Finis Mundi, a Perugia il capolavoro di Giancarlo Elia Valori / "Senza spirito non vi è comunità” / Ft - Tuttoggi.info

Finis Mundi, a Perugia il capolavoro di Giancarlo Elia Valori / “Senza spirito non vi è comunità” / Ft

Redazione

Finis Mundi, a Perugia il capolavoro di Giancarlo Elia Valori / “Senza spirito non vi è comunità” / Ft

Mar, 11/06/2013 - 16:19

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di Carlo Vantaggioli

In una famosa conferenza del 1919, ovvero 20 anni prima della seconda Guerra Mondiale, il filosofo ed umanista fondatore dell’Antroposofia, Rudolf Steiner, parlò diffusamente della prospettiva di un periodo futuro definito come “La guerra di tutti contro tutti”. Un periodo in cui l’umanità verrà abituata a distruzioni belliche che si presenteranno quasi ritmicamente nella storia umana, di cui l’inizio è stato appunto il primo conflitto mondiale. Un periodo di profonda autodistruzione dal quale si potrà uscire solo con il riconoscimento e la ripresa della pratica “dell’altruismo”. Questa citazione è premessa necessaria, ma non sufficiente, per capire molti dei temi trattati dal professore Giancarlo Elia Valori nel suo ultimo lavoro “Finis Mundi”, presentato ieri in anteprima a palazzo Donini, in un incontro gremito di pubblico. Presenti molte autorità: la presidente della Regione Catiuscia Marini, gli assessori regionali Silvano Rometti e Fabrizio Bracco, il generale dei carabinieri Antonio Pietro Marzo e diverse autorità delle istituzioni locali. L’incontro, promosso dal Giornale dell’Umbria, ha visto al tavolo dei relatori alcune delle figure di riferimento nella trattazione dei temi presenti nel lavoro di Elia Valori: il professor Gianni Tibaldi, autore della Introduzione, il presidente del Coreis (la Comunità religiosa islamica italiana) lo Shaykh ‘Abd Al Wahid Pallavicini, l'avvocato Giorgio Assumma, il professor Federico Pignatelli, nonchè il direttore responsabile del GdU Giuseppe Castellini che ha moderato i lavori.
Materia utile – Nel sottotitolo del lavoro di Elia Valori, si legge, “Le società dello spirito e il futuro della civiltà occidentale”. Volendo riprendere il senso della premessa di poco fa, è chiaro il senso e l’obiettivo del pensiero dell’autore: trovare l’essenza del mistero umano e della sua dignità esclusiva, in modo tale che quella che potrebbe essere considerata la fine (la guerra di tutti contro tutti) possa invece essere un nuovo inizio. Un messaggio altamente positivo e di grande respiro intellettuale, che passa attraverso la ricerca incessante del concetto di altruismo, proprio andando a cercare laddove il pensiero debole dell’occidente immagina di trovare solo contrasti e crisi di civiltà. Un tuffo in quella materia spirituale, trattata per lo più dalle religioni cosidette ufficiali, con la voglia di prendere quanto di buono ed utile c’è per il nuovo inizio, proprio al confine con il “Finis Mundi”.
Giancarlo Elia Valori, in questo, è ricercatore sopraffino, merito anche della sua lunga esperienza internazionale al servizio del Paese. Il suo cercare “materia prima” utile, sia nel pensiero islamico che in quello ebraico ad esempio, tende alla creazione di una sorta di laboratorio molto prossimo a quelli che l’iconografia medievale prima e rinascimentale poi, rappresentava fitti di alambicchi e storte, fumosi e pieni di testi sacri, disegni, colori e pennelli, ma dai quali usciva la Pietra Filosofale, il disvelamento del mistero umano. Un luogo nel quale l’energia di chi ha già “prodotto” viene messa al servizio della creazione di un nuovo mondo per farsi di nuovo “cosa” e per far si che l’uomo sia l’Universo e viceversa. Finis Mundi è una sapiente e importante riflessione sul concetto di Escatologia, ovvero la ricerca dei segni che ci indichino il destino ultimo dell’uomo. Ammesso che se ne possa intravedere uno all’orizzonte, Elia Valori ci invita a non considerarlo per quello che è, ossia la fine, ma a trovare in lui le ragioni della costruzione e della convivenza umana nel nuovo “inizio”. Una positività del pensiero che si sposa perfettamente con la figura dell’autore, i cui riconoscimenti internazionali rendono lustro anche alla sua spiccata italianità. Giancarlo Elia Valori nel 1993 è stato nominato da Mitterand Cavaliere della Legion d’Onore quale creatore del centro Ben Gurion di Pechino, motivo per cui iniziarono le relazioni Cina–Israele. Nel 2002 gli è stata poi conferita la nomina di Honorable de l’Academie des Sciences de l’Institut de France. E' anche Ambasciatore Unesco e nel 2011 il Conseil Mondial du Panafricanisme gli ha assegnato il suo principale riconoscimento, finora riservato a Capi di stato o funzionari internazionali come Nelson Mandela, Kofi Annan e Boutros Ghali. Presiede inoltre La Centrale (finanziaria partecipata fra gli altri da Generali, Allianz, BPop Emilia Romagna, Gruppo Amenduni), la delegazione italiana della Fondazione Abertis e dell'Advisory Board T-System Italia, e ricopre inoltre la carica di presidente onorario di Italintesa, del Gruppo GS, del “Premio Giornalistico Ischia Mediterraneo”, nonché dei colossi cinesi Huawei Italia e HNA Group. È inoltre detentore di importanti cattedre presso prestigiosi atenei di fama internazionale quali la Yeshiva University di New York; l'Hebrew University di Gerusalemme e la Peking University.

L'intervento dello Sceicco ‘Abd Al Wahid Pallavicini – Nel corso dell’incontro c’è stato anche spazio per alcuni interventi di grande ispirazione e riflessione sul lavoro di Elia Valori. Molto interessante il commento dello Shaykh ‘Abd Al Wahid Pallavicini. Il presidente del Coreis non è nuovo a Perugia. Chi scrive lo ricorda in un intervento al Teatro Pavone nel lontano 1996 nel corso di una premiazione, ed oggi come allora lo Shaykh ha parole chiare e profonde nella riflessione sul cosidetto dialogo tra mondo islamico e mondo occidentale cristiano. Pallavicini non indugia nella classica relazione in cui si sottolineano le positività della religione da lui professata, magari aggiungendo elementi rassicuranti a fugare le paure di un contrasto che genera i suoi frutti peggiori oggi, per motivi tutti esterni alla pratica religiosa. Anzi incoraggia la presenza della comunità islamica nel cuore dell’Occidente, una comunità che abbia il valore e la vitalità della dimensione contemplativa, ben presente nell’Islam, e praticata da tanti musulmani nel mondo. Pallavicini non vuole un dialogo, in questo sposando in pieno la teoria del laboratorio operoso di Elia Valori, ma piuttosto un “monologo”, in cui la realtà del Dio unico si esprime in tanti modi, ma con uno spirito solo. Proprio come dice nel suo libro Giancarlo Elia Valori “Senza spirito non vi è comunità umana…”.
E perché si capisca ancor meglio quanto questa riflessione sia interiorizzata sia nell’autore che nei suoi amici e colleghi al tavolo dei relatori, proprio nel suo intervento finale, Elia Valori, in un passaggio decisivo, affronta il tema dell’interesse crescente dell’occidente verso l’economia islamica, intesa come modello pratico.
La proposta choc – sostiene Elia Valori che è ormai accertata l’impossibilità di fondare una società del benessere solo sulle regole del mercato, escludendo quindi la possibilità di un inquadramento etico dell’economia stessa, la sua non “trascendenza” o prospettiva “metafisica”. Il professore cita quindi la regola islamica del divieto di interesse, e ricorda che “pecunia non paruit pecuniam” (il denaro non produce denaro).

“Chi presta il denaro – aggiunge Elia Valori – deve essere consapevole dell’utilizzo che ne viene fatto e partecipe dei risultati dell’impresa tanto negli utili che nelle eventuali perdite, in quanto ogni tipo di guadagno deve essere legato a una forma reale di lavoro e a rapporti di reciproca collaborazione e fiducia tra gli uomini”. Ecco perché il principio islamico del divieto di interesse e della mutua collaborazione, piuttosto che quello della libera concorrenza, potrebbe fungere da modello agli attuali fenomeni di speculazione anche sulla nefasta avventura della “delocalizzazione”.
Giancarlo Elia Valori, non difetta di coraggio e chiarezza quando ad una platea attentissima infine espone il seguente concetto: “sono convinto che in una prospettiva di sviluppo di lungo periodo, l’introduzione dell’islamic banking possa giocare un ruolo chiave per dare ossigeno alle nostre imprese, e quindi, di offrire la sistema-Italia la possibilità di penetrare più facilmente nei paesi arabo-musulmani rafforzando le eccellenze del Made in Italy. L’Italia può essere l’interlocutore ottimale nello sforzo dei paesi arabi di ampliamento della base produttiva, grazie alla nostra specializzazione in produzioni a bassa e media intensità di capitale ed alla flessibilità del sistema produttivo nazionale, favorita dall’elevata densità delle piccole e medie imprese. Un progetto che è più importante delle estenuanti dispute e discussioni sui rapporti tra Euro e Dollaro e tra i Paesi Europei tra loro.”
Chi pensava, tra il pubblico, di aver ascoltato quindi, fino a quel momento, una lunga e dotta esposizione filosofica sull’escatologia ha potuto comprendere con un esempio netto, chiaro e illuminante, cosa abbia voluto dire l'autore con il suo “Finis Mundi”, quando invita ad un nuovo inizio, partendo dalla fine.
Dopo gli applausi di tutti i presenti, inclusa naturalmente la presidente Marini che non si è persa un solo attimo delle relazioni in programma, il Professore si è concesso a foto ed interviste con una generosa partecipazione, inclusa una dedica per Tuttoggi.info che idealmente consegnamo ai lettori.

Il professore, particolarmente orgoglioso delle sue origini in quel di Sansepolcro, nella tradizionale dedica a inizio di pubblicazione, si rivolge alla madre scomparsa con queste parole, che da sole valgono l'intero lavoro scritto: “A mamma Emilia che mi ha insegnato a difendere i deboli contro coloro che sembrano forti”.

“Finis Mundi” è la decima pubblicazione di Giancarlo Elia Valori, edita a cura di Luca F. Garavaglia per la Casa Editrice Excelsior 1881 di Milano (prezzo di copertina € 24,50).

(ha collaborato Carlo Ceraso)

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