Sfida al Covid19 in nome delle arti per mandare un messaggio di speranza.
E’ quella che si appresta a vivere il Festival dei Due Mondi, più precisamente la direzione artistica di Giorgio Ferrara che, di fronte al mandato ricevuto dal CdA della Fondazione di puntare tutto su una quattro giorni da tenersi a fine agosto, non si è tirato indietro.
Sfidare la sorte non è un problema per Ferrara che già lo scorso 22 marzo, in piena emergenza sanitaria, aveva presentato il cartellone di Spoleto63: un segnale di ottimismo che si è infranto con la dura realtà che ha convinto il tenace board a non cancellare l’edizione ma a spostarla di un paio di mesi, riducendone la portata a 4 soli giorni, contrariamente ai consolidati 16 giorni, dal 27 al 30 agosto.
E’ lo stesso maestro Ferrara a spiegare a Tuttoggi le idee su cui sta lavorando a spron battuto. Ha ancora una settimana di tempo per ridisegnare il mini cartellone da sottoporre alla Fondazione e all’autorevole Mibact per il parere finale.
Con un cartellone ampio come quello presentato giusto un mese fa, non sarà difficile selezionare un piccolo numero di spettacoli, ma gli ostacoli non mancano. Per Ferrara comunque, questa sarà la sua ‘ultima volta’ a Spoleto quale di direttore artistico, incarico che 1 settembre passerà nelle mani di Monique Veaute.
Maestro Ferrara che Festival sarà quello della 63ma edizione?
“Non vi aspettate una quattro giorni densa di manifestazioni e spettacoli” risponde Ferrara “parliamo di quattro spettacoli serali sui quali ho già messo al lavoro lo staff per cercare di chiudere tutti gli accordi. Ma stiamo parlando di ipotesi, sia chiaro”.
Per via dei decreti di sicurezza?
“Certo, non sappiamo nulla al momento e credo che neanche il prossimo Dpcm, a quanto è dato sapere, ci aiuterà nell’avere idee più chiare. Pensate solo che ad oggi non è previsto lo spostamento tra Regioni. Come farà il pubblico? Noi siamo pronti anche se le cose non dovessero migliorare”.
In che senso?
“Se dovesse rimanere il divieto di apertura al pubblico, le esibizioni potrebbero andare in diretta su un canale tv o in streaming così da offrire gli spettacoli ad una platea molto più ampia”
Prima e Concerto finale sono garantiti?
“Sì, manteniamo la tradizione”.
A quali luoghi ha pensato?
“Con i teatri out, ritengo che Piazza Duomo, luogo simbolo del Festival, sia ideale per presentare gli spettacoli. La sua ampiezza ci permetterà di garantire la distanza sociale sia del pubblico, sia di quanti saliranno sul palco. Certo qualcosa andrà riadattato”.
Cosa pensa della decisione del board di tentare ugualmente la messa in scena?
“Come un gesto di buona volontà, di speranza ed ho accettato volentieri di dare una mano perché ci tengo a Spoleto e al Festival”.
Dunque l’Opera (l’Orfeo di Monteverdi rivisitato da Luciano Berio) e il Concerto finale del maestro Conlon (5a e 7a Sinfonia con l’Orchestra giovanile italiana) sono confermati. E gli altri due spettacoli?
“Non posso confermare né anticipare nulla, non è cattiveria ma dobbiamo riagganciare la tela con tutte le compagnie, vedere la loro disponibilità per la nuova data, capire come riadattare gli spettacoli alla luce della distanza sociale. Non è semplice”.
Difficile fare previsioni al riguardo, certo, confermata l’opera e la musica classica ed escludendo di mettere in scena la danza, il Festival potrebbe rendere omaggio, nelle due serate centrali, all’arte del teatro.
E qui c’è solo da sbizzarrirsi a scorrere il programma originario: dall’accreditatissimo “Pupo di Zucchero” di Emma Dante, alle “Tre Sorelle” di Ceckhov per la regia di Rimas Tuminas, a “Maria Callas, lettres et mèmoires” con la partecipazione di Monica Bellucci, “La Sirenza” di Luca Zingaretti, “La mosca e l’angelo” con Massimiliano Civica che interpreta un suo testo in omaggio a Massimo Troisi, a “Home, I’m darling” di Laura Wade per la regia di Luchino Giordana ed Ester Tatangelo. Solo per citarne alcuni fra gli spettacoli presentati e la cui maggior parte non vedremo al Festival.
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