Una fiaccolata per non dimenticare Davide Piampiano, il giovane di 24 anni ucciso durante una battuta di caccia sul monte Subasio l’11 gennaio. Centinaia di persone hanno marciato domenica 19 febbraio sera da piazza San Rufino a piazza San Francesco, accompagnate dagli striscioni “Un leone, un guerriero un amico… nel campo come nella vita. Ciao Dax8!” e “Ciao Dax, rimarrai sempre nel cuore” con delle foto giganti di Davide e anche dei cartelli per chiedere giustizia; sulla piazza della Basilica inferiore, decine di fiaccole hanno formato il soprannome del giovane, appunto Dax.
Tante le candele e i palloncini bianchi in memoria del 24enne, con una sosta in piazza del Comune nel segno della musica di Irama e delle note di “Ovunque Sarai”. La fiaccolata è stata organizzata dai familiari di Davide Piampiano – con in testa la mamma Catia, il padre Antonello e la sorella Valeria, con la fidanzata del giovane, Michela, e gli amici – per non far calare il silenzio sulla vicenda e sottolineare – al di là di ogni valutazione giuridica – il comportamento di Piero Fabbri.
Il 56enne, inizialmente accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, è stato scarcerato e ha visto il reato riqualificato in omicidio colposo.
Nei giorni scorsi Fabbri ha partecipato anche ad un sopralluogo sul luogo della tragedia, ribadendo la sua versione dei fatti: avrebbe sparato a Davide perché era buio e sarebbe stato anche ingannato dall’abbaiare di un cane che gli avrebbe fatto credere che il giovane fosse altrove. Quanto al suo comportamento nell’immediatezza dei fatti (l’aver scaricato il fucile, ritardato i soccorsi), ma anche nei giorni successivi, quando ha continuato a mentire alla famiglia, l’uomo si è sempre giustificato dicendo che non aveva cuore di dire alla famiglia che a sparare era stato lui.
Una versione dei fatti che la famiglia – che nel frattempo ha irrobustito il pool legale con l’avvocato Francesco Maresca di Firenze – ha deciso nuovamente di contestare in una intervista al Tg3 regionale: “Un padre – le parole della mamma di Davide – non farebbe quello che ha fatto Fabbri: smetta di dire che per lui Davide era come un figlio, non solo per rispetto nei confronti della nostra famiglia ma di tutti i padri del mondo, perché nessun padre dopo una tragedia simile non farebbe l’impossibile per salvare un figlio”.