Cede cocaina ma non viene pagata e, alla promessa di inviare ‘amici albanesi’ per far eseguire il pagamento, una 30enne è stata prima indagata, poi costretta agli arresti domiciliari per nove mesi e poi condannata a due anni, con rito abbreviato, dal tribunale di Spoleto, per il reato di estorsione.
La donna è difesa dall’avvocato di Foligno Barbara Di Nicola che ha proposto appello avanti alla Corte d’appello di Perugia che, con sentenza del 7 giugno 2022, ha assolto l’imputata perché il fatto non sussiste.
Per l’avvocato Di Nicola c’era carenza di riscontri probatori. La cessione di droga era avvenuta e – come ha ribadito la difesa – la donna aveva diritto ad essere pagata, “non profilandosi un ingiusto profitto con altrui danno, che è l’elemento richiesto per l’estorsione“. Quanto alla questione della ‘minaccia’, l’altro elemento che dovrebbe essere costitutivo per parlare di di estorsione, si sarebbe concretizzata con l’affermazione ‘ti mando gli albanesi’. La difesa ha però sostenuto che ritenere tale espressione una minaccia costituisce un pregiudizio e non un giudizio, poiché, sostiene la difesa, non sarebbe considerata tale un’espressione del tipo “ti mando i danesi o gli svizzeri…“.
La cliente chiederà ora il risarcimento per ingiusta detenzione.