Rivedere la norma che chiama i cacciatori a rispondere dei danni all’agricoltura provocati dai cinghiali. La “questione cinghiali” è centrale per la sezione comunale di Federcaccia Perugia, che ad un anno dall’insediamento del nuovo Direttivo fa un bilancio dell’attività svolta.
Le iniziative dell’ultimo anno
Negli ultimi dodici mesi molte sono state le iniziative della sezione comunale, sia ludiche sia tecniche. Partendo dai vari eventi sociali, quali la grande festa di Ponte San Giovanni o il brindisi di Sant’Uberto, fino a toccare aspetti specifici dell’ars venandi, come il corso per l’abilitazione per il monitoraggio di beccacce – con il professor Pennacchini – oppure il contributo alla ricerca sulla migrazione del colombaccio. La nuova sezione comunale si è impegnata sin da subito per la difesa e la tutela di tutti i propri associati in qualunque sede, istituzionale e giudiziaria, con azioni molto importanti che ci hanno visto vittoriosi.
La caccia stanziale
Sotto l’aspetto della gestione della stanziale, la sezione ha promosso e realizzato Ambiti di rispetto temporaneo per la salvaguardia e l’incremento della selvaggina nobile. Azione, questa, accompagnata da un poderoso ripopolamento di lepri e fagiani – questi ultimi di nuova tipologia – che sta dando ottimi risultati.
Il ripopolamento, poi, sarà completato con le immissioni estive.
Formazione
Riguardo la formazione il programma formativo predisposto è molto ricco: contiamo di realizzarlo non appena le norme sul distanziamento sociale lo consentiranno.
Nel frattempo, prosegue la tutela quotidiana di tutti i cacciatori, a cominciare dalla richiesta di modifica della legge regionale vigente, per una minore tassazione degli appassionati.
La “questione cinghiale”
E ancora: la massiccia azione di contrasto alle specie opportuniste ha prodotto, soltanto nel mese di gennaio, l’abbattimento di oltre 150 cinghiali nelle zone di ripopolamento e cattura del Perugino, con proporzionale beneficio per tutte le altre specie selvatiche, cacciabili e non. Dal punto di vista cinofilo, poi, la sezione aveva redatto un piano di gare su cinghiale, lepre e selvaggina da penna, purtroppo bloccato dal Coronavirus.
Caccia al cinghiale da novembre, Federcaccia critica
il nuovo Calendario venatorio 2020/21
Per Federcaccia Perugia la “questione cinghiale” merita un capitolo a parte: “La nostra sezione comunale, visto il regolamento regionale sui danni alle colture, si pone il problema della tutela economica dei propri iscritti cinghialisti, anche in considerazione della difficile situazione economica a seguito della pandemia. Riteniamo impensabile che i cacciatori – molti dei quali sono pensionati mentre, fra i giovani, non mancano i disoccupati – debbano essere chiamati in causa per il risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica, come previsto dall’attuale regolamento regionale. Il cinghialista, oltre a sostenere le normali spese per la licenza e il funzionamento della propria squadra, rende un servizio alla collettività in quanto a prevenzione di danni alle colture, riduzione di incidenti stradali, difesa degli ecosistemi locali e della biodiversità, visto che il cinghiale si adatta a qualsiasi territorio soverchiando le altre specie fino a causarne la progressiva scomparsa“.
Aumento quote Atc, Federcaccia
“Noi voteremo contro”
Secondo questa sezione comunale di Federcaccia Perugia occorre una soluzione condivisa, frutto di analisi razionale e unità d’intenti tra istituzione e cacciatore, volta a limitare l’impatto della specie sulle produzioni agricole. Lo scopo deve essere limitare al minimo i risarcimenti, intervenendo prima che si verifichino i danni.
La legge nazionale 157/92 – viene ricordato – pone limitazioni all’attività venatoria, impedendo alle squadre di esercitare un completo contenimento del selvatico: non si comprende, pertanto, perché debbano rispondere di eventuali danni causati dalla specie. Per questa ragione la sezione comunale di Federcaccia Perugia ritiene necessario rivedere la legge regionale 17/09, almeno nella parte riguardante la copertura dei danni causati dalla fauna selvatica, eliminando la possibilità di richiederne una quota ai cinghialisti, come previsto anche dalle legge nazionale 157/92 all’articolo 26, nel quale si prevede un apposito fondo regionale per la copertura dei danni arrecati alle produzioni agricole.