Cultura & Spettacolo

Festival Spoleto, il Jean Paul Gaultier Fashion Freak Show? Meglio di una psicoterapia di gruppo

Se siete nati negli anni’60  e avete un minimo di cognizione di cosa sia stata la creatività degli anni’80 in ogni settore dell’arte, della moda e della cultura in genere, farete bene a correre al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto per assistere al meraviglioso spettacolo “amarcord” messo in scena da Jean Paul Gaultier, il Fashion Freak Show, e che solo a Parigi, alle Folies Berger, ha tenuto più di 262 repliche.

Le 5 repliche spoletine  dello show sono le uniche date italiane predisposte da questa rutilante compagnia di  artisti guidati da Gaultier, che è anche regista dello spettacolo, e che è arrivata a Spoleto con 6 giganteschi tir di materiale scenotecnico, più di 50 bauli di attrezzeria e costumi e ben 80 tra attori-ballerini e personale tecnico di supporto. Una perfetta “freak-macchina da guerra” che senza timore di essere smentiti, ha messo in scena una efficacissima psicoterapia di gruppo.

Senza arrivare alla tecnica sofisticata del ricordo delle vite precedenti, il Jean Paul Gaultier Fashion Freak Show ha fatto rivivere a tutto il pubblico del teatro Nuovo, un pezzo di storia della loro vita attuale, magari rivisitata attraverso  l’esperienza diretta di un grande artista e creatore quale è JPG.

Il Fashion Freak Show

Nei giorni precedenti l’arrivo  della compagnia di Gaultier a Spoleto si è letto di tutto, sopratutto definizioni come “Esplosivo, scandaloso, eccessivo, eccentrico, provocatorio”, sempre pensate e scritte per tentare di dare una dimensione totale allo show e dimenticando che l’unica definizione valida è quella che lo stilista ha messo nel titolo dello spettacolo, ovvero freak show, dunque qualcosa che sta a metà tra un capriccio, un baraccone rutilante e un moto di ribellione. Ovvero la vera vita di Jean Paul Gaultier

Gaultier in realtà non ha intenzioni pedagogiche esplicite o recitative, non ha un testo a monte e non ha nemmeno niente di innovativo da mostrare, tutto  quello che gli resta da offrire è l’osceno, come lo definirebbe Carmelo Bene, ossia ciò che è fuori dalla scena. E fuori dal teatro c’è la vita, quella del piccolo Jean Paul nato nel 1952 che inizia a sperimentare le modificazioni corporali (i famosi seni conici) con l’orsetto Nana. Dunque se abbiamo un artista famoso lo dobbiamo a Nana, tanto per capirci e sicuramente anche alla nonna di Jean Paul, appassionata di corsetti e fedele custode del genio del giovane JPG.

Se questo è un punto di partenza iconico, tutto il resto vi lasciamo immaginare cosa possa essere stato.

Lo show è costruito in modo che ogni singola testimonianza sul racconto di vità di Jean Paul sia a sua volta resa al pubblico da un testimone della sua  moda, compagni di vita reali come la fantastica Rossy De Palma, attrice musa di Pedro Almodovar, che nello show interpreta in video il ruolo della maestra di Jean Paul, o personaggi ricostruiti dagli attori ma riconoscibilissimi. Citiamo la esilarante scenetta della telefonata di Anna Wintour, la temutissima redattrice di moda di Vouge, che chiama un  Karl Lagerfeld per l’occasione di colore e con l’accento dei bassifondi delle banlieu parigine, per chiedere conforto su cosa scrivere del ciclone Gaultier nella moda.

Una vendetta contro il sistema che fa sobbalzare sulla sedia per il divertimento.

Se il filo conduttore sono le tappe salienti della carriera di JPG, non può mancare la sua lunga relazione (durata 15 anni) con Francis Menuge, compagno di vita e di lavoro, scomparso nel 1990 a causa dell’Aids e ricordato nello show con un tocco struggente ed etereo, niente che non fosse solo amore tra due persone. Qualcosa che si può perdere se non si è responsabili e se, sopratutto oggi che i dati della diffusione dell’Aids tornano ad essere importanti, non ci si protegge: Protect yourself, compare più volte sugli schermi in scena.

Schermi, o meglio quinte girevoli, sulle quali si proiettano di continuo le immagini di quello che potrebbe essere un  video pop, sulla vita di JPG, tecnicamente straordinario e con un montaggio serrato dei vari momenti, interrotti solo da  riprese in diretta  di una  vera e propria troupe televisiva che si aggira per il teatro. Un continuo dietro e davanti alle quinte che cerca di trasmettere la tensione della prova regina per uno stilista, la sfilata di una nuova collezione.

A nostra memoria una simile macchina scenica, qualitativamente superba e ricchissima di dettagli, come le luci ad esempio, in Umbria si è vista solo nel 2011 con il memorabile concerto di Prince ad Umbria Jazz. Anche li, tir di materiali a profusione e uso spregiudicato degli effetti scenici e video (CLICCA QUI).

Ma dove il Fashion Freak Show colpisce duro è nella colonna sonora. Una playlist di una bellezza assoluta, che varrebbe la pena avere in disco solo per il gusto di capire di cosa si era capaci musicalmente negli anni’80 e di quanta eredità godono oggi gruppi o cantanti che magari le giovani generazioni credono “originali”.

Al Teatro Nuovo si è  potuto riascoltare tutto il meglio, immergendosi in una apnea lunghissima nel mare dei ricordi. Chic, Prince, David Bowie, Doors, Madonna, James Brown, Eurythmics, George Michael,  ma anche la sofisticata Guesch Patti, Lou Reed, Velvet Underground, Bronski Beat, Frankie Goes to Hollywood e molti altri ancora.

Musica senza la compagnia della quale sarebbe venuta meno anche l’ispirazione creativa di personaggi come JPG. Quando si finiva di lavorare c’era la notte dei locali come potevano essere lo Studio54 a New York o il Palace di Parigi. Una sorta di secondo tempo della vita ad alto tasso di creatività.

La compagnia del Freak Show, molto faschion

In scena al Teatro Nuovo una compagnia di  18  tra ballerini, ballerine, attori e cantanti, circensi. Una compagnia stellare, per bellezza, bravura e capacità empatica con il pubblico.

Solo per citare qualche nome di cui molto si è parlato nei giorni scorsi, in scena  la statuaria Anna Cleveland, figlia della top model icona degli anni’70-’80, Pat Cleveland, o la straordinaria attrice Anouk Viale. La voce graffiante e potente della androgina Demi Mondaine o il corpo flessuoso e scolpito con il bisturi di precisione di Lazaro Cuervo Costa che ogni volta che si avvicinava con falcate feline verso la platea, suscitava una ondata di gridolini tra il pubblico presente, senza distinzione di genere. Citiamo per ultima Lea Vlamos, di una incredibile antica bellezza, mesopotamica, interprete straordinaria di Vogueing, il famoso stile di danza che mima le  pose fotografiche delle modelle davanti all’obiettivo.

Ma senza fare torto a nessuno degli artisti indichiamo di seguito tutto il cast presente a Spoleto, tutti davvero bravissimi:

Maud’Amour, Anna Cleveland, Lazaro Cuervo Costa, Julie Demont, Mike Gautier, Nacer Marsad, Demi Mondaine, Mounia Nassangar, Anouk Viale, Lea Vlamos, Jean-Charles Zambo, Pierre-Antoine Brunet, Quentin Di Gregorio, Coline Siberchicot, Thea Carla Schott Nyholm Hansen, Ritchy Cobral, Scott Schneider, Melodie Maury.

Il finale a sorpresa

Si sapeva da giorni che per la prima dello spettacolo sarebbe stato presente a Spoleto anche Jean Paul Gaultier in persona, ma quando si ha a che fare con certi personaggi il condizionale è sempre d’obbligo. E invece ieri sera, 4 luglio, JPG  si è presentato sul palco  del Nuovo per i saluti finali con i ragazzi della compagnia da lui diretta. Festoso, gioioso, per nulla divo ed anche molto eccitato dalla reazione clamorosa di accoglienza del pubblico spoletino, Gaultier si è lasciato andare a diverse entrate ed uscite di scena , fuori dal copione  dei saluti finali.

Chiusura della serata poi,  con l’attribuzione del premio Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, consegnato a Gaultier dal Presidente, Sergio Zinni, alla presenza degli immancabili sindaco Umberto de Augustinis e direttore artistico Giorgio Ferrara, quest’ultimo palesemente gongolante per il successo stellare dello show.

Jean Paul Gaultier ha voluto  anche rivolgere qualche parola al pubblico in teatro ed ha ricordato come parte del suo successo iniziale si debba anche all’Italia e ad imprenditori italiani, quelli che negli anni’80 e per un piccola parte dei ’90 avevano ancora in mano una altissima capacità creativa e imprenditoriale nel settore della moda. Moda oggi purtroppo in mano solo a multinazionali del lusso che al meglio delle condizioni sanno “affittare” qualche stilista per disegnare una collezione. niente di più, niente di meno.

Nei saluti finali un Gaultier decisamente coinvolto oltre misura dalla serata festivaliera e dalla presenza in Italia ha anche ricordato che il suo “grande amore era di origine italiana”, ricevendo un caloroso applauso e lasciando in eredità a Spoleto gli effetti straordinariamente positivi di una grande freak-psicoterapia di gruppo. Da non perdere.

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Foto dei saluti finali e della premiazione: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)