Quando tutto fa pensare che non ci sia più nulla da scoprire e che ci si avvii verso una soporosa routine artistica, basta un semplice colpo di genio e l’attenzione si riaccende come se nulla fosse accaduto negli ultimi 4 anni di kermesse festivaliera a Spoleto.
Ci ha pensato il frizzantissimo Saverio Verini, Direttore dei musei di Spoleto, in collaborazione con la direzione artistica del Festival a scegliere Chiara Camoni per la realizzazione del manifesto di Spoleto67, aggiungendo alla lista anche una mostra dell’artista da tenersi a Palazzo Collicola durante la manifestazione. “Burning Sister” il nome dell’opera, che ha un vago sentore arcimboldesco con utilizzo di materiali naturali, ma che soprattutto materializza una sorta di dualismo filosofico tra antropomorfismo e natura imperitura e circolare. Il Sindaco di Spoleto, Andrea Sisti, nonché Presidente della Fondazione Festival, ci andrebbe “a nozze” per la sua evidente sostenibilità.
A noi, che come è noto siamo i soliti buffoni con la penna in mano, Burning Sister fa venire in mente un altro tipo di dualismo, quello favolistico-noir a metà tra “‘U Bobbu” e “Lu Spantacchio”, entrambi assimilabili alla figura dello Spauracchio. Sebbene, a nostro gusto, propendiamo di più per “Lu Spantacchio” che fa meno paura, visto anche lo sguardo tenerone di Burning Sister. Sarà la cosa più cool di Spoleto67, ci scommettiamo la carriera.