“La Festa della Mamma è una ricorrenza importante per celebrare la figura della madre ed il suo ruolo sociale”, inizia così la storia di tante donne che i Precari Uniti CNR Umbria hanno voluto ricordare in un giorno simbolo in cui si celebra la maternità come “un diritto fondamentale, di certo non un dovere ma una scelta, e come tale, sinonimo di libertà. Libertà che spesso viene meno a causa del precariato”.
I portavoce dei Precari Uniti, Cristina Valeri e Daniele Chiappini, hanno riflettuto su come spesso la maternità per una donna ricercatrice precaria rappresenti “una battuta di arresto, una finestra temporale in cui conciliare e bilanciare vita privata e carriera diventa un gioco d’azzardo. Parliamo di un lavoro che pretende un impegno costante di studio e dedizione per il superamento di concorsi e continue prove”.
Donne e mamme precarie
“Mantenere la propria posizione lavorativa è una costante fatica per un precario, uno stillicidio che dura anni. Se parliamo poi di donne, la fatica raddoppia quando alla soglia dei 40 anni non si ha un contratto stabile e ci si trova di fronte ad un muro di concorsi ogni pochi mesi o al più una manciata di anni.
Una donna viene vista come una “minaccia” fatta di gravidanza, maternità e congedi. Nonostante ciò, rincorse dalla fatica di un precariato che divora i sogni e le speranze di tutti, con coraggio, alcune di noi hanno deciso di mettere al mondo un figlio”.
È la storia di tante mamme: Serena
“È la storia di Serena, laureata in Scienze politiche, Tecnologo CNR, dipendente a tempo indeterminato da 7 anni, dopo 12 anni di precariato, somma di contratti di 4, 6, 12 mesi. 12 anni di precariato durante i quali ha avuto il coraggio di diventare mamma di due bambini.” Donne che navigano o hanno navigato nell’incertezza, nella paura di aver scelto la strada sbagliata, sempre con la valigia pronta ad andare e con la tristezza nel cuore di abbandonare colleghi, amici, una professionalità acquisita, e tutta una vita costruita con grande speranza ed entusiasmo nel corso di anni, quelli durante i quali si fanno le scelte più importanti”.
Claudia
“È la storia di Claudia, laureata in Scienze Biologiche, un Dottorato di Ricerca e precaria al CNR dal 1999 al 2011, tra borse di studio, assegni di ricerca e contratti a progetto. È madre di due figli entrambi avuti negli anni di precariato. All’età di 37 anni ha poi vinto un concorso come ricercatrice CNR a tempo indeterminato. Come si può immaginare non è stato facile affrontare la maternità senza avere una posizione lavorativa stabile e nell’incertezza riguardo al futuro.” Durante il Precariato, tante hanno trovato il coraggio di diventare mamme, spesso perché, se avessero aspettato oltre, sarebbe stato troppo tardi. Parliamo spesso di Donne coperte da contratti senza tutele e garanzie, con la costante paura di non farcela, tante le notti insonni, soprattutto a ridosso della scadenza, faccia a faccia con la disoccupazione”.
Soraya
“È la storia di Soraya, laureata in Ingegneria Agraria, Ricercatrice CNR. Per cinque anni ha vissuto la precarietà come assegnista, con contratti rinnovati ogni pochi mesi. Giunta a un’età cruciale, si è trovata di fronte a un bivio: diventare madre, con la preoccupazione di non sapere come avrebbe potuto garantire la continuità professionale e crescere un bambino in una condizione di insicurezza, oppure rinunciare alla maternità. La stabilizzazione di suo marito, precario al CNR da oltre dieci anni, ha giocato un ruolo fondamentale in questa decisione. Poco dopo aver saputo di essere incinta, ha avuto l’opportunità di partecipare ai concorsi comma 2 e a quelli per giovani ricercatori. Così, nel 2020, all’età di 38 anni, è diventata mamma e ricercatrice a tempo indeterminato grazie al programma di stabilizzazione dei precari del CNR.”
Un problema sociale
“Nessuno cancellerà mai la sensazione di sentirsi dare dell’incosciente se alla soglia dei 40 anni decidi di diventare mamma senza una posizione stabile. Il problema, che sembra personale, è un enorme problema sociale, quello di un paese che ti toglie la speranza di un futuro e si toglie l’opportunità di una crescita demografica, che altro non è che il futuro stesso della nostra nazione. Queste donne sperano che le loro storie possano essere un faro di speranza per molte giovani ricercatrici che vivono e soffrono la precarietà. Queste Donne dimostrano che tenacia e dedizione devono potersi incontrare con le
opportunità, perché da sole non bastano.
Solo insieme, tenacia, dedizione ed opportunità hanno il potere di trasformare un percorso incerto in una realtà solida, dove la passione per la ricerca e la pienezza della vita familiare possono coesistere in armonia”.