Costerà caro ai titolari di due ristoranti, uno nella zona di Todi ed uno in quella di Assisi, l’uso di lavoratori “in nero” scoperto dalla Guardia di finanza del comando provinciale di Perugia. Per loro, infatti, è scattata una maxi multa oltre alla sospensione dell’attività.
I controlli delle fiamme gialle delle due Tenenze locali, precedute da un capillare lavoro di intelligence e di controllo economico del territorio, hanno riguardato operatori del settore della ristorazione e dell’intrattenimento.
Nel primo controllo, operato presso una pizzeria nel territorio assisano, le giamme gialle della Tenenza di Assisi hanno individuato 7 lavoratori “in nero” addetti alle più svariate mansioni: dal pizzaiolo al lavapiatti, all’addetto alla sala. Nel secondo caso, sono stati i finanzieri della Tenenza di Todi a rilevare, all’interno di un ristorante con annessa sala ballo, situato nel comprensorio tuderte, altri 7 lavoratori “in nero”.
Per tutti e 14 i lavoratori, in gran maggioranza cittadini italiani, i datori di lavoro non avevano provveduto ad effettuare le prescritte comunicazioni di assunzione al competente Ispettorato Territoriale del Lavoro. Ai datori di lavoro sono state applicate le sanzioni amministrative per l’impiego di manodopera “in nero”, con l’applicazione della maxi multa prevista dall’attuale normativa in materia di lavoro.
Inoltre, le attività economiche sono state segnalate al locale Ispettorato Territoriale del Lavoro per l’applicazione della sospensione dell’attività imprenditoriale avendo rilevato, in entrambi i casi, un impiego di personale “in nero” in misura superiore al 20% del totale dei lavoratori presenti all’atto dell’intervento sul luogo di lavoro.
Il contrasto all’economia sommersa, nella duplice forma dell’evasione totale e dello sfruttamento della manodopera “irregolare” o “in nero”, costituisce una linea d’azione fondamentale nell’ambito delle funzioni di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, anche a tutela delle imprese che operano nel rispetto della legge e che sono danneggiate dalla concorrenza sleale di chi opera nell’illegalità.