Grazie alla sinergia con la filiera del Tabacco, si punta a far diventare l'Umbria la capitale mondiale del Luppolo, coltivato per oltre il 50% in biologico
È stato presentato questa mattina, giovedì 17 marzo, nella sede di Cia-Agricoltori Italiani dell’Umbria a Perugia, il bando che la Regione ha lanciato, con la Misura 14.2.1. del Psr, per lo sviluppo della Filiera del luppolo sul territorio regionale.
Un passo cruciale che arriva dopo 6 anni di studio scientifico che la Rete di Luppolo Made in Italy, capitanata da Stefano Fancelli, ha attuato in Umbria, in collaborazione con il Cerb – Centro di eccellenza di ricerca sulla Birra e con l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr, specializzato nel miglioramento genetico vegetale.
A fare gli onori di casa il numero uno di Cia Umbria, Matteo Bartolini. “La filiera del luppolo – ha detto Bartolini – è un’opportunità imprenditoriale e un’innovazione nel panorama regionale agricolo. Cia Umbria ci ha creduto fin dal primo progetto di ricerca realizzato per comprendere quali erano le cultivar migliori da impiantare. La nascente filiera non limita la progettualità alla parte produttiva, ma la collega alla trasformazione e ad un mercato di riferimento. Il luppolo, infatti, è una cultura labour intensive, con perfomance reddituali importanti. Se oggi gli imprenditori agricoli si interrogano su come sopravvivere, questa può essere una soluzione. Dalla coltura, poi, si potrebbe arrivare al prodotto finale: pensiamo allo sviluppo dei birrifici agricoli, – ha concluso Bartolini – oltre a quelli artigianali, che sono ancora una nicchia”.
“L’obiettivo maniacale della Regione Umbria – ha affermato Roberto Morroni, vice presidente Giunta regionale Umbria e assessore Agricoltura – è la crescita del territorio. Per l’agricoltura si stanno aprendo opportunità come mai prima. Dopo nocciolo, ulivo e tartufo, che prevedono in tutto 4.000 nuovi impianti con queste produzioni, abbiamo deciso di puntare a nuove coltivazioni ad alto valore aggiunto, come il luppolo. La prima condizione per cogliere le opportunità di sviluppo è l’aggregazione: oggi il mercato ci dice che dobbiamo investire in ricerca, avere professionalità e competenze per migliorarsi, oltre alla disponibilità finanziaria e alla capacità di investimento, anche per promozione e marketing. Per fare questo unirsi è la strada giusta da percorrere. Il luppolo può essere uno dei nuovi simboli delle produzioni di alta qualità della regione”.
LA SINERGIA CON IL TABACCO E IL PROGETTO LUPPOLO VALLEY BIO
Stefano Fancelli, presidente di Luppolo Made in Italy ha ripercorso le tappe di questo lungo progetto che oggi incontra un nuovo sostegno della Regione Umbria con il bando di filiera. “Il luppolo è una coltura complessa, una commodity ad alto valore aggiunto: 3 miliardi e mezzo di valore in pochi ettari al mondo. Riuscire a produrre luppolo di qualità – ha sottolineato Fancelli – significa conoscere i processi di trasformazione, la supply chain e il marketing.
La nostra rete di imprese ha la forza organizzativa, economica e imprenditoriale per centrare l’obiettivo. Non siamo partiti da una logica solitaria e individualista, ma abbiamo una grande riserva organizzativa grazie alla filiera del tabacco. In termini di capacità di essiccazione l’Umbria ha già una struttura operativa, pari alla più grande regione produttiva in Germania. Abbiamo la stessa capacità di essiccazione per numero di forni, perfettamente integrabili con la filiera del luppolo.
Stiamo quindi lavorando su una strategia di internazionalizzazione del luppolo italiano, con una visione industriale, competitiva e innovativa, sempre nel rispetto dell’ambiente. Abbiamo infatti lavorato – ha concluso Fancelli – sul luppolo biologico umbro con il ‘progetto Luppolo Valley Bio’, e la risposta dei produttori ci permette di dire che avremo più del 50% delle superfici del luppolo in Umbria in biologico, diventando così un punto di riferimento e un esempio di sostenibilità e competitività nel mondo”.
Fondamentale per lo sviluppo della filiera del luppolo, il know how del settore tabacchicolo. “Riteniamo che per rimanere in un mercato maturo, come quello del tabacco – ha detto Domenico Cardinali, presidente della Deltafina Srl, società di trasformazione del tabacco partner della Rete Luppolo Made in Italy – dobbiamo essere capaci di aggregarci e di trovare qualcosa che possa supportarlo. Il luppolo ha le caratteristiche necessarie per motivazioni tecniche. È un prodotto che, anche con l’ausilio delle nostre competenze e della nostra professionalità, ha la possibilità di diventare eccellenza mondiale. Se riusciamo a fare del luppolo ciò che abbiamo fatto con il tabacco, siamo certi di centrare gli obiettivi prefissati e fare la nostra parte nel grande progetto di filiera del luppolo”.
Per Giuseppe Perretti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali (DSA3) Unipg, che ha seguito l’aspetto produttivo delle varietà di luppolo coltivate in Umbria “ le prospettive sulla fattibilità tecnica che sembravano impossibili, oggi sono una realtà grazie alla sinergia delle imprese del tabacco, che ha reso il progetto realizzabile. Questa filiera potrebbe far sì che l’Umbria diventi la capitale del luppolo non solo per l’Italia, ma nel mondo”.
LUPPOLO MADE IN UMBRIA: QUALITÀ E QUANTITÀ
In Umbria sono ad oggi presenti 9 impianti disseminati in Alto Tevere, nella zona del Trasimeno e nella Valle Umbra. Nel corso del 2022 è previsto l’impianto di ulteriori 25 ettari di nuovi luppoleti, per arrivare all’obiettivo di 100 ettari in tre anni. Le varietà di luppolo coltivate in Umbria oggi sono la Cascade, la Chinook e la Cenetennial. “La coltivazione del Luppolo in Umbria – ha affermato Luca Stalteri, produttore di luppolo biologico e agronomo esperto – è garantita da uno studio di fattibilità durato 6 anni in cui abbiamo preso in considerazione sia il luppolo autoctono che cresce spontaneamente in Umbria, che le specie commerciali coltivate in tutto il mondo.
La conferma di presenza del luppolo autoctono, con ben 23 ecotipi, sul territorio umbro ci ha permesso di concentrarci sulla redditività, piuttosto che sulla coltivabilità nei nostri terreni. Siamo riusciti a dimostrare, con prove in campo in 11 aziende, che il luppolo umbro ha i numeri per garantire reddito. Le problematiche fitosanitarie sono superabili sia in biologico che in convenzionale, essendo il luppolo una specie molto rustica. Il bando di filiera – ha concluso Stalteri – dà un vantaggio concreto ai nostri coltivatori, che riusciranno a dimezzare i tempi di ammortamento tramite il contributo del Psr”.
IL BANDO PSR DA 1,5 MLN PER LA FILIERA DEL LUPPOLO
“Il bando regionale per la filiera del luppolo – ha spiegato Paolo Guelfi, dirigente Regione Umbria – prevede contributi pari a 1 milione di euro per interventi da parte di imprese agricole e di 500mila euro per interventi nel settore della trasformazione da parte di imprese agroindustriali. Le risorse sono finalizzate a sostenere progetti volti a favorire l’incremento della produzione, la concentrazione dell’offerta e lo sviluppo dell’attività di trasformazione, valorizzazione e commercializzazione.
È prevista in questi progetti la costituzione di partenariati tra imprese agricole che realizzeranno i nuovi impianti arborei e imprese che trasformeranno e commercializzeranno direttamente il prodotto delle imprese produttrici agricole, acquistando dalle imprese agricole e incaricandosi di tutte le fasi necessarie a far giungere il prodotto finale sul mercato.
Vengono finanziate il 40% delle spese sostenute dalle imprese agricole per la realizzazione di impianti specializzati per la coltivazione del luppolo e per impianti di irrigazione, maggiorata del 10% per i giovani agricoltori, e del 10% per investimenti ricadenti in vincoli naturali. Vengono finanziate, inoltre, le imprese che operano nella trasformazione e commercializzazione per attrezzature finalizzate al miglioramento della qualità e all’efficienza degli impianti, l’acquisizione di programmi informatici per il commercio elettronico, l’acquisizione della certificazione di tracciabilità del prodotto di filiera.
Nel bando – ha precisato il dirigente Guelfi – è presente un prezzario che definisce i costi delle singole operazioni, e che visto l’attuale aumento dei costi delle materie prime in tutti i settori, è oggetto di revisione. La scadenza del bando è il 30 giugno 2022”.