiediamo un urgentissimo intervento del dipartimento inteso ad accertare la sussistenza dei livelli minimi di sicurezza e salubrità e inviando, nell’immediato, un congruo numero di personale di rinforzo a Terni”.
Il Sarap
“Per quanto di nostra conoscenza – sottolinea Roberto Esposito, segretario nazionale del Sarap – da quando è iniziata questa pandemia all’interno dell’istituto di Terni non è che sia cambiato tanto, sia sul piano igienico-sanitario che su quello organizzativo, quindi non sappiamo se siano state adottate tutte le misure necessarie per contrastare, o tentare di ridurre al minimo tale contagio, tant’è che con una nota del 25 ottobre, il Sarap chiedeva di venire a conoscenza di tutte le disposizioni di servizio emanate a riguardo del contrasto al Covid19 da parte della reggenza dell’istituto di Sabbione, ad oggi risultata ancora inevasa”.
Il garante indipendente
“L’intervento dei garanti – così interviene Claudio Cipollini Macrí, garante indipendente del gruppo Detenuti Liberi – è stato tempestivo, ed hanno accertato lo stato di salute della popolazione detenuta umbra. Purtroppo, il contagio è inevitabile per la carenza di spazi di isolamento preventivo e la mancanza di distanziamento come previsto dai vari decreti legge”.
Indulto
“È necessario un intervento tempestivo ed immediato e non certo come dichiarato con il decreto legge Ristori che prevede la detenzione domiciliare per pene inferiori a 18 mesi. Potrebbero usufruirne un massimo di duemila detenuti – spiega Cipollini Macrì – Si tratta di una misura insufficiente che non servirà a prevenire e tutelare la salute come previsto dall’articolo 32 della nostra Costituzione, che dovrebbe tutelare la salute di ogni cittadino come principio cardine fondamentale per un Paese civile”.