La cassa terminerà il 31 dicembre 2023, la produzione è ferma da luglio 2022 | Cgil e Femca Cisl chiedono di intervenire con politiche energetiche e di controllo tariffe metano e luce "Intero settore ceramico a rischio"
“È urgente un intervento a sostegno delle piccole e medie industrie energivore dell’Umbria, in particolare del settore della ceramica, se non si vogliono mettere a rischio centinaia e centinaia di posti di lavoro”.
A lanciare l’allarme sono i sindacati Filctem Cgil Perugia e Femca Cisl Umbria, che sottolineano come le istituzioni a tutti i livelli, ma il Governo in primis, “dovrebbero fare quello che non stanno facendo“, ovvero intervenire con politiche energetiche e di controllo tariffe di metano e luce, che stanno impattando in maniera drammatica sul tessuto industriale ceramico, mettendo sul lastrico tantissimi
lavoratori.
Il caso più emblematico, secondo i sindacati, è quello di Gualdo Tadino, dove la ceramica in passato è stata motore economico trainante, dove esisteva la Tagina SpA (oggi Saxa Gres) che dava lavoro a più di 400 maestranze e che ancora oggi, dopo numerose ristrutturazioni, occupa circa 110 lavoratori, per i quali è ormai prossima la scadenza della cassa integrazione straordinaria.
“La cassa terminerà il 31 dicembre 2023, salvo proroghe decise in sede ministeriale, auspicabili ma non certe – affermano Filctem Cgil e Femca Cisl – La produzione è ferma dal luglio 2022 e da quel giorno tutto il personale percepisce l’ammortizzatore sociale a zero ore. Sicuramente tra i vari fattori che hanno portato alla crisi aziendale, possiamo puntare il dito su due aspetti fondamentali: la crisi internazionale, che ha generato costi energetici impazziti e poi, in un contesto già difficile, alcune lacune della proprietà, che stanno dando il colpo di grazia a quella che era una delle aziende di riferimento per il settore ceramico”.
A fronte delle reiterate rassicurazioni da parte della direzione Saxa su “soggetti interessati all’acquisto” che avrebbero potuto garantire continuità produttiva, ad oggi, per i sindacati, l’unica cosa certa è che ufficialmente non si è presentato nessuno e non si è mai giunti ad alcuna vendita.
“Le speranze da noi riposte nella risoluzione di questa vertenza sono state completamente disattese – concludono i sindacati – Intanto i lavoratori sono ancora a casa, con gli stipendi decisamente ridotti e con il rischio che, alla fine dell’anno, anche questa minima fonte di sostentamento venga meno. In conclusione, dal nostro punto di vista, risulta fondamentale portare questa vertenza al tavolo ministeriale come già richiesto, per cui chiediamo anche alle Istituzioni regionali di sollecitare al più presto la composizione del tavolo in maniera urgente e non rinviabile”.