Dopo oltre due anni d'indagini – coordinate e dirette dal dottor Chicchella, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Perugia – militari appartenenti al Gruppo Tutela Finanza Pubblica del Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Perugia hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare e varie perquisizioni nei confronti di un ex-imprenditore, legale rappresentante di diverse società operanti nel settore agro-alimentare.
L'indagine verte su un'iniziativa imprenditoriale che sul finire degli anni ‘90 prevedeva lo sviluppo di una nuova filiera per la raccolta, il trattamento ed il confezionamento, altamente automatizzati, di prodotti ortofrutticoli. A tal fine, il relativo business plan prevedeva la realizzazione di immobili, capannoni, serre e impianti per un investimento complessivo di circa 3 milioni di euro, di cui un terzo finanziato a fondo perduto con contributi erogati dai bilanci nazionale e comunitario (Legge 488/92 e F.E.O.G.A.).
Attraverso l'acquisto di quote societarie pari al 49% del capitale sociale e corrispondenti a 380mila euro circa, nell'iniziativa entravano anche le società “Capitale e Sviluppo S.p.A.” e “Sviluppumbria S.p.A.”, entrambe riconducibili alla Regione Umbria ed a vari Istituti di Credito. Questi stessi istituti finanzieranno nel tempo l'iniziativa con mutui per circa 1,5 milioni di euro, garantiti al 50% dalla finanziaria “GEPAFIN S.p.A.”, a prevalente capitale pubblico.
Le complesse indagini sviluppate dalla Guardia di Finanza hanno però evidenziato un articolato meccanismo fraudolento ed una serie di gravi irregolarità gestionali e societarie, per cui i finanziamenti sarebbero stati richiesti in modo illecito e – laddove ottenuti – destinati ad usi diversi da quelli prescritti.
Nella realtà, infatti, l'imprenditore risulta aver simulato la propria partecipazione all'iniziativa e all'avvio delle attività previste nel business plan. Avvalendosi di diverse società, il medesimo ha rendicontato investimenti in realtà mai avvenuti, ovvero conferito beni altrui e “gonfiati” nel valore attraverso il ricorso a false fatturazioni e perizie “di parte”, sostanzialmente inattendibili.
I capitali ottenuti attraverso il finanziamento pubblico ed i mutui sono stati vorticosamente movimentati attraverso i numerosi conti correnti personali e delle società a lui riconducibili – direttamente o indirettamente – giustificando il loro impiego con pagamenti di fatture per operazioni inesistenti, erogazioni di “anticipi” per forniture mai avvenute e regolamenti di servizi e cessioni “infragruppo” coperti da fatture false.
Nel complesso, tra apporti simulati e impieghi fittizi, l'arrestato ha movimentato circa 4 milioni di euro.
In queste condizioni la varie società sono già fallite o sono attualmente sottoposte a procedura fallimentare.
All'arrestato sono contestati in via principale i reati di bancarotta fraudolenta (artt. 216, 219 e 223 della Legge fallimentare) e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640 bis Codice Penale). Sono altresì indagate altre due persone che hanno contribuito alla simulazione dei vari atti gestionali.
Le indagini sono ancora in corso al fine di ricostruire completamente i flussi finanziari e di verificare l'eventuale sussistenza di responsabilità in capo ad altre persone.